L'Osservatorio di Marco Regni | Per la scuola e per l’Italia più draghi e meno grilli. Tra debito cattivo e debito buono, il tempo delle scelte
Per quanti sono son lettori fin dai primi numeri di questo Osservatorio le parole di Mario Draghi al Meeting di Rimini non saranno risuonate come nuove. L’intervento può essere sintetizzato in tre punti: 1) e’ il momento che chi governa usi saggezza e lungimiranza; 2) esiste debito buono e debito cattivo; 3) giovani, giovani, giovani. Il ragionamento dell’ex presidente BCE è già stato sviluppato su questa rubrica il 28 maggio scorso al seguente link: https://www.perugiatoday.it/attualita/osservatorio-marco-regni-caos-scuola- coronavirus-ritorno-in-aula.html .
Sostenevamo che “è dovere morale per lo Stato che carica 250 miliardi di debito per affrontare la pandemia sulle giovani generazioni e in gran parte sugli 8 milioni di ragazze e ragazzi che a settembre attendono il ritorno in classe, provvedere ed investire gran parte di quei miliardi del programma nextgenerationUE proprio su scuola, università, ricerca e formazione”. Questo è in sintesi quello che anche Draghi ha detto a Rimini. E’ stato poi durissimo con quei politicanti che “hanno governato secondo una forma di egoismo collettivo che ha indotto a distrarre capacità e risorse in favore di obiettivi con immediato ritorno politico: oggi tutto questo non è più accettabile. Privare un giovane del FUTURO è una delle forme più gravi di diseguaglianza”. L’investimento per eccellenza deve essere quello sul capitale umano.
Un investimento che ha ricadute a medio termine, non è spendibile come un bonus per stare seduto su un divano, non è immediatamente monetizzabile e gratificante per il politicante come un “quota 100” regalato a debito sulle spalle dei ragazzi, ma è il solo tipo di investimento che può servire a rilanciare l’Italia fuori dalla grave crisi economica incombente. Ecco la differenza tradotta in pratica fra debito buono e debito cattivo di cui ha parlato Mario Draghi.
Il blocco dei licenziamenti, i sussidi non potranno durare a lungo, ne è immaginabile che tutte le risorse europee e il debito possa continuare ad essere impiegato così. E’ stato utile durante il lockdown, ma ora occorre più coraggio e fare di più e meglio. Settembre è alle porte e sulla scuola si registrano solo passi indietro. 6 mesi persi per costruire un piano B che non c’è. Le lezioni, causa referendum subiranno uno stop dopo 3 giorni e riprenderanno quasi 7 giorni dopo. Non so chi abbia mai creduto alla boutade che i seggi elettorali si sarebbero allestiti in luoghi diversi dalle scuole. Il dibattito sulla scuola è stato monopolizzato dalla distanza fra le “rime buccali” e dai “banchi a rotelle” che non solo saranno inutili e poco pratici (vi immaginate un disegno tecnico li sopra?) ma pure dannosi per la salute dei ragazzi.
La distanza di 1m, seppure interpretata come dice la Ministra in maniera “dinamica” e non statica, è rimasta un caposaldo ma siccome la realtà ha la testa più dura del foglio excel del ministro, per garantire l’avviamento dell’anno scolastico la distanza ordinaria e raccomandata di 1m dinamico fra le rime buccali può essere ridotta in particolari situazioni (vedi la riunione del CTS del 19 agosto). Verrebbe da ridere per non piangere. Come si può ridurre secondo il CTS la distanza? Semplice, i ragazzi sopra i 6 anni avranno l’obbligo (direi la pena) di passare 5 ore in classe con la mascherina, ad eccezione delle interrogazioni, dell’andare al bagno, del momento della merenda e dell’ora di educazione fisica. Si è scoperto solo ora che il software del Ministro Azzolina non sapeva far bene di conto, mancano infatti oltre 20.000 aule per rispettare le distanze come afferma il presidente nazionale dell’associazione italiana presidi a Il Messaggero giovedì 20 agosto.
