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Intervista, Barbarito: "La mia verità su Lupi, Incalza, Girlanda... e il centrodestra umbro"

E' stato l'uomo ombra di Girlanda, giornalista e ora consigliere comunale di opposizione. Parla delle grandi opere, del Ministro Lupi e della coalizione di centrodestra per le Regionali 2015


Ieri Maurizio Lupi ha rassegnato le dimissioni da Ministro delle Infrastrutture e Trasporti dopo la scandalo che ha portato alla scoperta del “sistema” che pilotava grandi opere in tutto il Paese, per un valore di 25 miliardi. Jacopo Barbarito, braccio destro di Rocco Girlanda, ex sottosegretario a quel dicastero, ha avuto modo di conoscere alcuni dei protagonisti di questa vicenda. A partire dal ministro Lupi e Ercole Incalza. Cosa ci può dire in proposito? “Ho avuto l’onore di ricoprire l’incarico di capo segreteria di Rocco Girlanda, nel suo ruolo di sottosegretario di Stato e segretario del Cipe, a soli 27 anni, da maggio 2013 alla fine di febbraio del 2014. In questo lasso di tempo ho avuto modo di conoscere sia il Ministro che il suo staff. Di Lupi ho sempre apprezzato le sue qualità umane, il suo pragmatismo e l’innato intuito e intelligenza che lo hanno sempre reso uno degli elementi di spicco, più noti e apprezzati, di Forza Italia prima, del Pdl poi e, infine di Ncd. Con Ercole Incalza, nell’ambito del mio ruolo, ho lavorato e collaborato, avendo modo di apprendere molto a livello tecnico, tanto più a fronte della mia formazione classica. Incalza nel settore delle infrastrutture è da tutti riconosciuto come un’enciclopedia vivente e un “mostro” di preparazione e competenza, tanto tali qualità erano evidenti anche nell’ambito di occasioni quali le riunioni preparatorie alle sedute del Cipe, che hanno carattere interministeriale.  Si tratta sicuramente di uno dei tecnici più noti e rinomati nell’ambito della pubblica amministrazione centrale di questo Paese. Di tutto il resto non ho mai avuto il minimo sentore”.

Tuttavia è stato indagato anche Rocco Girlanda, che conosce molto bene. Cosa ci può dire a riguardo? “Posso giurare sulla totale estraneità dei fatti da parte di Rocco, con cui lavoro e “vivo” ormai da qualche anno. Lui è assolutamente sereno e ha piena fiducia nella magistratura inquirente. Io sono  totalmente convinto che ne uscirà in maniera trasparente e lineare, come è stato sempre il suo comportamento. Il lato della vicenda che lo vede attualmente coinvolto presenta dei lati su cui si farà luce nel corso delle indagini dal momento che si parla di un concorso in turbativa di un’asta per il conferimento di un incarico che poi è stata annullata e di un nome, quello di Girlanda, che compare unicamente in conversazioni altrui, come ho letto dai giornali e dal comunicato della stessa autorità portuale di Trieste, stazione appaltante dell’asta stessa, che certifica come quell’incarico non fu mai conferito. Di certo spiace vedere chi alimenta chiacchiere o voci da bar, senza conoscere i fatti, omettendoli o pubblicando stralci di intercettazioni, isolandole dai contesti 
e non esprimendo la completezza delle informazioni di cui si è con tutta evidenza in possesso. Spesso noi giornalisti siamo un po’ schiavi dei titoli ad effetto”.

Lei fa politica sin da giovanissimo e ha ricoperto un ruolo istituzionale di grande prestigio. Ora è anche amministratore locale. La più grande soddisfazione? “Faccio politica da quando ho 18 anni e la mia è una di quelle storie fantastiche di un bambino che scopre una passione e la segue, iniziando ad attaccare i manifesti da adolescente trovandosi poi, dieci anni dopo, nell’anticamera del consiglio dei ministri. Una passione vissuta sempre senza  nascondere i miei ideali, cercando di portare il mio contributo in tutte le sedi e i ruoli che ho potuto rivestire, avendo rappresentato peraltro, ad oggi, l’unico under 30 del centrodestra umbro ad aver mai ricoperto un ruolo istituzionale di questo livello. Ora sono consigliere di minoranza a Giano dell’Umbria e cerco di portare anche lì la mia pietra per una terra a cui sono molto legato. Ciò di cui vado più fiero è la stesura della proposta di legge, di cui Girlanda fu primo firmatario, per l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sull’affidabilità e l’imparzialità delle agenzie di rating nell’agosto 2012. Uno strumento ad uso e consumo della finanza e della politica internazionale contro l’Italia e il governo Berlusconi, a causa delle quali siamo stati affamati e di cui se ne sono accorti ormai tutti, ma con due anni di ritardo”.

