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L'Osservatorio di Regni | Intervista a Palmieri (FI) e Amenduni (Proforma) sulla scelta di comunicazione social della Presidente Tesei.

Una strategia vincente o perdente? Quali rischi od opportunità? Ecco cosa pensano gli specialisti sulla scelta profilo basso sui social da parte della Governatrice

In merito alla precedente riflessionesulla comunicazione social della Presidente Tesei ( https://www.perugiatoday.it/politica/l-osservatorio-di-marco-regni-una presidente-tesei-poco-amante-dei-social-opportunita-e-rischi-ai-tempi-della- politica-pop.html ) ho intervistato due “guru” della comunicazione politica italiana di orientamenti politici e culturali diversi, Antonio Palmieri e Dino Amenduni:

Antonio Palmieri classe 1961, dall’ottobre 1993 lavora al fianco del Presidente Berlusconi per il progetto di cambiamento proposto da Forza Italia. Ha fatto tutte le campagne elettorali nazionali, regionali ed europee a fianco del presidente Berlusconi e la prima campagna per l’elezione di Albertini sindaco di Milano, maturando una cospicua esperienza sul campo nel marketing politico tradizionale e online. La presenza pionieristica in internet di Forza Italia reca la sua firma.

Caro Antonio, puoi dirmi quanto condividi della mia riflessione della settimana scorsa su PerugiaToday? Inizio a risponderti a questa domanda riprendendo la c.d.  "legge di Farley"; (ndr La maggior parte delle elezioni è già decisa prima ancora che la campagna abbia inizio) da te citata. Per la mia esperienza, ritengo possa valere nel 90% delle situazioni. Normalmente il risultato dell'elezione del candidato apicale (presidente di regione, sindaco etc.) è già scritto nella realtà che precede la campagna elettorale, perchè è il portato delle condizioni sociali, economiche e politiche nazionali e locali al momento della campagna elettorale. In Italia le grandi eccezioni a quella legge furono le due grandi rimonte di Berlusconi nelle elezioni politiche del 2006 e del 2013. Nel caso dell'ultime elezioni in Umbria la concomitanza di tutte le condizioni di partenza, nazionali e locali, era sfavorevole al centro sinistra e ai 5 stelle e invece molto favorevole al centrodestra. In questi casi è sufficiente non sbagliare il candidato e non incorrere in gravi e clamorosi infortuni in campagna elettorale e le sorti delle elezioni sono già scritte in partenza. Ovviamente non parliamo dell'elezione del singolo consigliere regionale o del risultato della singola lista di una coalizione, ma del risultato che conta, quello decisivo dell'elezione del Presidente di Regione.

Quindi mi stai dicendo che era irrilevante che la candidata Tesei utilizzasse a fondo i social? La Presidente Tesei ha fatto bene a comportarsi come si è comportata. Come ho scritto nel mio libro (ndr Internet e comunicazione politica. Strategie, tattiche, esperienze e prospettive. 2016 - Franco Angeli editore) la "comunicazione è un abito su misura". Di conseguenza se lei non si sente un "animale politico da social" fa bene a non utilizzare facebook e a usare strumenti di comunicazione diversi. Adesso che è presidente, il fatto essenziale è non smettere mai di comunicare, con attenzione e con equilibrio. Ciò significa non essere iper presenzialisti, ma neanche commettere l'errore di far parlare di sé solo i media o solo gli avversari. Occorre continuare a comunicare in prima persona e questo si può fare in tantissimi modi, con strumenti diversi, non necessariamente con la pagina Facebook.

