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Politica

INTERVENTO Cinquant'anni di Regione Umbria, Squarta: "Reso più concreto il valore della democrazia"

L'intervento integrale del presidente del consiglio regionale dell'Umbria

L'intervento integrale del presidente del consiglio regionale dell'Umbria, Marco Squarta, per le celebrazioni dei 50 anni della Regione Umbria. 

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Il cinquantesimo anniversario dell'istituzione della Regione Umbria non può non essere vissuto come un momento di autentica riconciliazione per un territorio che, unito e rispettoso dei localismi, guarda al suo futuro affinché si possano ulteriormente rafforzare il senso di responsabilità, le motivazioni e lo spirito di squadra.
 

In questi 50 anni la Regione è stata in grado di svolgere un'opera notevole e buona parte del merito va ascritto, in primo luogo, alla laboriosità della nostra gente, al suo spirito di adattamento e alla capacità di rinnovamento.
 

Ci sono state innovazioni in quasi tutti i settori ma c'è ancora molto da fare e molte difficoltà stentano ancora ad essere superate nonostante, negli anni, siano state varate buone leggi.
La democrazia poggia le proprie basi sul principio di autonomia delle Regioni che attraverso l'esercizio delle proprie libertà contribuiscono a regolare l'equilibrio della Costituzione.
 

Nel corso del tempo le Regioni hanno maturato sempre maggior operatività e invidiabili livelli di conoscenza e difesa dei territori. Proprio per questa ragione è giusto proseguire lungo la strada maestra dell'attuazione rigorosa della Costituzione, nel totale rispetto dei princìpi di sussidiarietà e autonomia dei territori che, insieme, rappresentano il vero valore aggiunto per l'unità nazionale quando vengono portate avanti nel quadro di una leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali.
 

Mezzo secolo fa le Regioni a statuto ordinario vennero chiamate per la prima volta al voto per i Consigli: si completava, in questo modo, il disegno dei Costituenti e la democrazia nel nostro Paese compiva un ulteriore e significativo passo in avanti ampliando le sue basi e rafforzando il carattere pluralista delle sue istituzioni. La Repubblica è nata sulle identità dei territori mediante le tradizioni dei Comuni, vere ricchezze della civiltà dell'Italia.
L'istituzione delle Regioni è stata un atto importante che ha contribuito a rendere più concreto il valore della democrazia proprio perché è aumentato il numero dei luoghi in cui essa poteva essere esercitata.

Non si possono riassumere 50 anni di storia in poche parole.
In un momento caratterizzato da una profonda crisi economica e politica come quella che stiamo vivendo questo appuntamento non assume di certo le sembianze di una celebrazione rituale ma si trasforma in un'occasione per rileggere la storia della nostra società e dell'ente regionale, per ribadire i valori di riferimento che in questi anni hanno garantito alla nostra terra condizioni di sviluppo e di crescita.
Se, oggi, registriamo un forte radicamento dell'Ente Regione nella società civile, e un rafforzamento delle nostre identità, lo dobbiamo anche allo spirito innovatore, all'impostazione aperta e responsabile e alla tensione ideale che i consiglieri regionali della prima legislatura seppero infondere nello Statuto, forti della tradizione, della cultura e della sensibilità del nostro popolo.
Ritengo particolarmente importante ricordare in questa ricorrenza l'atmosfera di intesa, di partecipazione, di positiva tensione culturale e politica che seppero trovare una perfetta sintesi nella redazione di quella Carta. Quel documento rappresenta un punto molto alto perché, centrando in pieno l'obiettivo di conciliare programmazione e assemblearismo, coniugò lo sforzo di trovare convergenza tra maggioranza e opposizione a proposito del perimetro delle regole da seguire.
 

Lo Statuto varato nel 1970 prendeva atto della situazione socioeconomica dell'Umbria di ieri, una terra che aveva bisogno di essere accompagnata - e non costretta - nel suo sviluppo, attraverso forme nuove di dialogo e di partecipazione.
 

Lo Statuto è stato caratterizzato da una grande apertura verso i problemi di una crescita civile e morale del nostro popolo, nel rispetto di una tradizione di grande civiltà e di un profondo spirito di solidarietà della nostra gente, che nei momenti difficili - penso al dramma dei terremoti - ha sempre saputo trovare gli stimoli per stringersi e ripartire.
Gli umbri riconobbero nelle nuove istituzioni nate nel 1970 un nuovo Stato, più vicino, per sua natura quindi più accessibile.
L'esperienza della Regione ha attraversato varie stagioni ed è stata oggetto di confronti assai intensi accompagnati da modifiche legislative e amministrative perfettamente in sintonia con il funzionamento complessivo dei poteri democratici della Repubblica.
La Regione si costruisce nel Consiglio. Le assemblee regionali hanno infatti la stessa valenza del Parlamento nazionale e, precisamente, sono i luoghi in cui possono realizzarsi, nello stesso tempo, il confronto, il dialogo - perché no? le polemiche - ma anche la ricerca di temi e di terreni di costruttiva convergenza.

