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La mannaia di Poste Italiane si abbatterà ancora sull'Umbria: "Taglio dei servizi e personale"

La denuncia della Lega Nord Umbria, pronta un'interrogazione in Regione: "Posta consegnata a giorni alterni"

La mannaia si abbatterà di nuovo sull’Umbria. “Entro settembre anche la nostra regione sarà vittima di ulteriori tagli messi in atto dalle politiche di Poste Italiane. Nonostante la recente quotazione in borsa, la società per azioni di proprietà dello Stato cercherà di massimizzare gli  utili riducendo i servizi e i posti di lavoro, ma aumentando il numero e il salario dei dirigenti”. Parole e denuncia della Lega Nord Umbria, Valerio Mancini ed Emanuele Fiorini che annunciano un’interrogazione urgente.

“La chiusura degli uffici postali e la consegna della posta a giorni alterni – affermano Mancini e Fiorini - è solo un altro segno  del "renzismo economico" che inevitabilmente ricadono sull'Umbria e i cittadini. Anziché rafforzare un servizio pubblico già precario, si pensa bene di tagliarlo completamente. Ad oggi – spiegano gli esponenti leghisti – sono già stati chiusi ben 11 uffici tra Perugia e Terni, altri 19 hanno già una chiusura parziale ed ora tra luglio e settembre, il servizio di recapito diverrà a giorni alterni in tutti i comuni dell’Umbria. Nonostante gli incontri fra le parti sbandierati dalla Giunta Marini, la verità è che a breve verranno messe all’angolo almeno 93 eccedenze, una cifra importante che testimonia l’incapacità dell'Amministrazione regionale nel difendere il proprio territorio”.

E “chi sarà la vittima sacrificale di queste scelte puramente finanziarie che mirano a premiare dirigenti e consigli di amministrazione? Ovviamente i cittadini e gli anziani che vedranno slittare anche il pagamento delle proprie pensioni. Ma non è finita qui.Dopo la quotazione in borsa – spiegano Mancini  e Fiorini - Poste Italiane non perda di vista la sua missione di servizio alla collettività, di supporto alle amministrazioni dei piccoli Comuni, alla forte difesa e tutela del risparmio non certo speculativo: nel momento in cui si tagliano i servizi ai cittadini e i posti di lavoro, aumentando però il numero dei dirigenti e il loro compenso, di certo si sta  andando dalla parte opposta”.

E di preciso, in quale direzione rema Poste? Ancora il duo del Carroccio: “Dati alla mano il Gruppo è passato da un organico complessivo di 155,6 mila unità del 2005 a 144,6 mila nel 2014, negli stessi anni il numero dei dirigenti passava da 721 a 789 e i quadri crescevano di 2.325 unità. Cifre che lasciano ben poco spazio all’interpretazione: contemporaneamente nelle aree operative si assiste a una forte contrazione di posti di lavoro, che da 131.399 del 2005 si sono ridotti a 123.255 nel 2014 con un saldo negativo di - 8.144 unità.  Quando si tratta di equilibri salariali, di tutela di posti di lavoro e di pensioni,  ormai questo Pd renziano della diseguaglianza, fa proselitismo ovunque comprese Poste Italiane: il costo medio di ciascun dirigente è passato  da 174.600 euro nel 2005 al valore record di 253.037 nel 2013 e per l'anno 2015 dubitiamo che saranno ridimensionati. Alla faccia dei lavoratori. Almeno cari fan Leopoldini – concludono i due esponenti del Carroccio -  evitateci incontri con slide e acronimi in inglese; a noi basta che ci teniate aperti gli uffici postali e che salvaguardate i posti di lavoro dei vostri dipendenti già martoriati dalla politica arrivista e finanziaria del Governo Nazionale”.

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