La strategia del silenzio social ritieni che possa essere protratta a lungo senza danneggiare la reputazione per la campagna 2024? Ritengo di sì. La presidente Tesei ha usato i social solo in campagna elettorale. Lo aveva fatto anche per le elezioni politiche del marzo 2018 e sempre come canale broadcast. Se tornerà ad usarli così fra quattro anni e mezzo dimostrerà una sua coerenza comunicativa. Nessuno rimarrà deluso da questo. Infatti uno dei punti centrali nella riflessione sull'utilizzo dei social, a volte sottovalutato, è che essendo i social un luogo di incontri e di relazioni come tutti gli incontri e relazioni se le avvii e poi non riesci più a "starci dietro" inevitabilmente l'effetto delusione risulta essere molto più nocivo rispetto all'effetto che provochi nel momento in cui non lo usi. La gente lo sa e dunque si regola di conseguenza. Immagino che la presidente Tesei abbia messo in atto strategie di comunicazione e di presenza diverse dai canali social: ad esempio interviste alle emittenti locali, oppure, considerando le dimensioni dell'Umbria, potrà certamente garantire una presenza  fisica ripetuta più volte nei 90 comuni umbri durante i 5 anni di mandato, comunicando così "fisicamente" con i cittadini e con i media locali. La presenza fisica nei luoghi, che dimostra forte attenzione al territorio, è del resto pienamente coerente con la logica salviniana. (ndr si consideri che per Salvini è stato coniato l'acronimo TRT ovvero Televisione, Rete, Territorio  https://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/segreti-del- successo-salvini-la-centralita-mediatica-gli-errori-dei-suoi-avversari /). Se governi bene, con provvedimenti idonei, e vai nei comuni ad illustrarli incontrando direttamente cittadini ed imprese, arrivi a comunicare più realmente con gli elettori e a lasciare una "traccia di te" più forte e profonda che impegnandoti nella faticosa relazione quotidiana che dovresti instaurare in prima persona nei social, distogliendo energie preziose dall'azione di governo.

Se la presidente in quanto istituzione rimane fuori dal dibattito social in prima personal quali rischi vedi per la dialettica politica? La dialettica politica fra maggioranza e opposizioni non si fa sui social ma nelle sedi istituzionali. È lo stesso criterio, a parti rivesciate, in base al quale l'opposizione non ha partecipato agli Stati Generali del premier. Le discussioni fra maggioranza e minoranza devono avvenire nelle sedi proprie, non nei social. Ovviamente se il governatore o il sindaco hanno una naturale vocazione alla presenza social è giusto sfruttare questa capacità ma non è un obbligo. Vale ciò che ho detto prima: la comunicazione è un vestito su misura. È invece la presenza social dell'istituzione Regione che può essere un utile elemento di comunicazione. Comunicazione, non propaganda. Fare in modo che l'istituzione regionale in tutte le sue articolazioni abbia una presenza social molto forte, che consenta il "dialogo e l'ascolto" effettivo con i cittadini è un dovere e una opportunità. Un dovere per governare e rendere conto conto al meglio. Una opportunità perché se i cittadini avranno ascolto e risposte puntuali non potranno che ricordarsene nella futura campagna elettorale, in quanto avranno fatto l'esperienza di un ente e di un governatore vicino e attento, in maniera puntuale e fattiva. Chi governa ha in mano delle leve di comunicazione autentica con i cittadini (ascolto/risposta) che l'opposizione non ha. Per questo l'opposizione per forza di cose deve posizionarsi sui social, per trovare spazi di presenza, di proposta e di attacco alternativi a quelli di cui dispone chi governa. Sempre nel rispetto dei tre presupposti di base: la comunicazione è un abito su misura; i social sono un ambito di incontro e di relazione. Essendo internet è un bambino piccolo che ha sempre fame e che non può alimentarsi da solo richiede continuità, pazienza e capacità di ascolto.

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Dino Amenduni, classe 1984, di Bari, è socio, comunicatore politico e pianificatore strategico dell'agenzia di comunicazione  Proforma. Cura due laboratori di comunicazione politica ed elettorale all'Università di Perugia e di Torino. Collabora con La Repubblica e Wired. Caro Dino, puoi dirmi quanto condividi della mia riflessione della settimana scorsa su PerugiaToday?
Hai fatto una riflessione interessante. Abbiamo visto in questi anni quante volte il comportamento elettorale dei candidati nei social non coincideva con quello successivo e quindi il loro utilizzo declinato in chiave meramente strumentale alla  propaganda elettorale. In genere gli utenti social mal digeriscono questo comportamento.  Il fatto di aver messo in evidenza un cambio di orientamento così netto pone due questioni: 1) chi gestiva effettivamente i social durante la campagna elettorale? 2) quale è l'idea di democrazia digitale che sottende ad una scelta di questo tipo, utile per conquistare il consenso, molto meno per il confronto dialettico durante l'azione di governo?