Senza preavviso la lotta a questa pandemia mondiale ci ha messo di fronte a nuove priorità e ad inaspettati interrogativi. Spetta a tutti noi continuare a lavorare per rendere migliore il servizio ai tanti cittadini in difficoltà, evitando quegli antipatici conflitti e sovrapposizioni tra le istituzioni che il più delle volte danneggiano l'interesse comune.
Siamo chiamati a una prova impegnativa per superare la sfida più importante e nessuna istituzione può permettersi di prevalere a scapito di un'altra. Deve, piuttosto, prevalere il Paese, nella sua unità.
La pari dignità di tutti gli organi della pubblica amministrazione si basa su tre princìpi: la sussidiarietà, l'adeguatezza e la leale collaborazione.
Ogni organismo, pur essendo autonomo, deve rapportarsi e confrontarsi con gli altri. La condivisione e l'omogeneità delle regole a tutti i livelli di governo sono la condizione indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi.
E' necessario si continui con una leale collaborazione tra istituzioni come principio a cui dare particolare attenzione affinché l'azione e le energie dell'intera comunità - locale e nazionale - convergano verso un'unica e condivisa finalità.
La cooperazione, il coinvolgimento e la condivisione sono le chiavi per affrontare - insieme - questa difficilissima partita. La sfida cui tutti siamo chiamati è quella della coesione e della compattezza, che passa attraverso una comune assunzione di responsabilità. Da una situazione emergenziale di questo tipo non si esce se non uniti, nella consapevolezza che maggiore sarà la collaborazione e minore, con ogni probabilità, potrà essere il danno.
Le istituzioni vengono prima delle persone e dell'appartenenza politica: è nostro dovere proteggerle, rendere loro onore e difenderne l'identità.
Per l'Italia, saper far convivere l'idea di autonomia locale con il principio di unità nazionale, è sicuramente un rafforzamento della democrazia. Il nostro obiettivo è quello di lavorare per un'istituzione regionale, per quanto possibile, sempre più rappresentativa e vicina ai cittadini.
L'età della piena maturità dell'istituzione regionale coincide dunque con quella dell'autonomia e della responsabilità, per offrire piena e concreta attuazione al primo compito della Regione: impostare e accompagnare, con scelte strategiche e interventi mirati, lo sviluppo del proprio territorio e di tutti i cittadini. Nessuno escluso.

Oggi, cinquant'anni dopo la fondazione dell'Ente, ci ritroviamo a discutere del presente ma soprattutto del futuro di questa istituzione, riaffermando in maniera convinta il protagonismo del Consiglio regionale. Considero questa ricorrenza un'occasione per ripercorrere la storia della nostra amata terra guardando al suo domani.
Questo deve considerarsi un momento di stimolo alla riflessione, un'occasione di rafforzamento e incentivazione per continuare a lavorare nell'interesse supremo della nostra comunità.
Il riconoscimento dell'autonomia regionale significa unità, partecipazione, condivisione, - sì - ma anche solidarietà. Abbiamo il compito di difendere la nostra autonomia per garantire alle future generazioni pari dignità e opportunità.
La vera sfida, oggi, difficilissima, è quella di offrire ai nostri giovani le stesse opportunità del passato. Complice il danno provocato al nostro Paese dal Coronavirus il proposito potrebbe sembrare perfino troppo ambizioso ma dobbiamo lottare con tutte le forze che abbiamo per quei ragazzi che negli ultimi anni sono stati costretti a migrare dall'Umbria per avere possibilità di lavoro e giuste speranze di affermazione.
Abbiamo bisogno di un nuovo inizio, di nuove prospettive, di forza e coesione. Siamo tutti uniti per la difesa comune delle nostre identità e della nostra regione.

La storia è importante e appartiene a ciascuno di noi.
Il nostro impegno e il nostro lavoro potrà contribuire non solo a creare sinergie per accorciare ogni tipo di distanza ma anche ad offrire messaggi chiari secondo cui l'Umbria è unita e vuole puntare sulla valorizzazione di tutti i suoi 92 Comuni in base alle peculiari caratteristiche e ai rispettivi punti di forza.
Tutti noi abbiamo il dovere di dedicare le nostre migliori energie per costruire un sistema moderno, dinamico ed efficiente. C'è tanto da fare. Insieme, ognuno nel nostro piccolo - è una promessa - contribuiremo a far crescere la nostra terra per renderla migliore rispetto a come l'abbiamo trovata.

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