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L'INDISCRETO di Maurizio Ronconi | Pride, una occasione mancata e un errore politico: sindaci di centrodestra e patrocinio negato

Una manifestazione che non ho mai apprezzato, non ho mai condiviso, ho sempre politicamente criticato, il Pride, che non infrequentemente con i suoi partecipanti, almeno alcuni, è scivolata verso la blasfemia e sicuramente verso il cattivo gusto, ma che coloro che hanno incarichi istituzionali di rappresentanza complessiva non possono liquidare con un approssimativo diniego ma considerare come una parte, di certo minoritaria ma per questo non da trascurare e considerarla, come deve essere, una presenza in una società complessa e composita come quella di oggi.

Il dibattito e le successive scelte che ne sono conseguite, sono paradigmatiche di una classe politica, quella di oggi, in larga parte impreparata e per questo troppo spesso arroccata su ideologismi che contribuiscono ancora di più a dividere e frammentare in un tempo in cui ci sarebbe bisogno del contrario. Hanno stupito negativamente i dinieghi dei sindaci di Perugia e Terni a dare il patrocinio ad una manifestazione che certamente non chiedeva finanziamenti ma un simbolico riconoscimento da parte delle Istituzioni. I motivi del diniego rimangono davvero incomprensibili sia dal punto di vista istituzionale che politico.

C'è la sensazione che questi sindaci di centro destra fatichino troppo a mettere da parte la divisa di appartenenza, a scendere dalla curva della tifoseria per proporsi davvero come rappresentanti di tutta la comunità amministrata, sia di quella amica politicamente sia della parte che non li ha votati. Ma il loro ruolo ed anche dovere sarebbe proprio quello. Di certo hanno perso un'occasione anche da un punto di vista strettamente politico. Offrire un argomento così ghiotto ai loro detrattori solo per lisciare il pelo a qualche intransigente supporter, appare una scelta anche rinunciataria e perfino meschina.

I politici di razza, quelli della 1 Repubblica ci hanno insegnato che si governa con scelte laiche, non laiciste, ma attenti alle attese e alle sensibilità di tutti. Giulio Andreotti si oppose fieramente all'aborto, alla legge e al successivo referendum ma da Presidente del Consiglio in carica, di certo con il cuore spezzato e con i suoi principi violati, firmò la legge sull'aborto pur definendo quel giorno il più brutto della sua vita. Prevalse il rispetto per le Istituzioni, per il volere della maggioranza sia parlamentare che popolare, la laicità nella conduzione dello Stato.

Quello che è mancato ai nostri due sindaci ma, bisogna ricordarlo non alla Presidente della Regione che ha avuto la determinazione di sfidare perfino i parlamentari e i consiglieri regionali del suo partito, la Lega, deliberando, di certo non a cuor leggero, per il patrocinio della regione al Pride umbro.
E’ uno dei pochi segni, ma importante, della maturazione della convinzione di una rappresentatività complessiva anche se forse della sola Presidente della Giunta regionale e non di tutto il centro destra.

L'integralismo è forse il più serio rischio, la deriva più inquietante in cui può incorrere una parte politica, una involuzione ancor più singolare per una parte che vorrebbe invece rappresentare ed esaltare il liberalismo. Non c'è dubbio che la presunzione spesso spinge verso rive opposte a quelle a cui, a parole, si vorrebbe approdare. Questo è il morbo di una parte del centro destra umbro. Ed è una malattia grave.

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