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Regione, l'opposizione lancia il piano sanitario alternativo: "No a modello Nord e ad una sola azienda regionale"

Le linee guida dell'opposizione (Pd-5Stelle-Fora-Bianconi) in attesa del testo che sarà prodotto dalla Giunta Tesei

In attesa di vedere e discutere il piano sanitario regionale targato Giunta Tesei e Università del Rettore Oliviero, le opposizioni si ricompattono (dai civici di Fora passando per il Pd fino ai 5 Stelle, presente anche il gruppo satellite dell'ex candidato alla presidenza Vincenzo Bianconi) per redigere delle linee guida del piano sanitario "ombra". Il nemico da battere è sempre il modello Lega in fatto di sanità del Nord. Su questo la sinistra non tansige.

Le linee guida sono: utilizzo condiviso e corretto dei fondi nazionali e comunitari per il rafforzamento della sanità pubblica, nessun percorso di privatizzazione della sanità sul modello lombardo; condivisione vera dei contenuto del piano sanitario con istituzioni, operatori, enti locali, servizio sanitario articolato su due aziende  ospedaliere, universitarie e territoriali integrate. Il capogruppo del Pd, Tommaso Bori, è fortemente critico sul modello sanità del Nord: "L’attuale maggioranza, in campagna elettorale, faceva riferimento alla Lombardia e lamentava una eccessiva preponderanza del pubblico. L’emergenza Covid ci ha dimostrato che quei riferimenti non erano corretti e che la sanità pubblica ha saputo fronteggiare la pandemia con efficacia. Se le anticipazioni sono vere emerge una volontà di accentrare in una sola azienda ospedaliera e un'unica azienda sanitaria con una fusione a freddo delle strutture attuali".

La via migliore per il Pd è quella di sapere coniugare territori (le due Asl), sanità territoriale con la specialistica, il tutto dialogando con l'Università. Anche per il capogruppo del Movimento 5 Stelle si deve evitare lo spettro dell'azienda unica: "La Giunta dovrebbe rendere pubblica la propria posizione, serve un percorso chiaro e trasparente per arrivare ad una decisione condivisa sui servizi di tutela della salute dei cittadini. L’emergenza Covid ci ha insegnato che non si può prescindere dai presidi territoriali. Interi territori sono stati abbandonati. Nel sistema dell’emergenza urgenza, per quanto riguarda i tempi di attesa, si superano nel 51 percento dei casi i 20 minuti. Questo determina aspettative di vita, per le patologie legate ad un soccorso tempestivo, molto differenti".

Secondo Andrea Fora, capogruppo civico, bisogna costruire un percorso, una visione e una mappa dei servizi per poi stabilire come procedere: "sono nove mesi che questo Esecutivo assume decisioni accentrate senza consultare i territori, i portatori di interesse, i cittadini. La Giunta dovrebbe preoccuparsi dei reparti che chiudono invece che delle ASL da unificare”.

Per il civico Bianconi è fondamentale il dialogo tra le parti e scelte condivise: "Non è più accettabile in un momento in cui l’Umbria ha la più grande opportunità della sua storia: costruire un nuovo Piano sanitario straordinario grazie all’arrivo di ingenti risorse legate all’emergenza post-Covid. La nostra Regione può proiettarsi verso la sanità del futuro e migliorare quindi i servizi alla popolazione, ovunque essa si trovi”. 
 

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