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Perugia, quel milione di euro al veleno. Il Comune: "Noi trasparenti, Pd provinciale"

Romizi: "La nostra Amministrazione ha sempre puntato sulla trasparenza, in tutte le sue azioni e scelte, e non accettiamo lezioni in tal senso da nessuno. Il tempo delle rendite di posizione è finito"

"La nostra Amministrazione ha sempre puntato sulla trasparenza, in tutte le sue azioni e scelte, e non accettiamo lezioni in tal senso da nessuno". E' quanto afferma il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, in merito alla conferenza stampa tenuta da alcuni consiglieri comunali del Pd sul tema della trasparenza e della partecipazione sull'utilizzo del milione di euro ottenuto dal Comune grazie al titolo di Capitale Italiana della Cultura 2015.

"Tutti devono rendersi conto che i tempi delle rendite di posizione - continua Romizi - non esistono più. L'Amministrazione, in questa come in tutte le altre occasioni, prende in considerazioni i progetti, le idee e non certo le genealogie, politiche e di altro genere, di chi le propone, senza favoritismi e senza alcun pregiudizio".

Al sindaco fa eco l'Assessore alla Cultura Teresa Severini: "Ricevo notizia, ordine del giorno e comunicato relativo ad una conferenza stampa indetta da alcuni consiglieri del PD. Mi astengo dal commentare l’astio e la protervia di tale forma di opposizione dai quali altri consiglieri di opposizione si sono non casualmente astenuti. Le presunte forzature dell’amministrazione nei confronti dei molteplici progetti della candidatura a capitale europea 2019 non recuperati, anche di fronte all’evidenza e alla radicale trasparenza del progetto Capitale Italiana 2015, semplicemente non sussistono".

E ancora: "Pochi giorni fa ho risposto in sede consiliare ad una interrogazione del capogruppo Pd al riguardo; le mie risposte, per orecchie prive di luoghi comuni, potevano e dovevano fugare ogni perplessità anche circa iniziative che, così come mi sono ripetutamente espressa, non sarebbero state finanziate con i fondi della Capitale, ciò che vale con particolare riferimento al progetto “rievocazione storica”, che piace così poco all’opposizione, quanto così tanto alla maggioranza del Consiglio e della cittadinanza; ritengo altresì di essermi molto chiaramente espressa sulle modalità e sulla tempistica del progetto nei termini rielaborati. Il progetto presentato, richiestoci in tutta fretta dal MIBACT, approvato dal Ministro Franceschini, presentato dal Sindaco alla conferenza stampa di Roma del 10 aprile scorso (trasmessa anche dalle nostre emittenti televisive e dalla stampa locale) e da quel momento pubblicato e verificabile sul sito del Ministero, è stato proposto dall’Assessorato sulla specifica richiesta, da parte dello stesso Ministero, di un nuovo impianto che potesse solo in parte basarsi sul precedente, ma soprattutto che potesse rendersi compatibile alla brevità del tempo a disposizione per la sua attuazione. Non voglio affatto riferirmi all’insuccesso della candidatura 2019 ritenendo rilevante, in modo esclusivo, la messa in evidenza delle motivazioni in forza delle quali si sono adottate le modifiche proposte: passare dalla possibilità di attuazione quinquennale dei progetti ad una realizzazione da effettuarsi nell’arco di pochi mesi".

"Ciò che rende evidente – e negarlo non può porsi in buona fede - una cospicua rimodulazione anche nella considerazione della incerta tempistica di ricezione dei fondi. I tanto solerti, quanto disattenti consiglieri, erano pienamente consapevoli di alcuni passaggi fondamentali, primo fra tutti il fatto che a partire dalla prima indiscrezione sulla nomina a capitale delle 5 finaliste, per molti mesi non è stato affatto sicuro che la nostra città potesse essere beneficiaria dei fondi in quanto superava il limite demografico - 150.000 abitanti – imposto per beneficiare le città candidate a Capitale Italiana della Cultura. Per non dire, inoltre, e come sopra riferito, del termine dell’anno corrente per l’attuazione dei progetti, che, come a tutti noto, e forse quindi anche ai cortesi contraddittori, sono sottoposti a gare e complessi iter burocratici. Va aggiunto da ultimo che i fondi - per il momento ammontanti a 800.000 euro, sono pervenuti, dopo defatiganti incertezze, a fine luglio, e si sono resi disponibili soltanto da pochi giorni. Ne consegue che, nel breve periodo che residua per l’anno corrente, i progetti concretamente attuabili dovranno essere inseriti all’interno dei macro-progetti, questi ultimi da tempo disponibili e che prospettano una loro utilizzazione duratura nel tempo. Al di là di quanto precede, v’è da chiedersi se i promotori dell’iniziativa siano – o meno- realmente rivolti agli interessi sostanziali della nostra comunità, oppure intendano legarsi, come purtroppo a me appare, all’esercizio di una opposizione costruita su purissimi luoghi comuni, al non dissimulato fine di interferire con permanente negatività sull’impegno profuso dalla giunta per il rilancio della città. Ne è riprova, direi notarile, la radicale assenza, non solo di una collaborazione minima, ma anche, e soprattutto, di qualsiasi progettualità.
Occorre considerare che questo contributo speciale non si riprodurrà nel tempo a venire, mentre, al contempo, sono destinate a permanere a lungo condizioni di bilancio disastrate dalle precedenti amministrazione; ciò che imporrebbe, a tutti, il dovere di un comune sentimento sul piano dell’interesse generale.
E’ per quanto già detto che i macroprogetti sono dichiaratamente finalizzati a settori di intervento che possano costruire basi durature, ed è quantomeno improprio sostenere che si proponga l’utilizzo delle risorse straordinarie sulla base di una impostazione retrograda".

