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Umbria Mobilità, dipendenti sospettano privatizzazione: fuga dei soci "pubblici"?

Dopo il buco e la conseguente mancanza di liquidità, la proposta di aprire ad investitori privati non piace al sindacato Faisa-Cisl che sospetta una fuga di Regione, Provincia e Comuni per evitare di sborsare altri denari...

 

Provincia, Regione e Comune sono pronti a rimettere, come soci, altri 20milioni in Umbria Mobilità in crisi di liquidità a causa dei mancati pagamenti della Regione Lazio. Ma i soci di maggioranza hanno anche pensato di allargare l'azienda anche a investitori privati. L'idea non piace per nulla a uno dei sindacati di categoria, la Faisa-Cisal, tra i più influenti tra i dipendenti del trasporto pubblico di casa nostra. I sindacalisti sospettano, anche in virtù dei tagli agli enti locali, che la parte pubblica sarebbe disposta a vendere le proprie aziende per una progressiva uscita dal capitale di Umbria Mobilità. Una privatizzazione che, secondo la Cisal, vorrebbe dire aumenti delle tariffe,  diminuzione delle corse poco produttive (verso le frazioni meno importanti) e minor certezze per i dipendenti. 

"La ricapitalizzazione di Umbria Mobilità - hanno scritto i sindacati -  sia esclusivamente PUBBLICA altrimenti potremmo pensare ad una strategia d’uscita, eseguita sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini, per abbandonare la nave che affonda quando, fino a ieri, erano i capitani consapevoli di quello che stava accadendo, dimostrando l'incapacità politica di saper gestire un Servizio Pubblico. Pretende che chi dirige l’azienda (TUTTI i Dirigenti) abbia il coraggio di indire un’assemblea del personale (il 10 Settembre potrebbe essere già tardi) per relazionare sulla situazione contingente esattamente come quando sbandieravano rendiconti positivi, rivelatesi alla luce di oggi non veri, e soprattutto fissare le date per il pagamento del debito che ha contratto con i dipendenti di Umbria Mobilità".

Il personale aspetta ancora la 14esima che doveva essere pagata a luglio. Ma quello che preoccupa è il pagamento dello stipendio a settembre che potrebbe essere addirittura posticipato aspettando la ricapitalizzazione. Una situazione che fa chiedere indirettamente l'azzeramento del Cda dell'azienda. 

"Crediamo fermamente - concludono nella nota la Faisa-Cisal -che il dovere dei proprietari non possa limitarsi a “salvare” l’azienda pubblica quando si trova con l’acqua alla gola ma, visto che almeno da un anno la grave situazione è di dominio pubblico, e che la FAISA-CISAL ha sempre denunciato tali situazioni (scripta manent), era indispensabile un intervento diretto per chiudere le falle e “tirare gli orecchi” a chi le aveva provocate PRIMA che diventassero troppo disastrose".

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