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Test antidroga nelle scuole umbre: sindacati contro la mozione di Monacelli

Il sindacato dei lavoratori della scuola e il sindacato studentesco Altrascuola – Rete degli Studenti Medi Umbria si schierano apertamente contro la proposta Udc

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PerugiaToday

“La droga è una contro-cultura, che trova spazio soprattutto presso coloro che si sentono esclusi dalla società. È una forma di trasgressione contro un sistema che non riesce a coinvolgere i giovani. Ne consegue che il metodo migliore per combatterla sia, ancora una volta, la cultura”.

Questo è quanto dichiara Amedeo Zupi, Segretario Generale della FLC-CGIL Umbria, dopo la proposta del capogruppo UDC in consiglio regionale, Sandra Monacelli, di istituire test Antidroga nelle scuole come prevenzione al fenomeno della tossicodipendenza giovanile.

Il sindacato dei lavoratori della scuola e il sindacato studentesco Altrascuola–Rete degli Studenti Medi Umbria si schierano apertamente contro l’ennesima politica repressiva che non è in grado di risolvere il problema alla radice, ma rischia anzi di peggiorarlo.

Nel comunicato Stampa congiunto di Altrascuola-Rete degli Studenti Medi Umbria e FLC-CGIL Umbria si invoca a politiche antidroga serie: "È ora di realizzare politiche anti-droga serie, che vadano oltre queste solite misure sicuramente molto semplici da attuare e di grande impatto mediatico – spiega Alessandro Biscarini, studente delle superiori e Coordinatore regionale di Altrascuola – L’unico risultato che otterremmo con i test all'interno degli istituti sarebbe quello di trasformare la scuola in un luogo sempre meno gradito agli studenti, avvertito quasi come uno “stato di polizia” e sicuramente come nemico da trasgredire”.

E dopo la notizia che la mozione sarà approfondita in Commissione sulle tossicodipendenze, secondo i sindacati deve esserci sinergia tra Istituzioni, Scuole, ASL e famiglie, ma le risorse vanno impiegate nella creazione di percorsi educativi e formativi a comportamenti e stili di vita sani, a partire dalle scuole primarie fino ai gradi superiori dell’istruzione, strutturati su livelli crescenti di coscienza e conoscenza del fenomeno. In secondo luogo, esclusivamente per i casi più gravi, l’Istituzione scolastica deve segnalare alla famiglia il problema appurato e mettere a sua disposizione servizi agevolati di assistenza psicologica e specializzata in convenzione con la ASL.

Del resto, dello stesso avviso è il Dipartimento delle Politiche Antidroga in seno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che sconsiglia il test all'interno delle scuole: "Attualmente le evidenze scientifiche non si mostrano favorevoli all’introduzione di questi presidi negli ambienti scolastici; ci sarebbe il rischio di emarginazione, di discriminazione delle persone".

Infine, FLC-CGIL Umbria e Altrascuola – Rete degli Studenti Medi Umbria auspicano che il Consiglio abbandoni progetti di questo tipo e avii le opportune consultazioni con il mondo della scuola. Particolare attenzione dovrà essere dedicata alle parti sociali e specialmente alle associazioni studentesche e alle Consulte Provinciali degli Studenti, per definire meglio il problema e comprenderlo, per capire meglio il mondo giovanile che evidentemente per loro è assai lontano e indecifrabile.



 

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