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Umbria e crisi, sale la preoccupazione per il cementificio di Colacem: ancora chiuso, nessuna soluzione, incubo delocalizzazione

L'assessore regionale Fioroni al lavoro per evitare il peggio: incontro con il Governo, le difficoltà, il clima infuocato con i comitati e il comune di Gubbio che ha fatto ricorso contro il combustibile alternativo

Uno dei più importanti cementifici dell'Umbria e d'Italia, fondamentale per l'economia dell'Umbria, dal 22 febbraio è fermo, con i forni rigorosamente spenti. E non c'è una data purtroppo o una premessa di ripartenza e i rischi di una chiusura o delocalizzazione si fanno sempre più forti. Stiamo parlando dell’impianto di Ghigiano di Gubbio di proprietà del Gruppo Colacem. Lo stop alla produzione di cemento è dovuto principalmente all’impennata dei prezzi della quotazione della Co2 emessa, che è passata dagli 8,3 euro del 2018 ai quasi 100 euro del febbraio 2022. La guerra in atto tra Russia ed Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione del costo dell’energia e del combustibile necessario ad alimentare il forno dello stabilimento.

Nell'impiano di Gubbio lavorano 100 persone e l'indotto è un pezzo importante dell'economia di Gubbio con altrettanti lavoratori e aziende di servizio.  Sia l’azienda che i dipendenti hanno sollecitato più volte le istituzioni regionali e gli enti locali a farsi carico della crisi, che rappresenta il 28 per cento del Pil del territorio dell’Eugubino. Il futuro del cementificio è il futuro dell'Alto Chiascio, tra l'altro la zona più povera dell'Umbria dopo la chiusura di grandi fabbriche come la Merloni. la consigliera regionale Donatella Porzi (Pd) ha chiesto quali “azioni la Giunta intende intraprendere per la tutela dei livelli occupazionali e per far fronte alla grave crisi occupazionale e alla chiusura dell’impianto Colacem di Ghigiano (Gubbio)”.

L'assessore allo sviluppo Michele Fioroni è stato chiaro e sta lavorando per un incontro a breve con il Governo: " E' importante che si garantisca il miglior clima possibile affinché gli stabilimenti di Gubbio possano ripartire quanto prima, evitando scelte irreversibili come la delocalizzazione fuori regione o all’estero. È il momento della responsabilità e non più dei no pregiudizievoli, basati sul rifiuto della scienza e sulla mancanza di fiducia nelle istituzioni preposte ai controlli ambientali. Quello dei cementifici di Gubbio è un comparto strategico della nostra Regione, un tema centrale".

Fioroni se la prende anche con i comitati e con la decisione del comune di Gubbio: "In questi anni l’Italia è stata intossicata da tanti comitati del no che non hanno accettato le evidenze scientifiche su fonti di combustibile che erano considerate in linea a livello comunitario. Oggi la Regione Umbria si trova in difficoltà con i cementifici, ma con un paradosso: la posizione anacronistica del comune di Gubbio che ha fatto ricorso per l’uso di un combustibile alternativo malgrado le norme abbiano ribadito possa essere utilizzato senza ulteriori livelli di autorizzazione. Sui combustibili alternativi la Regione ha fatto quello che era necessario, adeguandosi al decreto semplificazione. Rischiamo di realizzare le opere del Pnrr con un cemento importato da fuori regione o dall’estero. Non esiste una soluzione immediata”. L'obiettivo di maggioranza e minoranza è di evitare una delocalizione fuori regione o Paese. Non possiamo permetterci anche questa fuga. 

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