Fascio restaurato al Mercato Coperto, il sindaco Romizi: "I miei simboli sono la Repubblica e la Costituzione, ma la storia non si cancella, si studia e si affronta"
Il primo cittadino: "Non si può attribuire la paternità o maternità della scelta di lasciare in vista i fasci a quella forza politica o a quell’assessore, che, tra l’altro, neanche era assessore al momento dei fatti"
Il fascio littorio spuntato nei restauri del Mercato Coperto ha suscitato un dibattito dai toni molto accesi. Dopo giorni di silenzio, il sindaco Andrea Romizi ha deciso di intervenire, usando i toni che lo contraddistinguono: pacatezza, riflessione, contestualizzazione. Non è una difesa del fascismo, non esprime toni di censura verso vignette e poesie satiriche, ci mancherebbe, ma è anche una nota di biasimo per chi si erge a difensore della democrazia, a differenza di altri che avrebbero voluto (il sindaco dibadisce che non vi è alcun intento politico nel restauro) celebrare così il Ventennio.
Pubblichiamo di seguito per intero il lungo post del sindaco Romizi.
Ho ascoltato e letto con attenzione e interesse i diversi contributi offerti sulla vicenda dei dipinti murali raffiguranti due fasci littori, riemersi a seguito dei lavori del Mercato coperto. E mi dispiace che in parte la discussione sia scaduta in immaginifiche ricostruzioni viziate dal pregiudizio e dalla strumentalizzazione. Da queste mi corre l’obbligo di partire prima di entrare nel merito della questione.
Va anzitutto sgomberato il campo da considerazioni che, pur se suggestive e funzionali ad una certa narrazione, sono del tutto infondate e artatamente inventate ed in quanto tali gravemente ingiuste e quindi da rigettare con fermezza. A cosa e chi mi riferisco? A chi vuole dipingere il sindaco quale prigioniero di un manipolo di reazionari nostalgici, prevaricatori e sovvertitori dell’ordine democratico: “? ?? ?????? ?’??? ????????? ? ?? ?????? ???: ??????!” scrive qualcuno con i panni del poro Bartoccio.
Sullo stesso filone altre fantasiose congetture che arrivano ad attribuire la paternità o maternità della scelta di lasciare in vista i fasci a quella forza politica piuttosto che a quell’assessore, che, tra l’altro, neanche era assessore al momento dei fatti.
Scrive un nostro concittadino su Facebook: “? ????????, ????????????? ?’????????? ??? ????? ? ??????, ?? ???? ?????, ??????… ?????? ?? ??????????? ? ?? ?? ????? ??? ?????? ????? ??????????????…”. È una cosa non vera! Quale è il rispetto per le persone che spinge ad inventare simili allusive circostanze? Nessuno. Alla evocata Forza dei Simboli andrebbe affiancata la Forza del Rispetto.
C’è chi poi, nella simpatica vignetta che riporto, mi raffigura ammirare il fascio con nelle mani un randello e una bottiglia di olio di ricino. Per carità, è satira e la satira deve essere libera e irriverente altrimenti non sarebbe tale; ma di norma, anche se in maniera caricaturale, un appiglio con la realtà lo si dovrebbe mantenere. Quale esso sia nel caso di specie questo appiglio mi sfugge.
Ad ogni modo viva la satira e viva la libertà, sempre!
Ciò che invece è più difficile da accettare è uno strisciante pregiudizio, il mal pensiero di professione, la pretestuosa maldicenza, figli di un senso di superiorità morale di coloro che da sempre ritengono di potersi ergere a difensori della democrazia e di una repubblica, che è anche la mia Repubblica.
Vero, in Italia c’è una destra che deve ancora fare i conti con il ventennio e sono il primo a dolermene.
Ma è altrettanto vero che c’è una sinistra che continua a coltivare l’assurda e pericolosa pretesa di essere essa l’esclusiva depositaria dei valori democratici e dei principi costituzionali. C’è una sinistra che coltiva presunzioni assolute e guarda l’altro con circospezione e sospetto.
In un caso e nell’altro non si onorano quanti, uomini e donne, militari e civili, di molteplici e talora opposti orientamenti politici, o apartitici come il comandante Bisagno, si sono spesi con un impegno unitario per la Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista e per la costituzione di una Repubblica democratica. Paradigmatico di questo atteggiamento un commento ad un post sui fasci del mercato: “????? ??? ?????????, ??? ??? ??????? ?? ??????? ?????????, ?????? ??????????? ??? ????? ?? ?????? ??? ?????????? ? ??????? ?? ?? ??????? ??????????!”.
Ma che tristezza questa affermazione e quanto è povero il pensiero che porta con sé. Cara amica di Facebook, nella Repubblica e nella sua Costituzione e nei valori che essa incarna è fortemente radicato il mio essere cittadino. Questi sono i miei simboli: la Repubblica e la Costituzione.
Ancora più difficile da accettare è quando queste insinuazioni vengono rivolte alla tua famiglia. Ricordo come fosse ieri che, alcuni anni fa, in occasione della giornata della memoria, un tale scrisse sui social che ero nipote di un fascista. È bene allora sapere che la nonna Luciana e il nonno Renato, per molti mesi e fino allo sbarco di Anzio, nascosero in casa Giorgio, Eva e la loro bambina Marina, una giovane famiglia ebrea. Come scrisse in quell’occasione mio fratello Francesco, comprensibilmente indignato, “? ????? ??? ????? ????????, ??? ????? ??????? ?????????, ????? ????????????? ?????”.