In questi 6 mesi si doveva fare tanto altro anche perché non era difficile prevedere che i doppi turni senza assumere il 30% degli insegnanti in più, le entrate scaglionate, l’uso dei B&B sarebbero stati tutti tentativi destinati al fallimento. Almeno tre operazioni andavano previste e fatte con un minimo di lungimiranza: a) assumere molti insegnati in più, non i 50.000 ipotizzati che non sono neanche 1 in più per ogni struttura scolastica, b) far fare alla scuola il salto di qualità definitivo nell’era digitale, c) lanciare un grande piano di edilizia scolastica per la costruzione di nuovi e moderni edifici scolastici in tutta Italia. Finora sulla scuola in tutti questi mesi e decreti su decreti non si è speso in più neanche l’importo dei soldi sprecati per l’ennesimo tentativo fallimentare di salvataggio di Alitalia.
Occorrono risorse, almeno 10 miliardi e almeno 1/3 degli oltre 280 miliardi che verranno dall’Europa grazie al lavoro della Merkel, di Gentiloni e di Sassoli vanno impiegati su scuola, università, ricerca e formazione permanente, in una parola, “sul capitale umano”. La DAD non andava subita come un male necessario per il lockdown, doveva essere ripensata come sistema integrato di insegnamento e modalità di vivere la scuola in un sistema permanente di formazione. Occorreva investire nella didattica a distanza utilizzandola anche per garantire il recupero dei mesi persi, per aiutare chi era rimasto indietro, per prepararsi in caso di nuove ondate, ed evitare l'acuirsi delle disuguaglianze sociali. Non si può pensare alla DADin chiave sostitutiva della “scuola in presenza”, della socialità dell’istruzione, l’ho scritto già in altre occasioni, ma qui si rischia un nuovo lockdown, magari non nazionale, ma regionale o a livello di singole classi o di singole strutture scolastiche in caso di contagio di alcuni alunni, che necessariamente implicherà il ricorso alla dad.
Sulla DAD però non si è fatto nessun passo in avanti. Siamo al punto dei mesi scorsi. Tutto lasciato solo alla passione e all’impegno dei dirigenti e degli insegnanti. Invece del bonus monopattino andavano aiutate le famiglie colpite dal digital divide a installare forme di connettività veloce, anche mobile, e dotarle di strumenti informatici pronti all’uso per tutti i ragazzi del nucleo familiare. Occorre evitare che quel 20%/25% di ragazzi che non ha usufruito della DAD nei mesi precedenti sia nuovamente emarginato ed abbandonato. Occorre velocemente recuperare l’idea di utilizzare i canali digitali Rai per la didattica per le classi primarie.
Una soluzione che non era realizzabile a marzo o ad aprile, ma si potevano impiegare invece questi mesi per preparare programmi e palinsesti utili per i bambini. Con un alunno positivo in classe e le inevitabili quarantene totali o parziali della classe, il prossimo anno scolastico rischia di trasformarsi nel migliore dei casi, per molti ragazzi, in uno “stop and go” fra lezioni in presenza e lezioni in DAD per il quale non è stato sviluppato un modello integrato nazionale e coerente con i programmi e la didattica. Ancora una volta a pagare il costo di questa impreparazione ed incapacità saranno gli studenti, ovvero l’Italia del futuro! Sulla scuola siamo ancora in alto mare e mai come ora vien da pensare che abbiamo necessità in questo Paese di “più draghi e meno grilli”.
Occorre però precisare che spesso diamo l’idea di essere un popolo in continua ricerca di messia e di uomini della provvidenza. Ci contraddistingue spesso e volentieri una incapacità di responsabilità, autogestione e impegno che poi si declina nel bisogno impellente di cercare il salvatore. In fondo preferiamo spesso votare i “grilli poco saggi” e credere alle promesse farlocche che non costringono a fare sacrifici piuttosto che impegnarci responsabilmente come “draghi”, prendere qualche sussidio in meno ma responsabilmente costruire un’Italia migliore in grado in Europa di crescere più di tutte le altre nazioni. Non è un sogno, è una possibilità, lo ha detto nei mesi scorsi lo stesso Draghi e recentemente al convegno sull’economia a Norcia anche il Prof. Cottarelli e l’economista Mario Baldassarri.
Il programma dell’unione europea nextgenerationUE con la mole di risorse assegnate all’Italia è un’occasione storica, consente di rilanciare il nostro ritmo di crescita al grado più elevato in Europa, se davvero riuscissimo però a usarlo come debito buono e non come debito cattivo, iniziando ad utilizzare subito i 36 miliardi del mes, già disponibili, per una forte rete di medicina territoriale e preparare il tracciamento dei positivi ed i test periodici covid19 per tutto il mondo scolastico, studenti inclusi. Incrociamo le dita, settembre sta arrivando.