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Regionali, in Umbria va di moda il civico (non purissimo): autonomisti cambia-tutto, future liste del presidente e riequilibriatori

Tre nuove sigle, con ambizioni uguali ma obiettivi differenti, aprono le danze in vista delle regionali di autunno. Civici, territori e cittadini: sono le tre parole chiave. Ma portavoci, ispiratori e firmatari di documenti hanno una storia politica ben definita... e sanno dove vogliono andare

Vanno di moda - chissà se anche nelle urne - in vista delle regionali di autunno i movimenti civici su base regionale. I due nomi nuovi, quelli più significativi, sono l'Umbria dei territori e l'Umbria dei cittadini. Ma di civico al cento per cento ovviamente non c'è nessuno, almeno tra gli organizzatori, i portavoce e i firmatari. Se prendete il cartello civico di Umbria dei Cittadini il nome nuovo è quello di Andrea Fora, presidente confcooperative. Ma il suo manifesto - siglato da 200 persone - ci sono molti ex politici (di centro e di sinistra), molti ex amministratori (Cernicchi, Pesaresi), influencer (o presunti tali) di fatto ne svelano l'anima di centro-sinistra.  Insomma un candidato presidente di una futura coalizione politica con già pronta una lista civica. Obiettivo è battere il centrodestra cercando di svecchiare il campo e permettere al Partito Democratico di avere degli alleati affidabili e presentabili. 

Più civico-autonomista invece il progetto di Umbria dei Territori - il nuovo portavoce è Floriano Pizzichini, ex socialista, ex Pdl e poi civico che si è candidato contro il sindaco Ruggiano a Todi - che almeno sulla carta non strizza l'occhio verso nessun dei tre principali protagonisti (5Stelle, Pd e civici, Lega più Forza Italia, Fratelli d'Italia e lista civica). Almeno nelle prime intenzioni. Anzi critica apertamente il centrosinistra e il centrodestra regionale. 

"Non basta cambiare il colore politico - si evince nella nota che ufficializza Pizzichini portavoce -  di chi governa, se non si ha la capacità di ripensare strutturalmente il sistema politico- istituzionale. È evidente la responsabilità di chi ha governato, ma anche di chi, in questi anni, avrebbe dovuto dar vita ad un'opposizione forte, concreta e realmente alternativa. Ad oggi non vediamo proposte volte al cambiamento, ma esclusivamente battaglie di posizionamento, fatte per lo più di personalismi, che hanno riflessi interni ai partiti e alle coalizioni, senza prospettive utili per la comunità regionale". 

A settembre daranno vita ad una costituente per radicarsi sul territorio e da dove uscità un programma per l'Umbria e il profilo di un candidato presidente della Regione. Si parla di discontinuità e di cambio di rotta non è escluso perà che all'ultimo il movimento civico possa anche allearsi con qualche candidato presidente che sia garante di una rottura del passato. Ma per adesso il percorso è all'insegna dell'autonomia: "È necessario rovesciare questo sistema regionale irrigidito, centralista, inadeguato; a tal fine un dialogo è possibile solo con chi si pone nell' ottica di una vera discontinuità. L'Umbria chiede una nuova classe dirigente, espressione della volontà e delle capacità diffuse, non di gruppi ristretti". 

Ma c'è anche terzo poteziale polo civico che, nelle stanze del potere, minaccia anche di andare da solo se non avrà pari dignità nella nascente coalizione di centrodestra (Salvini vuole l'ex sindaca Tesei, la Meloni punta sul 40enne Squarta): stiamo parlando del Progetto Perugia - 15 per cento nell'ultima tornata elettorale per le comunali dove ha stravinto Andrea Romizi - che in autunno dovrebbe diventare Progetto l'Umbria. Cattolici liberali, ex Pdl arrabbiati, centristi vari sono alla base di un progetto politico che vuole riequilibrare l'asse del centrodestra ad oggi a trazione leghista. Ci sarà alleanza? E ancora presto per dirlo. 


 

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