Che è successo allora a Perugia in quel del Mercato Coperto? Davvero il tentativo di una restaurazione con il pretesto del restauro? A Perugia è successo un fatto che sarebbe potuto capitare - come effettivamente è accaduto - ad ogni latitudine del nostro Paese. Di certo non c’è stata nessuna regia politica, nemmeno occulta. Né ho mai registrato per il disvelamento dei fasci manifestazioni di compiacimento, o peggio di eccitamento e gaudio, in alcun membro dell’Amministrazione. L’allora soprintendente ha spiegato bene essersi trattato di una scelta tecnica: “??? ??????? ????? ?? ?????? ???? ???????????? ?? ???? ????????”.
Si è valutato di ripristinare i segni del ventennio, tipici di un’opera realizzata nel 1932, semplicemente come testimonianza storica. Averli riportati alla luce non intacca in alcun modo l’adesione ai principi della nostra Carta costituzionale, al valore indiscusso della libertà, al ripudio della dittatura, della violenza e del razzismo.
Per quanto la scelta non sia stata politica, nulla osta alla possibilità, alla necessità di un dibattito. Non ritengo però accettabili speculazioni di parte. Anche perché ad assecondare un simile prurito verrebbe agevole ribaltare dette speculazioni, solo a considerare che l’amministrazione competente ha quale massima espressione politica il ministro Dario Franceschini del Partito Democratico.
E, ai fini di un’utile disamina, si consideri anche che le valutazioni operate dalla soprintendenza perugina non sono isolate, ma coerenti e in linea con quanto attuato diffusamente dalle soprintendenze di tutta Italia. Un caso su tutti, tra i più recenti: i fasci littori rispuntati dal fango alla Darsena di Milano, al tempo del Sindaco Pisapia, non proprio un “fascistone”.
Massimo Duranti ha poi ricordato l’affresco di Sironi presso l’aula magna della Sapienza: non in un mercato - e lo dico con l’affetto che da perugino nutro per il nostro mercato coperto -, ma nel cuore di una delle più grandi istituzioni universitarie italiane ed europee. Addirittura il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha presenziato alla cerimonia di presentazione del restauro filologico dell’imponente murale in cui sono stati recuperati i simboli fascisti in ossequio al dettato normativo di tutela dell’integrità dell’opera. Mi hanno colpito le parole utilizzate per l’occasione dallo storico Paolo Simoncelli apparse sull’Avvenire del 23 novembre 2017, che riporto fedelmente: “?? ???????? ??? ?????? ?? ???????? ?? ?????? ??????, ?? ?????? ????, ?? ??????? ????, ?????? ????? ?????????????? ??????? ??? ???????, ??????? ?????? ? ?????????: ?? ???????? ? ??????? ???? ? ????????? ???????? ????????. ??? ????????????? ?? ??????????? ??? ?? ??????? ????????? ???????; ?’??????????? ?????????-?????????? ???????? ?????? ?? ???????? ?’??????????? ????????? ????????? ??????? ??’?????????? ??????????? ?? ????????? ????????. ??? ??? ??????? ?????????? ?? ??????? ?? ??? ? ??? ??? ???????? ??????????? ?? ???????? ??????????? ?????? ?? ????????????? ?????????? ?? ?? ??????? ?????? ??????? ?? ?????? ??? ?? ?????. ?? ???????? ?? ??????; ? ??? ?????? ?????? ???????????? ??? ????? ????????????, ????????? ? ?????????”.
Chiaramente non sfugge neanche al sottoscritto che i fasci del mercato non sono opere d’arte alla stregua dell’affresco di Mario Sironi. Queste parole, però, irrobustiscono in me il convincimento circa la complessità del tema affrontato. Un tema di cui si potrà continuare a discutere, e manifesto la disponibilità mia e dell’Amministrazione comunale al riguardo, ma, sento di suggerire, di farlo tutti con onestà intellettuale, rigore e con un respiro alto, insieme a cittadini, associazioni, storici, esponenti del mondo della cultura e soprintendenza.
Già il dibattito fin qui condotto, al di là delle asprezze, non è stato né inutile né infruttuoso. Personalmente mi convince quanto proposto dal prof. Alberto Grohmann: alla base dei due fregi si potrebbe applicare un pannello con l’indicazione e la spiegazione storica che ponga in luce perché quella decorazione fu posta in un edificio pubblico del 1932. E, in un luogo così evocativo, quella spiegazione dovrebbe raccontare ciò che ha significato anche nella nostra città il fascismo, con il suo portato di privazioni, persecuzioni e dolore.
C’è chi chiosa minacciando di non entrare in un luogo effigiato con fasci littori. È chiaramente libero di farlo. Io invece, portando i miei bimbi al mercato spiegherò loro in quale epoca è stato costruito il mercato, in quale Italia e sotto quale dittatura, pregandoli di non dimenticare quella pagina sofferta ed il tanto sangue versato per riconquistare una libertà che non dobbiamo mai dare per scontata. Questo è lo stesso spirito, ne sono convinto, con cui le tante migliaia di studenti della Sapienza passeranno per la loro aula magna affrescata da Sironi.
Perché la storia non si cancella, si studia e si affronta. La memoria è il nostro patrimonio più grande. Ed è nella memoria che si compie ogni processo storico.
Andrea Romizi, sindaco di Perugia