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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

L'INTERVENTO di Andrea Fora | Basta campanilismi, tutelare l'Ospedale di Perugia per tutelare la salute di tutti

Il capogruppo Andrea Fora ha spiegato che, per tutelare tutti e permettere i servizi, è necessario lasciare tutelare l'Ospedale di Perugia che si deve occupare solo dei casi gravissimi di Covid delegando ad altre strutture il compito maggiore

C'è bisogno di ragionare, analizzare e non semplicemente leggere i dati che arrivano dal fronte covid e le ipotesi (spesso sproloqui) che arrivano dai palazzi per arginare questa seconda ondato. Cosa fare per mettere in sicurezza gli ospedali umbri dall'invasione del Covid che rischia di bloccare le visite, gli interventi chirurgici e gli ambulatori per le altre malattie ormai di routine e che fanno più vittime del virus cinese. Il capogruppo Andrea Fora ha spiegato che, per tutelare tutti e permettere i servizi, è necessario lasciare tutelare l'Ospedale di Perugia che si deve occupare solo dei casi gravissimi di Covid delegando ad altre strutture il compito maggiore. In questa maniera non si penalizzano le eccellenze in ambito sanitario presenti nel nosocomio perugino per gli altri interventi salva-vita.

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di Andrea Fora - Capogruppo Patto Civico per l'Umbria 
La seconda ondata pandemica si sta abbattendo con molta forza in tutto il nostro Paese. L’Umbria che, grazie al lock down non era stata intensamente colpita nella prima fase ed aveva dato una risposta sanitaria eccellente, sta tornando sotto pressione ad iniziare dall’azienda ospedaliera di Perugia. Intendo lanciare con urgenza un messaggio chiaro e forte: dobbiamo mettere in sicurezza l'Umbria e per farlo è fondamentale tutelare l'alta specialità e professionalità che c'è all'interno dell’azienda ospedaliera di Perugia.

Alla prima ondata pandemica il principale ospedale della Regione è stato in prima linea grazie all'impegno di tutto il personale sanitario e amministrativo e grazie all'abnegazione di alcuni reparti in particolare. Ma altri hanno dovuto fare un passo indietro perché l'attività elettiva non trovava spazio. Ancora oggi ne paghiamo le conseguenze con liste di attesa che non si riescono a smaltire nonostante gli sforzi degli operatori e morbidità dei pazienti non correlata al Covid in aumento. Occorrerà assumere nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore, delle decisioni di politica sanitaria molto difficili che non possono tenere conto dei compromessi legati al bilanciamento dei localismi o peggio ancora vicinanze politiche. Questo non può essere il momento dei campanilismi e degli egoismi di Sindaci e Territori.

Non è il tempo di puntare l’indice sugli errori, ma quello di richiamare tutti con urgenza all'assunzione delle proprie responsabilità. È il momento di far emergere ancora una volta quella splendida capacità che abbiamo noi italiani di far fronte in maniera compatta all'emergenza. Perché siamo di nuovo in emergenza e non possiamo fingere che non sia così. Nella prima ondata, grazie ai nosocomi di Pantalla, Foligno, Città di Castello, Orvieto che si sono caricati di percorsi Covid in maniera programmata o accidentale, la pressione sul Santa Maria della Misericordia si è potuta tenere sotto il limite estremo. Ora quel punto rischia di spezzarsi.

Al momento, al Santa Maria della Misericordia si ha la percezione che le cose si stanno modificando in fretta e nei corridoi si vocifera di nuove chiusure delle attività ambulatoriali e di tutte quelle procrastinabili ( come, purtroppo, la chirurgia elettiva). Si avverte la mancanza di una programmazione a lungo termine che tuteli, con un disegno preciso, quanto si è andato costruendo negli anni in termini di professionalità e specificità a favore degli utenti e a tutela della loro salute intesa come "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia (def OMS). Costruire in un momento di emergenza è una sfida difficile, ma proprio quello che dobbiamo fare qui e ora.

La contagiosità della patologia COVID vedrebbe come unica scelta percorribile quella di dedicare una struttura solo ed esclusivamente all’accoglienza dei pazienti affetti da questa patologia. Questo comporterebbe una riduzione dei rischi associata ad una ottimizzazione delle risorse anche economiche; ma al momento, il percorso dedicato sembra vacillare e quanto costruito nella prima fase, sembra sgretolarsi sotto la naturale voglia di ognuno di noi di riprendere una vita “normale” e sotto pressioni che nulla hanno a che vedere con una sana programmazione sanitaria.

Il trattamento delle fasi acute e gravissime di #covid e delle tante altre malattie che se non curate possono determinare un grave aumento della morbidità e della mortalità debbono continuare a trovare in Perugia il centro di eccellenza regionale che ormai si è costruito negli anni. Pensare di spostare l’alta specialità chirurgica, per esempio in altra sede è non riconoscere il valore di quello che si è costruito in passato e non comprendere che per ottenere quell’alta specialità si sono investite tante risorse, economiche ed umane, che non possono essere rimpiazzate con una delibera. Perché questo sia possibile è fondamentale che il trattamento Covid, ad iniziare da quello sub intensivo, venga decentrato in altre strutture per evitare che all’emergenza Covid che ci interesserà se ne aggiungano, purtroppo, tante altre. Politici e dirigenti sanitari mettano in campo subito quanto necessario.

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