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Umbria, quale sanità dopo la Riforma?

Il Movimento 5 stelle Perugia sugli effetti della riforma della Sanità che comporta l'accorpamento di più ospedali e la riduzione della spesa per il personale

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PerugiaToday

Riceviamo dallo Staff del Movimento 5 stelle Perugia, un contributo sui cambiamenti nell'ambito della sanità dopo l'annunciata riforma. "Il nuovo modello di sanità in Umbria scaturirà da un disegno di legge ed ha due provvedimenti di riordino e razionalizzazione adottati dalla giunta regionale la scorsa settimana. La riforma è molto ambiziosa nei suoi intenti, ma è chiaro che la spinta riformatrice nasce dal taglio sempre più consistente del governo alle risorse destinate alla spesa sanitaria dalle regioni.

Il d.d.l. Individua quatto aree di intervento che debbono essere potenziate: prevenzione, residenzialità, sistema emergenza /urgenza, coinvolgimento associazionismo. Inoltre il progetto persegue l'obbiettivo dell'accorpamento di più ospedali e la riduzione della spesa per il personale.

La riforma della Sanità in Umbria è cosa auspicabile, non tanto per il risparmio economico che da essa può derivare ma per risolvere annosi problemi che riguardano la salute dei cittadini di questa regione.

Dal punto di vista della prevenzione una riforma efficace impone un’attenzione protesa al recupero dell’ambiente e a tutto ciò che ne favorisce l’inquinamento , non può prescindere dal controllo capillare delle attività produttive onde prevenire il dramma degli infortuni sul lavoro.

Sarebbe auspicabile per noi che le aziende ospedaliere di Perugia e Terni svolgessero solamente attività di elezione e lasciassero agli ospedali di territorio la media assistenza, assicurando un livello professionale ottimale, consentendone ai cittadini l’accesso con fiducia.

Le strutture riabilitative presenti sul territorio debbono essere potenziate cosi da scongiurare la necessità, da parte di chi è colpito da patologie invalidanti, di doversi rivolgere al privato. È necessaria una rivisitazione immediata delle malattie classificate come rare.
Ci sono molti cittadini umbri costretti a pagarsi di persona cure molto costose per patologie non inserite,da questa regione, nell'elenco delle malattie rare.

Altro nodo che i documento non scioglie è quello relativo all'attività libero professionale dentro le mura dei presidi ospedalieri.

L' intramoenia è un sistema per aggirare le liste d'attesa, avendone le possibilità economiche. La recente disposizione regionale che ne aumenta del 29 % il costo, incentiva i cittadini a rivolgersi direttamente al privato, ed è dunque un provvedimento non appropriato che in nessun senso raggiunge risultati se non quello di rapinare le tasche di coloro che la utilizzano.

Sosteniamo che l’intramoenia va eliminata e sostituita con un progetto regionale opportunamente finanziato che risponda all’esigenza di ridurre le lunghe liste d’attesa.

Sottolineiamo quanto sia fondamentale avere chiari i dati sulla mobilità sanitaria, che pensiamo sia un enorme problema che espone l'Umbria alla pressione dei cittadini delle tante regioni italiane, la cui spesa sanitaria è fuori controllo, i cui piani di rientro riducono di fatto l'offerta di prestazioni sanitarie.

Non vorremmo dover scoprire che i cittadini Umbri, le cui buste paga subiscono il prelievo sempre maggiore dell'addizionale regionale,debbano pagare anche le prestazioni sanitarie di competenza di altre regioni.

Inoltre ai fini dell’abbattimento delle spese riteniamo importante che la riduzione del personale riguardi solo ed esclusivamente l'ambito delle consulenze ,della dirigenza medica (abolizione dei doppi primari nei reparti e servizi) , della dirigenza delle professioni sanitarie (posizioni organizzative) i cui numeri sono eccessivi e l'eliminazione degli appalti con le aziende che utilizzano i contratti atipici come il socio lavoratore, il cui potere contrattuale è prossimo a zero.

Altre importanti risorse si possono reperire dal dimezzamento immediato della indennità dei consiglieri regionali. Auspichiamo che il testo definitivo della riforma contenga un capitolo dedicato alla partecipazione dei cittadini e delle associazioni alle decisioni e valutazioni del sistema sanitario regionale.

Promuovere convegni istituzionali, decantando l'importanza della partecipazione, ha poco senso se poi in una riforma che tocca da vicino la vita dei cittadini non si prevedano diffusi strumenti partecipativi.

Così il direttore generale dovrebbe essere scelto tra una rosa di candidati che presentano il proprio curriculum e non nominato dalla giunta secondo convenienze di partito, ugualmente per i primari i criteri di concorrenza dovrebbero essere trasparenti e meritocratici. La polemica sul numero dei dipendenti pubblici è pura demagogia. In Italia abbiamo il 5,77 % di dipendenti pubblici mentre in Francia arriviamo all'8% e le strutture pubbliche sono estremamente efficaci

È la qualità dei dipendenti pubblici che conta! Meno dirigenti, stroncare clientelismo e corruzione nelle assunzioni,assumere il personale sanitario necessario (molti infermieri!) con la massima trasparenza! Tutte le commissioni concorsuali per l'assunzione del personale sanitario debbono vedere la presenza di rappresentanti dei collegi professionali o ordini e delle associazione degli utenti,per cercare di azzerare il fenomeno del clientelismo.

Infine è importante che sia costituito un organismo indipendente,costituito dalle associazioni di tutela dei cittadini, che valuti sia l'efficacia si l'efficienza del sistema sanitario regionale.



 

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