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Regione in crisi, altri sei dirigenti da assumere. De Vincenzi: "Annullare tutto: dubbi su parametri e costi"

Con un dossier il consigliere regionale di minoranza mette in discussione i sei bandi partiti da febbrario. Tra le criticità: le tipologia di laurea richeste e i parametri d'accesso (più punti per chi già ha lavorato in Regione)

Le dimissioni della Presidente Marini sono ancora al vaglio del consiglio regionale dopo lo scandalo dei concorsi truccati in sanità. La Giunta emana solo provvedimenti urgenti o di routine. Meglio aspettare una nuova Giunta regionale per decidere su come procedere. E' forte il rischio di assumere (promuovere dall'interno in molti casi) altri generali senza esercito: "Stando all’ultima riorganizzazione degli uffici regionali dello scorso mese di aprile, su 60 uffici dirigenziali regionali istituiti, circa la metà (29 per la precisione) hanno alle loro dipendenze 3 o meno posizioni organizzative (sezioni o professionali). Siamo in presenza di una moltitudine di generali senza esercito". Ha scritto nel suo esposto De Vincenzi. Nel 2018, oltre agli stipendi, sono stati elargiti a 48 dirigenti premi di risultato per circa 3,2 milioni di euro. Da qui il rischio di nuovo richiamo della Corte dei Conti. 

Dal 16 febbraio scorso è partita la corsa per 6 dirigenti con profilo giuridico-amministrativo con diverse mansioni così individuate: esperto in normative e politiche per la semplificazione amministrativa; esperto in normative e politiche di gestione e valorizzazione del patrimonio della pubblica amministrazione; esperto in normative e politiche in materia di organizzazione regionale ed endoregionale; esperto in normative e politiche di governo e controllo di società partecipate; esperto in normative e politiche del lavoro; esperto in normative e politiche socio-sanitarie. Secondo il dossier di De Vincenzi la prima criticità si riscontra nei titoli di studio universitari richiesti per l’accesso ai concorsi.

"È lecito pensare che trattandosi di dirigenti amministrativi la laurea in giurisprudenza sia quella più indicata" si legge nella nota  "La risposta è solo parzialmente affermativa. Il titolo in giurisprudenza è infatti requisito di accesso per il dirigente esperto di semplificazione amministrativa, per quello esperto di gestione del patrimonio, per quello esperto di organizzazione e per quello esperto di società partecipate. Per il dirigente esperto di politiche del lavoro, oltre alla laurea in giurisprudenza, vanno bene anche i titoli in scienze politiche ed economia e commercio. Per l’esperto di politiche socio-sanitarie, invece, va bene qualsiasi laurea: può anche essere laureato in ingegneria aerospaziale, matematica, lettere, filosofia e via dicendo, va bene tutto. Un atteggiamento fantasioso poco comprensibile se confrontato con la prassi di altri Enti".

Ma la presunta criticità "ancora più significativa" sarebbe da ricercare tra i criteri di accesso dove si prevede di aver già svolto come funzionario da almeno 3 anni, le attività oggetto dei concorsi (5 anni nel caso dell’esperto di politiche socio-sanitarie, stranezza tra le stranezze). Sembra quasi un abito su misura dato che non saranno molti ad avere un profilo tale. "Questo è un criterio di accesso fortemente escludente per i candidati che legittimamente vorrebbero partecipare ai concorsi. Invece di favorire la partecipazione e scegliere i migliori tra i molti si preferisce, in qualche modo, scegliere tra i pochi, anche rischiando di assumere i meno bravi e preparati".

De Vincenzi, facendo una valutazione politica, è convinto che tra l'altro queste nuove assunzioni di dirigenti non siano utili: "Tutte queste assunzioni di dirigenti potrebbero semplicemente non avvenire se la Giunta regionale razionalizzasse le strutture dirigenziali esistenti, accorpando quelle con poche strutture e pochi dipendenti e, cosa non da poco, senza spendere un euro in più".

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