Il centrodestra umbro è cambiato molto in questi ultimi anni. In meglio o in peggio? “Tutto il centrodestra vive una intensa fase di transizione, come era immaginabile con la fine del berlusconismo, la sua condanna dell’estate 2013 e i ripetuti tentativi di chi ha pensato di poterne raccogliere l’eredità o svuotarne il consenso. O fare, peggio ancora, meglio di lui. Anche in Umbria le cose hanno seguito questa piega, sull’onda di tanti personalismi che non hanno fatto bene a quell’area che si vanta di poter essere alternativa, e migliore, al centrosinistra”.

Però avete raggiunto una quadra su Claudio Ricci “Con un percorso tortuoso, in qualche modo casuale e, a mio giudizio, tutt’altro che concluso”. Tortuoso? A chi o cosa si riferisce? “Ricordo quando si ripeteva il mantra del candidato che doveva essere espresso dal partito di maggioranza relativa della coalizione. Poi ricordo la fine di questo concetto. Ricordo le primarie prima rigettate, poi abbracciate e infine dimenticate. Ricordo chi faceva a gara a saltare sul carro del sindaco Ricci e che ora sembra avere dei dubbi”.

Chi sarebbe stato il candidato ideale di Forza Italia secondo lei? “Il suo coordinatore regionale. Catia Polidori è una parlamentare al secondo mandato che è stata vice ministro allo sviluppo economico e presidente di un’associazione di categoria di livello nazionale. Chi meglio di lei? È giovane, sa parlare, si presenta bene. Inoltre credo fermamente che nei momenti di difficoltà, siano i “generali” a dover andare in prima linea e guidare le truppe”.

La lista dei “fittiani” guidati da Pietro Laffranco potrebbe rimescolare le carte nel centrodestra? “Non è il solo esponente di centrodestra che sembra avere dei dubbi ad oggi. Ricordo però come fare una lista sia facile. Dargli un futuro, una prospettiva, una logica, un appeal elettorale e una ragion d’essere è molto più difficile. Pietro Laffranco fa politica da sempre e non è uno sprovveduto. È una risorsa per Forza Italia e il centrodestra umbro, nel solco della sua storia. Ma, allo stesso tempo, va considerato tale. Non scordiamoci che Alleanza Nazionale aveva più voti di Forza Italia in Umbria, nella maggior parte delle competizioni elettorali e ora lui rappresenta l’ultimo esponente di quella storia, che non ha scelto di percorrere una strada sicuramente più identitaria ma, altrettanto sicuramente, molto più minoritaria.

Quindi Forza Italia non deve perdere questa opportunità? “Sarebbe criminoso, anche perché è necessario fare una lista ampia, variegata, competitiva,  anagraficamente varia, capace di essere veramente rappresentativa. I partiti sono fatti di uomini, di idee e di esempi: bisogna essere quello che si dice o si crede di incarnare e di proporre. E qui, credo, sta la debolezza della politica di oggi. Di Certo a Forza Italia non basta più il nome di Berlusconi. Non bastano i curricula a gestire le risorse umane: le persone vanno comprese, capite e sapute gestire al meglio. Occorre quindi un criterio inclusivo e coraggioso, anche e soprattutto nei confronti degli amministratori, sindaci o meno, che ogni giorno vivono le difficoltà della politica e dell’amministrazione, fanno una palestra quotidiana e si sono misurati col consenso dell’elettorato. E soprattutto di giovani, rodati e capaci: ce ne sono tanti ma spesso tendono a nascondersi perché non coinvolti, non motivati o peggio ancora schiacciati dalla preoccupazione dei più ‘grandi’ di trovare chi possa mettergli a rischio la poltrona. Ma anche causa loro, che sono meno portati a combattere battaglie di partito o a strutturarsi per emergere. Per questo vedrei bene un’associazione che unisca i giovani amministratori che rappresentano la classe dirigente del futuro e delle risorse umane preparate che abbiano qualcosa da dire, sappiano ciò di cui parlano e che non vanno avanti a slogan o alla ricerca di un posto di lavoro per uno stipendio comodo per 
cinque anni”.

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