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Emergenza lavoro, licenziamenti di massa in Umbria: "Colpa del Pd, serve lo sciopero generale"

Rossi (e non solo di rabbia) e pronti allo sciopero generale. Rifondazione comunista scende in campo per i lavoratori

Rossi (e non solo di rabbia) e pronti allo sciopero generale. Rifondazione comunista scende in campo per i lavoratori: "E’ inaccettabile la procedura di licenziamento collettivo per 125 lavoratori della Colussi di Petrignano. Annunciamo da subito il pieno sostegno del nostro partito a tutte le azioni di contrasto a questa sciagura che verranno intraprese da lavoratori e sindacati. In Umbria oramai siamo allo stillicidio".

E così arriviamo all'elenco e le accuse al Pd: "Ast, Novelli, Perugina, Merloni: le crisi, le chiusure, i licenziamenti non si contano più. Tutto questo non è dovuto ad un destino cinico e baro. Questi sono i risultati concreti del governo PD a tutti i livelli, dell’assenza di una politica industriale e del Jobs Act. Per questo ci rivolgiamo a tutte le forze politiche della sinistra umbra per fare nella società quello che il Pd, al di là di dichiarazioni di circostanza, non è in grado di fare sul piano istituzionale nei confronti del governo nazionale: aprire una grande mobilitazione regionale che arrivi fino allo sciopero generale".

Come a dire: a mali estremi, estremi rimedi. Ancora Rifondazione: “Per salvaguardare lavoro e territorio in Francia si nazionalizza. Anche nel nostro paese e in Umbria bisogna difendere le aziende strategiche e imporre la salvaguardia dei posti di lavoro”. Intanto la Regione Umbria, con l’assessore Paparelli e la governatrice Marini, lancia il “tavolo unico” per tutte le vertenze del territorio: dalla Perugina alla neoentrata Colussi. Il sentiero di guerra, tra politica e sindacati, si ripopola.

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