Piano finanziario per l'Umbria, le opposizioni. "Non c'è sostanza. Gli umbri salvi solo grazie a Ue e Conte"
Da Fora a De Luca fino ad arrivare al capogruppo del Pd Bori: coro di no contro il piano triennale della Regione per rilanciare l'Umbria
Il piano economico e finanziario (defer) per l'Umbria 2021-2023 è stato redatto dalla Giunta Tesei e approvato a maggioranza nell'ultimo consiglio. Tre gli obiettivi: modernizzare sia la macchina pubblica che il tessuto economico produttivo, infine rendere l'Umbria attrattiva con infrastrutture che collegano ai grandi centri per poterci restare a vivere, a lavorare e mettere su famiglia (in chiave anti-spopolamento). Ma sarà un cammino durissimo perchè il nostro territorio subisce una doppia crisi tragica: quella che negli ultimi 10 anni ha fatto scendere il Pil di 12 punti e quella da coronavirus i cui effetti sono ancora tutti da calcolare. La Tesei parla di un'Umbria in grado di uscire dal pantano entro 5 anni.
L'opposizione invece non crede agli effetti del Piano su famiglie e imprese. Andrea FORA (Patto civico per l’Umbria) aveva auspicato più coraggio e più scelte (condivise) per il rilancio dell'Umbria ma "così non è stato": Mi sarei aspettato dalla Giunta regionale, seppure alla luce di tutte le debolezze e precarietà dovute a fattori oggettivi, scelte strategiche chiare, nette e coraggiose, puntando su azioni selezionate ed aree di investimento per il rilancio della nostra economia. È il tempo in cui vanno fatte scelte coraggiose non solo con approccio ragionieristico. In tema di sanità propongo all’Aula un impegno che coinvolga Comuni e Università per ridefinire una riorganizzazione complessiva della rete ospedaliera con l’obiettivo chiaro di spostare risorse al territorio investendo sulla continuità assistenziale e sulla medicina territoriale. Serve una strada che disegni gli obiettivi che si intendono raggiungere”.
Più critico il grillino ternano Thomas De Luca che attacca su tutti i fronti: "Nel Defr ci sono linee programmatiche che indicano spesso soluzioni vaghe e astratte. Ci sono riferimenti interessanti senza però una declinazione concreta. Serve una legge strutturale che garantisca la libertà di scelta nelle cure e la possibilità di una vita indipendente per malati e disabili gravi. Le strutture sanitarie della regione vanno riviste, garantendo omogeneità nell’accesso al diritto alla cura a tutti gli Umbri. Serve un percorso condiviso per affrontare un momento costituente”.
Per il capogruppo del Pd Tommaso Bori l'Umbria è in piedi grazie solo all'Europa e al Governo Conte non certo per merito della Regione bocciata anche nella gestione della seconda ondata: Dobbiamo cambiare marcia. Pensare a un nuovo volto per l’Umbria, che guardi ai prossimi venti anni. Abbiamo un sistema socioeconomico debole, fatto di subfornitori e non di creatori di prodotti finiti. Grazie all’Ue a Governo siamo ancora in piedi. Il Defr contiene solo scelte di ragioneria, una radiografia della situazione ma nessun progetto per il futuro".