rotate-mobile
Politica Assisi

Peste suina, scatta l'allarme in Umbria: fattore di rischio altissimo per via dei troppi cinghiali. Coldiretti e Fora: "Allungare stagione di caccia"

L'allarme lanciato a livello nazionale per i focolai di peste suica africana - oltre che aviaria in alcuni allevamenti del nord del Paese - che rischia di provocare uno tsunami economico per allevamenti e trasformazione dei prodotti made in Umbria. L'allarme è stato lanciato con grande preoccupazione - va precisato che la peste suina dai cinghiali si trasferisce velocemente anche sui maiali ma non all'uomo - anche dal sindacato dei veterinai pubblici dell'Umbria. 

Ora la questione è arrivata anche in consiglio regionale attraverso una mozione specifica del capogruppo del Patto Civico per l'Umbria, Andrea Fora: “In queste ore, anche in Umbria, sta emergendo alle cronache la preoccupazione per il possibile diffondersi della Peste Suina Africana (PSA), una malattia virale fortemente contagiosa e letale che colpisce solo le specie animali appartenenti alla famiglia dei suidi (suini domestici e specie selvatiche, ad iniziare dai cinghiali). Il virus della PSA, pur non essendo trasmissibile all’uomo, rischia di provocare ingenti perdite economiche nel comparto suinicolo, con gravi ripercussioni anche sul commercio internazionale di animali vivi e dei loro prodotti”. Uno scenario molto grave per un  settore quello del made in Umbria già gravemente penalizzato dalla crisi innestata dal Covid. Da qui la richiesta dell'esponente dell'opposizione di aumentare le giornate di caccia al cinghiale rispetto all'attuale vincolo previsto dal calendario venatorio. Anche perchè non è stato ancora raggiunto l’obiettivo previsto dal piano di abbattimento dei ì cinghiali e il numero elevato di questi, derivante dal loro mancato abbattimento rischia di provocare gravi conseguenze al settore agricolo. 

"Si ritiene necessario pertanto, anche in considerazione del rischio di una prossima diffusione della PSA nel centro Italia – scrive Fora nella sua interrogazione -, far proseguire immediatamente la caccia al cinghiale, permettendone un abbattimento tale da raggiungere il più possibile il ‘target obiettivo’ previsto dal Piano regionale di abbattimento, soprattutto – conclude - al fine di limitare i gravi danni che potrebbero venir arrecati al settore agricolo”. 

Parla di disastro annunciato inviece Coldiretti dell'Umbria per via delle mancanze e i risultati di anni di “non gestione” del problema cinghiale:  "Le conseguenze di una cattiva gestione dell’emergenza causata dall’abnorme numero di cinghiali, incombono oggi anche sul nostro comparto suinicolo - sottolinea Albano Agabiti Presidente Coldiretti Umbria -; siamo costretti, dopo i danni provocati dai cinghiali alle colture, all’ambiente e alla sicurezza dei cittadini, ad affrontare i possibili rischi derivanti da un’emergenza sanitaria, la Peste Suina Africana (Psa), che si diffonde attraverso i cinghiali. Nonostante le misure messe in campo sino ad ora, è arrivato il momento - riferisce Agabiti - che la Giunta Regionale adotti una politica più “aggressiva” e un impegno straordinario, che agevolino un intervento drastico e immediato in termini di contenimento della specie e di tracciabilità delle carni". 

Anche da Coldiretti arriva la richiesta di slittamento della chiusura del calendario venatorio relativo agli ungulati; oltre che un uso più incisivo dei sistemi di trappolamento; la messa in atto di tutte le possibili forme di controllo, sono alcune delle misure che abbiamo richiesto e con cui intervenire tempestivamente per porre un argine alla proliferazione incontrollata di questi ungulati.

La Peste Suina Africana, anche se non trasmissibile agli esseri umani - spiega Agabiti - può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali, con evidenti possibili ripercussioni che potrebbero interessare pure la nostra filiera. Un’eventualità che penalizzerebbe in primis l’allevamento del suino brado, capace di riscuotere negli anni il consenso dei consumatori oltre che di favorire investimenti da parte degli imprenditori. Il rischio economico per i nostri allevamenti suinicoli, deriverebbe anche da un possibile danno di immagine a carico delle nostre eccellenze e della nostra terra, che inficerebbe anni di lavoro rivolto alla qualità delle produzioni, alla sicurezza dei consumatori e al benessere animale

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Peste suina, scatta l'allarme in Umbria: fattore di rischio altissimo per via dei troppi cinghiali. Coldiretti e Fora: "Allungare stagione di caccia"

PerugiaToday è in caricamento