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PROVINCIA Monteleone di Spoleto

Biga d'oro, il Comune tenta di riaprire la procedura giudiziaria internazionale per ottenerne la restituzione

Il carro d'oro protagonista del documentario “L’anello di Grace” di Dario Prosperini

Torna alla ribalta della cronaca la “Biga” di Monteleone di Spoleto grazie al regista e giornalista romano, di origini umbre (nonno di Monteleone di Spoleto e nonna di Ruscio), Dario Prosperini che Sabato 24 settembre alle ore 21, nella sala della Fortuna del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma), presenterà, in anteprima mondiale, il documentario “L’anello di Grace”. In occasione dei 120 anni dal ritrovamento della Biga vengono ripercorse le tappe di una delle vicende più drammatiche e discusse della storia della tutela archeologica nel nostro paese, ricca di misteri, omissioni e colpi di scena. Parteciperà alla presentazione anche la sindaca di Monteleone di Spoleto.

L’evento è stato organizzato nell’ambito della seconda edizione della manifestazione “Festa etrusca! La Storia si racconta” che animerà la due giorni delle Giornate Europee del Patrimonio. La proiezione sarà introdotta e moderata dalla giornalista Silvia Lambertucci (ANSA), con interventi del Direttore del Museo Valentino Nizzo e di alcuni dei protagonisti del documentario. “L’anello di Grace” ricostruisce con testimonianze inedite e di prima mano le vicende di un trafugamento senza precedenti nella storia del nostro paese: quello della Biga Etrusca di Monteleone di Spoleto, considerata una delle opere più importanti del Metropolitan Museum of Art di New York. Tante saranno le sorprese contenute nel documentario che rivelerà la catena di connivenze anche illustri e insospettabili che, dopo una trattativa durata mesi, consentirono l’esportazione illecita negli Stati Uniti di uno dei monumenti dell’arte etrusca, prodotto a Vulci nel VI secolo a.C. È così emerso un nuovo quadro indiziario che ha convinto il Comune di Monteleone a tentare di riaprire la procedura giudiziaria internazionale per ottenerne la restituzione.

Tra i protagonisti delle vicende narrate nella pellicola figurano Guglielmo Berattino, storico e scrittore di Ivrea, incappato in un segreto inconfessabile nascosto in un vecchio faldone e Grace Filder, un’affascinante e avventurosa contessa inglese il cui anello dai poteri magici ci ha condotto laddove la vita e la morte continuano a parlarsi, rivelando forse un’ulteriore e del tutto inaspettata pagina della storia millenaria del “capitano” che portò con sé nella sua ultima dimora, nascosta tra le cime più selvagge dell’Umbria, lo splendido carro etrusco.

Al confine tra un noir e una spy story, la vicenda costituisce uno degli episodi più emblematici delle gravissime ferite inferte al patrimonio culturale italiano, ancor più significativa se si considera che la scoperta ebbe luogo a pochi mesi dall’approvazione della prima legge di tutela *del nostro paese, fortemente caldeggiata dal fondatore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Felice Barnabei, uno dei pochi che all’epoca si impegnò attivamente per la restituzione del carro.

Il “Golden Chariot”, com’è soprannominato oltreoceano, è un reperto di valore inestimabile, sia per la conservazione che per la fattura: sui tre pannelli che lo compongono sono raffigurate le gesta dell’eroe omerico Achille. Il carro, decorato a sbalzo con intarsi in avorio, oltre alla qualità artistica, dimostra la capacità degli Etruschi di padroneggiare il linguaggio simbolico, figurativo e tecnico dei Greci.

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