La strategia del silenzio social ritieni che possa essere protratta a lungo senza danneggiare la reputazione per la campagna 2024? In termini generali, se tu rimani  “silenzioso” ovvero assumi un atteggiamento di "low profile" istituzionale su ogni canale, in termini strettamente comunicativi ci può anche stare come scelta. Chiaramente questo atteggiamento si va a scontrare con le aspettative degli utenti social ma dal punto di vista della comunicazione si mantiene una coerenza di stile e posizionamento. Altro discorso invece è se tu adottassi una strategia di "silenzio social" e comportamenti decisamente diversi sugli altri canali comunicativi. Se dove non c'è il contraddittorio occupi tutti gli spazi possibili e accetti questo tipo approccio, daresti la percezione che a te Governatore interessa solo "dire la tua" evitando il contraddittorio ed il confronto con i cittadini. A questa riflessione aggiungo un “caveat” segnalato nel periodo dell’emergenza covid19. Nel pieno dell'emergenza e della pandemia abbiamo visto in questi mesi soprattutto rispetto a presidenti di Regione che corrono verso la ricandidatura, che il non farsi sentire in assoluto potrebbe dare l'effetto opposto cioè non quello che può essere positivo,  di  persone particolarmente "serie" ed impegnate nel governo dell'emergenza ma quello di persone distanti dai cittadini. In termini di strategia generale di basso profilo, ritengo però che in un contesto pandemico di emergenza una presenza social sarebbe opportuna soprattutto per mostrare vicinanza ai cittadini.

Se la presidente in quanto "istituzione" rimane fuori dal dibattito social in prima personal quali rischi vedi per la dialettica politica? Prima di tutto c'è la questione che è molto interessante e controversa dei canali istituzionali dell’ente. Si dibatte da anni su come le Istituzioni debbano essere presenti sui social. Se cioè l'ente pubblico nei suoi profili social e istituzionali debba essere in qualche modo sullo stesso piano del Presidente, se debba avere più spazio o meno spazio, o se accettiamo l'idea della comunicazione personalizzata e dunque di canali che sono il moltiplicatore in prima persona dei comunicati e news del presidente.. Non è detto che il silenzio della presidente determini la "scomparsa della comunicazione dell'Istituzione social della Regione. Se strategicamente si è deciso di tenere un atteggiamento istituzionale, pienamente centrato sullla “legge 150” (ndr https://www.diritto.it/osservatori/comunicazione/comun_05.html ) sarebbe molto interessante da studiare. La comunicazione dell’ente più "alta" di quella del presidente, con una cifra comunicativa centrata sull’ascolto, sulle informazioni di servizio ai cittadini. Se mancasse ovviamente sia la comunicazione del presidente che quella istituzionale dell'ente, di fatto mancherebbe il concetto stesso di "comunicazione" e sarebbe un disastro perchè comunque i consiglieri di minoranza nel dibattitto social intereverrano, così come quelli di maggioranza e gli assessori, e mancherà una voce importante che alla lunga danneggerà la reputazione stessa del personaggio perchè non essendoci il contraddittorio sarebbe sottoposta ad un fuoco di fila continuo.
E' inevitabile che si parli della Presidente della Regione perciò è importante e interessante valutare se al profilo basso della presidente corrisponde un profilo alto, tempestivo e dinamico dei social e della comunicazione istituzionale dell'ente regione. dal punto di vista formale e di esperimento questo sarebbe persino un atteggiamento anche molto più elegante e corretto da valutare nel medio periodo.
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CONCLUSIONI
Due ottimi contributi e ulteriori spunti di riflessione da queste due interviste per le quali ringrazio
di cuore Antonio Palmieri e Dino Amenduni.
In sintesi potremo estrapolare almeno 4 concetti ed indicazioni base che emergono direttamente
o indirettamente da entrambe le riflessioni per una “buona comunicazione”:
1) mai smettere di comunicare;
2) mantenere sempre un equilibrio e coerenza nello stile e tono comunicativo nei diversi canali;
3) la comunicazione è un abito su misura, non esistono modalità e scelte che vanno bene sempre e
per chiunque;
4) occorre essere autentici e rispettare gli utenti dei diversi mezzi di comunicazione non
deludendo le loro aspettative che derivano anche dalle differenti possibilità offerte dai mezzi
tecnologici

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