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Raddoppio ferroviario Orte-Falconara, da opera fondamentale ad occasione sprecata? "Il progetto rischia di essere cancellato"

Tempi stretti per un opera complessa che in teoria dovrebbe essere terminata nel 2026 per rispettare il patto europeo

Poco tempo a disposizione a fronte di un'opera, seppur strategica per il Paese, complessa da realizzare. Da qui il rischio - e sinceramente forse siamo già del de profundis - di non realizzare il raddoppio ferroviario della Orte-Falconara che era inserita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per il rafforzamento dell’Alta velocità. La scadenza dell'opera per agganciare i soldi della Ue è il 2026. Ovvero tre anni. Pochini per un cantiere complesso, difficile e lungo da portare a casa. Da Roma arriva un vento all'insegna del pessimismo dopo la relazione del Ministro Fitto che avrebbe inserito il raddoppio tra le "opere chimera", ovvero difficili da realizzare in così poco tempo.

Sia in Umbria che nelle Marche, nei palazzi del potere, si cerca di capire che margini ci sono e si sta progettando una sorta di maratona per non perdere i fondi. Ma la situazione resta complessa. Il cansigliere regionale di Azione, Donatella Porzi, ha presentato una mozione affichè la Giunta regionale si attivi con il Governo per scongiurare il possibile stralcio del progetto dalla lista dei finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza:  “Sarebbe davvero una grande beffa non riuscire ad agganciare i fondi del Pnrr. Forse abbiamo perso troppo tempo? O forse non ci si crede abbastanza nonostante siamo di fronte al rischio, tutt’altro che remoto, di perdere le risorse di Bruxelles destinate al raddoppio della direttrice ferroviaria Orte-Falconara?”.

E ancora: "Ricordo che a gennaio 2021 ho presentato una mozione alla Giunta regionale affinché il raddoppio della tratta ferroviaria fosse effettuato sull’attuale tracciato, dunque lungo la direttrice Foligno-Fabriano, rispetto al tentativo di procedere con una variante che avrebbe finito di compromettere definitivamente la realizzazione dell’opera, con grave danno per le famiglie e le imprese umbre ed affossando al contempo irrimediabilmente il tessuto economico dei Comuni della dorsale appenninica sui quali insiste l’attuale tracciato. Ricordo, inoltre, che la mozione è stata bocciata nel Consiglio regionale del 23 febbraio 2021, e che l’assessore Melasecche, che si è astenuto dal voto, ha poi comunicato che RFI ha bocciato il progetto della variante e che il raddoppio sarebbe stato realizzato sul vecchio tracciato, come da me richiesto. Si poteva accelerare l’iter burocratico per dare quanto prima il via ai lavori? Soprattutto, in questi giorni in cui il Governo è alle prese con la corsa per non perdere le risorse del Next Generation EU attraverso una rimodulazione del PNRR, dobbiamo chiederci se l’esecutivo dell’Umbria stia facendo di tutto per non perdere questa storica opportunità di riqualificazione viaria del territorio umbro che consentirebbe anche di risolvere l’annosa Questione dell’Italia Centrale, o quantomeno di contribuire a risolverla”.

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