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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Bruciare rifiuti nei cementifici? Il no di Legambiente: puntare su fabbriche dei materiali e filiere del riciclo

Un no secco al bruciare i rifiuti ma una piena collaborazione per una riforma green della gestione dei rifiuti

Un no deciso ma anche una serie di proposte concrete da realizzare entro il 2030. Legambiente dell'Umbria entro nel dibattito regionale sulla chiusura del ciclo dei rifiuti da decidere entro breve o con un nuovo piano regionale gestioni rifiuti o con una modifica di quello vigente. Negli ambienti politici della nuova giunta si torna a parlare di bruciare materiale nei cementifici presenti sul nostro territorio. Idea antica che era balenata anche al centrosinistra ma che non è mai andata a buon fine.

Legambiente non ne vuole proprio sapere e attacca: "Da un’amministrazione regionale autoproclamatasi di cambiamento, che aveva visto nella evidente immobilità delle vecchie amministrazioni un limite anche da noi più volte sottolineato, ci saremmo aspettati un nuovo approccio nell’affrontare il problema rifiuti: non più dalla coda, ma con una visione ben più ampia, circolare, che affronti la produzione, il consumo oltre la valorizzazione del fine vita dei materiali".

Un no secco al bruciare i rifiuti ma una piena collaborazione per una riforma green della gestione dei rifiuti. Sul piatto della discussione Legambiente ha messo una serie di proposte a basso impatto ambientale e in grado anche di creare posti di lavoro: attivare un’azione di controllo e verifica degli stati di avanzamento delle raccolte differenziate nei comuni, perché ancora solo una minoranza di essi ha raggiunto il 65%; Verificare e accelerare lo stato di avanzamento della tariffa puntuale che alzerebbe ulteriormente il livello di consapevolezza dei cittadini sul tema; pianificare e calibrare l’impiantistica regionale di trattamento di tutti i flussi, differenziati e non, agevolando ad esempio la creazione delle cosiddette fabbriche dei materiali e realizzare le filiere di riciclo a partire dalla plastica di cui la Regione, e non solo, è rimasta sprovvista.

Legambiente punta anche: valorizzare il compost quale prodotto da riciclo della sostanza organica all’intero delle filiere della bioeconomia e ncentivare le attività produttive verso l’ecodesign al fine di aiutare le imprese del territorio a produrre beni e servizio in ottica di bioeconomia circolare.

"La nostra proposta - si evince nel dossier di Legambiante - è quindi quella non tanto di rifare un ennesimo piano regionale di gestione dei rifiuti, quanto ripartire proprio da una legge operativa sull’economia circolare, che integri e premi la filiera del riciclo dei materiali con le attività produttive e con politiche attive di consumo e produzione consapevoli. Non è un caso che uno degli obiettivi centrali dell’Agenza 2030 promuove l’integrazione dei sistemi produttivi e di consumo in ottica di economia circolare e spinge a raggiungere anche altri importanti obiettivi, quali la crescita economica e sostenibile, capace di favorire l’aumento dei posti di lavoro , la creazione e lo sviluppo di aziende innovative così da avere un’azione positiva sulle matrici ambientali quali acqua, suolo e per arrivare anche a combattere la battaglia più grande di tutti che è il cambiamento climatico".

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