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Il caso dei pazienti trasferiti a Roma dall'ospedale di Perugia: Bori accusa, Tesei risponde

Il capogruppo del Pd: "Trasferiti per mancanza di posti di terapia intensiva". La presidente della Regione Umbria: "Manipolazione della verità dei fatti, non rispondevano alle cure"

E spunta il caso dei pazienti trasferiti in elicottero a Roma dall'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. Il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Tommaso Bori, accusa. La presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, risponde. 

L'accusa di Tommaso Bori - Questa è la nota del capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale diffusa nella mattinata del 5 marzo: “È notizia di questi giorni - scrive Tommaso Bori - che dall’Azienda Ospedaliera di Perugia alcuni pazienti sono stati trasferiti fuori regione per mancanza di posti di terapia intensiva; due di questi risultano essere stati trasportati a Roma attraverso il servizio di elisoccorso attivo presso la Centrale remota per le operazioni soccorso sanitario di Pistoia con notevoli costi”. E ancora: “A tal proposito – spiega Bori - appare quanto mai singolare che, nonostante ci sia un ospedale da campo allestito da mesi di fronte al Santa Maria della Misericordia, inaugurato a fine dicembre dalla presidente della Regione, Tesei, si debba arrivare a ricorrere al trasferimento di pazienti presso altre strutture con un significativo aggravio di costi per la sanità. Per questo motivo riteniamo doveroso che l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, chiarisca quanto prima il perché sono stati annunciati 38 posti letto in più, che dovevano essere già disponibili presso quella struttura mobile dal costo milionario, ovvero, 12 di terapia intensiva, 16 di sub-intensiva e i restanti 10 per degenze ordinarie, ma, ancora oggi, a fronte del suo mancato utilizzo, non si può far altro che trasferire pazienti fuori regione”.

Nel pomeriggio del 5 marzo arriva la risposta della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei. 

La risposta della presidente della Regione Umbria - “Non è mia abitudine rispondere alle polemiche messe in campo da esponenti dell’opposizione, soprattutto quando sono strumentali. Ma, in considerazione del mio ruolo di vertice di una Istituzione pubblica, è necessario che faccia chiarezza in merito ad alcuni episodi che non corrispondono alla verità dei fatti e che rischiano, al solo scopo di ritorno propagandistico personale, di creare un procurato allarme nella nostra comunità, già fortemente provata da un anno di pandemia, e di screditare l’operato di seri professionisti della Sanità che ogni giorno, loro sì, sono in prima linea”. E’ quanto scrive la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.

“La nota stampa secondo la quale “dall’Azienda Ospedaliera di Perugia alcuni pazienti sono stati trasferiti fuori regione per mancanza di posti di terapia intensiva” non ha alcun fondamento di verità. I due trasferimenti a cui si fa cenno, avvenuti rispettivamente il 28 febbraio e il 3 marzo con destinazione Policlinico Gemelli e  Sant’Andrea di Roma, hanno riguardato due pazienti di 56 e 48 anni che erano già da tempo ricoverati in terapia intensiva a Perugia, ma che a causa della particolare gravità del quadro clinico, legata a vari fattori, non rispondevano alla terapia intensiva standard e pertanto, al fine di migliorare l'ossigenazione tissutale, è stato deciso di utilizzare l'ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation) con la necessità, per metterlo in atto, del trasferimento nelle due strutture romane. Per tale motivo è stata attivata la CROSS di Pistoia per la gestione del trasporto. Tutto questo per dare una ulteriore chance a pazienti, tra l’altro di giovane età, “not responder”. Il trasferimento dunque non è avvenuto per mancanza di posti in terapia intensiva, come si afferma per screditare la sanità regionale, visto che i due pazienti – sottolinea Tesei -  erano già ricoverati in quel reparto. Ma si sono invece seguite le attuali linee guida ELSO (Extracorporeal Life Support Organization) che raccomandano l'invio di pazienti in quelle specifiche condizioni presso centri con determinate caratteristiche. Così come, parlando dell’ospedale da campo, si continua ad affermare, senza riscontri ufficiali, che la struttura “è arrivata a costare tra i 3,5 e i 4 milioni di euro di risorse pubbliche” quando invece attraverso i documenti è facilmente riscontrabile che il costo è stato leggermente inferiore ai 3 milioni di euro e finanziato interamente dalla Banca d’Italia. E' ben accetto il confronto così come è legittima la critica politica che non possono, però, basarsi sulla manipolazione della verità dei fatti”, conclude la presidente.

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