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Europee, Zaffini candidato per Fratelli di Italia: il "suo" manifesto sulla Ue

Franco Zaffini, capogruppo di Fratelli d'Italia, ha accettato la candidatura per la Circoscrizione Centro per le europee del 25 maggio 2014. Correrà per il partito di Giorgia Meloni. Ecco il suo manifesto sull'Europa

Franco Zaffini, capogruppo di Fratelli d'Italia, ha accettato la candidatura per la Circoscrizione Centro per le europee del 25 maggio 2014. L'esponente della destra umbra correrà per il partito della Meloni e lo ha annunciato anche inviando una propria riflessione sull'Europa che dovrà venire fuori dal prossimo parlamento europeo dopo le contestazioni e le contraddizioni della moneta unica. Di seguito il suo intervento.

di Franco Zaffini* Candidato alle Europee del 25 maggio con FDI

L’Unione Europea deve essere una risorsa per i popoli degli Stati nazionali. E’ questo lo spirito profondo in base al quale i padri fondatori hanno inteso agire. Purtroppo, però, l’Europa di oggi è cosa diversa da quella virtuosa cooperazione che si auspicava alla sua nascita. Questo non vuol dire che quel progetto debba essere abbandonato o considerato fallito, è certo però che un cambiamento di rotta e di prospettiva è oggi diventato indispensabile. L’Europa di oggi si è trasformata da potenziale risorsa diffusa a ostacolo burocratico ed economico per lo sviluppo e la crescita armoniosa di tutti i popoli che la compongono.

Perché il progetto originario dell’Unione Europea riesca a dispiegare i suoi effetti positivi, in uno scenario internazionale sempre più complesso e articolato, è necessario reindirizzare le logiche fondanti dello stare insieme. A livello politico si è parlato troppo poco di identità europea e troppo di mercati e condizioni economiche. Se l’Unione Europea, così come ogni istituzione, deve essere al servizio dei cittadini, la principale preoccupazione di chi costruisce quotidianamente il senso dello stare in Europa dovrebbe essere quella di costruire una identità condivisa che sia un mosaico virtuoso di identità e specificità nazionali. Proteggere ed esaltare le diversità culturali significa sostenere un valore, che è anche economico, che rende l’Europa competitiva nei confronti del resto del mondo.

Le istituzioni europee non dovrebbero rappresentare, come invece accade, un ulteriore vessatorio passaggio burocratico che si frappone tra le imprese e il loro sviluppo, tra i cittadini e la loro piena realizzazione professionale. Al contrario, le istituzioni europee devono diventare “facilitatori” di procedure e di possibilità. La supremazia economica della Germania ha rafforzato la tendenza all’affermazione di un modello economico, culturale e politico omogeneo. Il no ad un’Europa germanocentrica, quindi, è un no rivolto ad un certo modo di interpretare il senso dell’unione Europea, delle sue istituzioni e dei suoi poteri. Se l’economia non fosse l’unico interesse collante dell’unione, la Germania non eserciterebbe un’egemonia pressoché assoluta che viola e mortifica le singole sovranità nazionali.

L’Europa delle banche, degli interessi economici, della burocrazia distante e incomprensibile, sostenitrice dell’omologazione culturale ed economica, deve lasciare il passo ad un’unione di popoli sovrani che sappia esaltare e qualificare le singole specificità nazionali e favorire lo sviluppo reale delle comunità e dei singoli. Costruire un’identità europea attenta alle specificità e rispettosa di tradizioni e valori nazionali, significa spostare l’azione e il potere, dai governi ai popoli, dalle banche ai cittadini. Significherebbe togliere potere a quel modello economico e culturale imposto dalla Germania. Vogliamo stare in Europa, ma con l’intento esplicito di ricostruire questa Unione sulla base di un più solidi principi di libertà, equità e sovranità.

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