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Il Soccorso alpino fondamentale per la task-force emergenze: la Regione aumenta i fondi e il "peso"

La decisione presa dopo 5 anni di sperimentazione con ottimi risultati e tante persone salvate e rintracciati in zone impervie

La task-force per le emergenze e il salvataggio di persone in pericolo non può fare a meno in Umbria degli uomini e delle donne del Soccorso Alpino e Speleologico. Dopo 5 anni di sperimentazione con ottimi risultati e tante persone salvate e rintracciati in zone impervie, la Giunta regionale ha deciso di rendere stabile questa collaborazione con una legge regionale che da maggiore spazio e risorse ai volontari del Sasu. La nuova legge prevede di aumentare a 250mila euro l’importo della convenzione - rispetto ai 150mila del passato - perché gli interventi sono notevolmente aumentati, così come il numero dei volontari e la loro specializzazione; in più è stata anche introdotta la figura del tecnico volontario specializzato che dovrà operare nella centrale operativa del 118 per coordinare gli interventi. 

Il Sasu – Cnsas dispone di circa 100 volontari, con diverse specializzazione (come tecnico di centrale operativa; coordinatore di operazioni di ricerca; tecnico di ricerca; tecnico di soccorso in pista; tecnico disostruttore; tecnico speleosubacqueo; pilota di sistemi aeromobili a pilotaggio remoto…) che vengono mantenute seguendo onerosi corsi di formazione nazionali. Ha sei sedi nella regione e nove postazioni di dislocamento dei mezzi necessari a raggiungere le zone impervie. 

Il monitoraggio che dal 2015 ha rivelato che il sistema umbro dell’emergenza-urgenza si è così posizionato su un livello pari a quello
delle regioni limitrofe, dove la collaborazione col rispettivo soccorso alpino regionale era già in atto da tempo, in quanto prevista da apposite leggi regionali.

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