"Il riferimento al Medioevo viene proposto con superficiale leggerezza e con modalità squisitamente tendenziose: occorre in realtà valorizzare l’ubi consistam storico-architettonico della città, tanto medievale quanto priva di rinascimento, e la cui messa in rilievo, alla stregua di quanto non casualmente sta avvenendo in molte importanti realtà comunali del Paese, può costituire un importante volano per lo sviluppo economico legato anche al turismo e, ancor prima, a ricomporre un senso di identità e di appartenenza della cittadinanza. Passato che costituisce la base di rilancio per le nostre prospettive e la negazione del quale rappresenta, all’evidenza, la perfetta metafora – questa sì, provinciale e retrograda - di una visione sbagliata e riduttiva e che ha costituito, nelle prassi amministrative del passato, la causa non secondaria di degrado e desertificazione. Il patrimonio storico artistico e la capacità di dialogo tra antico e contemporaneo avrebbero ben opposto l’immagine di una città viva e forte anche ai fatti di cronaca nera che ci hanno attribuito una fama tanto distorta quanto letale nella distruzione di immagine, con le conseguenze che dolorosamente conosciamo. Solo a chi si fascia gli occhi può sfuggire che Perugia è caratterizzata dai valori immobiliari più bassi del Paese in un contesto di esercizi commerciali che chiudono i battenti, ristoranti che vacillano, imprese che falliscono. Tornando ai progetti della Città Capitale, i punti che riguardano musica, danza, diversificazione tra le arti, i progetti del forum legati alla candidatura di Città Capitale dei Giovani, e tanti altri, come è possibile verificare, sono rimasti nel nuovo progetto come contenitori di iniziative".

"La mostra sulla Collezione Panza di Biumo viene venduta come un insuccesso - prosegue l'assessore - . Personaggi della cultura italiana, storici e critici dell’arte, evidentemente incapaci, ne parlano concordemente come di un evento “adatto a Parigi”. Una mostra senza dubbio difficile, perché tale è l’arte contemporanea, in particolare la concettuale, che però serve a virare i percorsi culturali della città verso platee più qualificate, anche straniere. Non a caso, i suoi visitatori sono in maggioranza forestieri e, appunto, stranieri. Certo, non si tratta della, peraltro encomiabile, sagra del fagiolino (ortaggio preso del tutto a caso) sulla quale la politica culturale del passato ha fatto abbondante, ammiccante ed elettoralistica leva. Non è un caso che la mostra abbia riscosso una forte adesione da parte della utenza giovanile, condizione anagrafica che, forse più di altre, è portatrice di una forte sensibilità verso il linguaggio contemporaneo. Il Museo del Medioevo, è rappresentato dal Centro di Documentazione della Storia di Perugia e del suo Territorio, che appartiene da tempo ai programmi dell’Assessorato, con un focus particolare sullo specifico periodo storico, essenziale per Perugia, ma che ne illustrerà la intera storia, a partire dalle origini. La Rocca Paolina rappresenta un patrimonio perugino tanto sontuoso quanto derelitto, oltre che poco conosciuto".

"Questa amministrazione si prefigge dichiaratamente, anche attraverso una molteplicità progettuale nel contesto del programma Perugia Capitale, di creare lavoro e opportunità di investimento. La massiccia affluenza turistica registrata nell’ultimo periodo insieme alla riscoperta del centro storico (luogo identitario per eccellenza della comunità) da parte di tanti che lo avevano negli anni disertato, costituiscono l’evidente riprova della bontà delle iniziative assunte. Il progetto di alta tecnologia relativo al Teatro Pavone, che tanto solletica la morbosità oppositiva dei cortesi contraddittori, ha il dichiarato scopo di consentirne l’apertura a forme di spettacolo che finora non hanno avuto eco nella città e che potranno essere celebrate in virtù del massiccio abbattimento dei costi. Va inoltre precisato che tra il Comune e il Pavone era già in essere un contratto firmato dalla passata Amministrazione e non da questa. Il Teatro, lo ricordo a beneficio di chi voglia essere più consapevole della nuova realtà, passerà a breve a titolo di usufrutto per 15 anni al Comune, quotista dello stesso al doppio rispetto agli altri soci, che beneficerà allo scopo di un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, e che dovrà gestirlo direttamente o attraverso terzi soggetti. Pare superfluo sottolineare che gli spettacoli sono indirizzati al pubblico e non ai soli soci. La progettata scenografia tridimensionale, ancora rara in Italia, e i relativi impianti di HT, adottati in un teatro del ‘700, assicurano, in linea tendenziale, elementi di cospicuo interesse per il futuro soggetto gestore, oltre che un ulteriore livello di rilevante opportunità per la città. Ma forse questo è scomodo, meglio tentare di insinuare malafede e inesistenti conflitti di interesse e preferire un teatro –e che teatro!-chiuso e inattivo e inerte al centro della città..! E’ lecito auspicare una modalità di opposizione meno prevenuta e provinciale, meno bassamente strumentale e surrettizia, e più intelligentemente costruttiva? È sicuramente lecito, oltre che sommamente auspicabile, ma anche, purtroppo, largamente improbabile".

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