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L'INDISCRETO di Maurizio Ronconi | E se Matteo Renzi non fosse finito? La sfida del Quirinale e il grande centro all'orizzonte

Non è che sulla scena politica ci siano sconvolgenti novità. Lo fu allora Berlusconi ma ormai è fiaccato dagli inarrestabili dati anagrafici. Salvini, una brutta fotocopia su base nazionale e populista del Bossi nordista e separatista. La Meloni anch’essa non delle migliori discendenti del Fini post fascista, ma davvero post, europeista e impegnato per una destra moderna e riscattata dalle nostalgie. Progetto che invece a Giorgia, troppo ancorata ad una destra che vuole dissimulare il passato, ancora non riesce. Letta un segretario in grisaglia, serio e puntiglioso ma che non fa sognare. Grillo è già finito e Conte è ancora un apprendista politico che non si sa se riuscirà a superare gli esami.

Rimane Matteo Renzi che i detrattori ma anche alcuni amici, chiamano il “cazzone” di Rignano. Sulla genesi dell’appellativo c’è poco da capire, un termine di per sé olofrastico, una sintesi di quello che è, il suo difetto o il suo pregio, secondo i punti di vista. Ma di certo è lui la novità. Volenti o nolenti. La sua ascesa politica fece il paio con il suo modo di fare politica. Travolgente. Da democristiano, come molti allora convertito alla tiepida sinistra della Margherita e poi al Pd, si fece notare da presidente della Provincia di Firenze e poi soprattutto dallo scranno che fu di La Pira. Non è che assomigli almeno un po’ al politico visionario e santo, anche se a lui piaceva , senza grande successo, imitarlo, ma quella ascendenza lo aiutò a farsi largo nella palude della politica. E ci riuscì, e quanto ci riuscì.

Segretario a furor di popolo di un partito, il Pd, che solo in parte era suo, e che, pensionando i “grandi vecchi”, proiettò ad un incredibile 40% di consensi. Quasi un italiano su due era con lui! Poi l’avverarsi del sogno, sigillato da uno “stai sereno” al povero Letta, ovvero la Presidenza del Consiglio dei Ministri,Palazzo Chigi, per il “cazzone” di Rignano. Non fece male, portò il pallido Mattarella al Quirinale, ma poi di nuovo prese il sopravvento la “cazzonaggine” e perse rovinosamente un referendum giusto ma inquinato dalla sua inopportuna interferenza. Da lì il declino, inarrestabile, rovinoso, fuori dal Pd, tradito anche da chi fu portato in Parlamento da lui, ora a capo di un manipolo di parlamentari anche tremebondi per un futuro per loro ormai assai incerto. Eppure Renzi ancora appare il solo a poter dare una svolta decisiva alla politica.

Si riconosca che una prima spallata la dette facendo sfrattare da Palazzo Chigi l’inquilino “per caso” Conte e soprattutto favorendo l’ascesa di quella specie di salvatore dell’Italia che si è rivelato Mario Draghi. Una soluzione a cui in tanti pensavano ma che solo Renzi riuscì ad imporre. Ed è ingeneroso averlo dimenticato continuando a dipingere Matteo, che ha salvato la barca di tutti, come uno squallido faccendiere di provincia. In realtà Renzi è l’unico, dopo Andreotti e forse Craxi, ad essere riuscito a tessere una importante rete di relazioni internazionali e poi, soprattutto perché è un “cazzone”, riesce perfino a fare il conferenziere ben remunerato. Ma questo non è un peccato, sono molto più colpevoli i tanti inetti che siedono sfaccendati ed inutilmente in Parlamento. Renzi ormai è un bersaglio. E’ il bersaglio, tanto da pubblicare illegittimamente sui giornali perfino i suoi conti correnti personali, cosa da far rabbrividire per la gravità ma ancor più per il silenzio compiaciuto di gran parte dei politici avversari ma anche dei finti amici. Un serpaglio.

Ma Matteo non è ancora finito. Mettendo da parte, sia lui che Calenda, ma anche altri personaggi di storie minori, anzi minime, egoismi, super ego, presunzioni, se dovesse riuscire, dopo Mattarella, a favorire un nome per il Quirinale ma soprattutto farsi capofila della nuova aggregazione di centro, che tanto manca, tanto auspicata dai moderati benpensanti, che in Italia non sono mai stati pochi, perfino dall’Europa e dagli alleati oltre atlantico, oltre che dalle classi imprenditoriali e produttive del paese, confermerebbe d’essere un match winner che sa vedere ben al di là del proprio naso, perfino oltre l’orizzonte. In questo l’essere “cazzone” lo potrebbe aiutare.

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