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Tornano i dalemiani e bersaniani e chiedono la testa di Leonelli che li vuole rottamare

Quattro mesi fa Giacomo Leonelli è diventato segretario regionale con oltre il 60 per cento ora i grandi vecchi, la sinistra Pd e gli "amministratori professionisti" chiedono la sua testa. E Leonelli risponde per le rime e lancia un messaggio: "Se resto... si cambiano programmi e uomini"

Guai a toccare certi professionisti della politica  o i membri del vecchio Pd, un tempo Pds-Ds, anche dopo la sconfitta di Perugia, di Gubbio e Spoleto. Persino correnti che sembravano ormai defunte - i dalemiani di ferro  e i bersaniani - nelle urne delle primarie tornano in pieno esercizio e incominciano a sparare bordate contro il nuovo corso Pd. In questo caso è stata chiesta la testa di Giacomo Leonelli, segretario regionale eletto con più del 60% nelle ultime primarie di partito, colpevole di aver detto quello che dicono tutti e quello che in molti hanno ribadito nelle urne: basta con il vecchio Pd e con certi politici professionisti. 

Colpevole, Leonelli, anche di aver detto di voler continuare sulla strada del rinnovamento di idee e persone nel Pd dopo le comunali. Una rottamazione blanda che d'altronde era stato il suo marchio di fabbrica alle primarie. Leonelli ha risposto per le rime ai grandi vecchi e all'ala sinistra spiegando di non aver paura di lasciare l'incarico ma se resta si cambia decisamente registro sul modello Renzi. "Non voglio oltremodo polemizzare - ha scritto il segretario - mi limito solamente a dire che sostenere che io scarichi solo la responsabilità su altri è smentito dall’aver parlato per primo anche in ordine alla sconfitta della città di Perugia, mettendoci dunque la faccia fin da subito".

"Secondariamente - conclude Leonelli - anche alla luce del dibattito sulla stampa di questi giorni, nelle prossime ore e senza forzature valuterò insieme alla nuova segreteria regionale se sussistono o meno le condizioni per proseguire nella grande azione di rinnovamento di contenuti, persone, e modalità di fare politica che avevamo in mente quattro mesi fa quando ci siamo candidati alla guida del PD dell’Umbria".  La richiesta di dimissioni da parte dell'ala sinistra potrebbe essere vissuta di questi tempi come una medagli al valore militare-politico.

Stessa richiesta di dimissioni fatta anche per il segretario Andrea Dante Rossi che ha perso a Spoleto e sarebbe colpevole per aver detto che non si sente responsabile della sconfitta dopo la crisi di bilancio, il rischio commissariamento del Comune gestito dall'ex sindaco Pd Benedetti. Per vincere a Spoleto ci voleva un super-eroe e non un segretario provinciale seppur del posto. 

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