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EDITORALE Elezioni, dall'onda lunga al rischio bassa marea della destra-centro: senza moderati, civici e umiltà si torna a casa, l'opposizione

Il centrodestra invece in questi 7 anni si è limitato a cavalcare l'onda, grazie all'ascesa di Salvini e la capacità di alcuni sindaci senza però costruire una vera rete territoriale

A un certo punto della vita, come in politica, passa l'onda lunga e arriva la bassa marea. E quando accade bisogna avere il coraggio di guardare il fondale per capire gli errori fatti, le divisioni sottaciute, la scarsa preparazione in alcuni settori e, in politica, una classe dirigente non all'altezza. Tutte buche nella sabbia che erano state coperte dal momento d'oro, dalla fortuna e da maggioranze passate pessime, dire poco. E' capitato al Partito Democratico, l'ex partitone padrone dell'Umbria, che se ne è corto troppo tardi e ora corre ai ripari per riconquistare terreno (e ci sta riuscendo in alcune zone); tocca adesso al centrodestra umbro, anzi alla destra-centro perché Forza Italia è relegata ad un misero 5 per cento (e fa poco niente aspettando il messia Berlusconi che nel frattempo ha raggiunto gli 85 anni), quando va bene, e i civici - le liste con i candidati che prendono i voti - se ne sono andati o con il Pd o per conto loro.

Ecco il primo punto che dovrebbero appuntarsi i segretari regionali e comunali di Fratelli d'Italia e Lega Umbria. Perchè le loro liste civiche sono così deboli rispetto alle altre (guarda Città di Castello e Assisi in particolare) ed è persino difficile metterle in piedi? Premesso che il centrosinistra gode ancora di una struttura sul territorio di tipo "militare", il centrodestra invece in questi 7 anni - dopo la vittoria di Perugia - si è limitato a cavalcare l'onda, grazie all'ascesa di Salvini e la capacità di alcuni sindaci (Romizi e Zuccarini su tutti) senza però costruire una vera rete territoriale in grado di dialogare e attrarre quegli elettori moderati, orfani di partito, che sfociano in comitati e poi liste civiche. E questo accade anche perché si considerano le elezioni comunali e regionali alla pari di quelle nazionali ed europee dove si sceglie un partito, un leader e una linea piuttosto che un candidato. Ma c'è anche dell'altro: a destra-centro si temono le liste civiche perché tolgono voti ed eletti ai partiti tradizionali che sono, anche in Umbria, follemente in competizione per un centinaio di voti in più e in meno. Un voto in più garantisce la segreteria e la speranza di qualche candidatura pesante, ma poi si perdono amministrazioni comunali, elettori e posti di governo che contano sui comuni. Questo è l'inizio della strada che porta all'opposizione ovunque.

Il Pd non ha insegnato nulla? Quando è passata l'idea della vocazione maggioritaria il partitone ha iniziato a perdere alleati, altri ne ha uccisi, si è rinchiuso nelle sedi, ed ha perso persino in Umbria, la rossa Umbria. Loro la lezione l'hanno capita ed ecco, seppur ancora malconci e divisi, forti del consenso dei benestanti e dei contratti garantiti, ritornare a dialogare con comitati, alleati-cespugli e persino con i nemici di sempre: i 5 Stelle. Invece il centrodestra dove può taglia le teste sui territori anche dei suoi, perché non allineati al volere della corrente dominante di turno. Senza moderati, civici, finti o veri che siano, non si corre per vincere. Eppure l'esempio c'è ed è sotto gli occhi di tutti: nel capoluogo un centrodestra che ha aperto e rispettato la civica Progetto Perugia - cattolici influenti e società civile - ha toccato il 60 per cento e la civica è di fatto il movimento più votato. La strategia funziona e aiuta a governare con più equilibrio. 

Altro appunto importante: ma come si può, su piazze difficili, scegliere candidati sindaci all'ultimo minuto, poco conosciuti, spesso non preparati, mandati allo sbaraglio? E peggio ancora: come si fa, per egoismo di partito, dividersi - già alleati e civici latitano - perché convinti che tanto, bene o male, al ballottaggio si va e ci si ritrova uniti gli ultimi 15 giorni prima del voto? E poi succede come a Città di Castello dove al ballottaggio c'è andato il centrosinistra/1 di Secondi contro un sinistra-centro/2 della Bassini. La quarta città dell'Umbria, mica Otricoli (con tutto il rispetto per questo meraviglioso borgo umbro).

Bisogna avere il coraggio, in certe piazze, non solo di essere uniti ma di fare un passo indietro individuando un candidato moderato, conosciuto e dal basso, anche a costo di perdere un po' di potere e controllo politico. Perché l'alternativa è perdere. E male.

Qualcuno dirà che ad Assisi è stato fatto ed è andata male: non è così, perché ad Assisi Stefania Proietti - una che avrebbe le carte in regola per candidarsi a presidente della Giunta regionale - era strafavorita ed aveva governato dignitosamente. Il centrodestra è arrivato unito al 40 per cento e per pochi voti non è arrivato al ballottaggio, ma va ricordato che partiva molto, ma molto di rincorsa. Qualcuno si consolerà con le vittorie nei comuni sotto i 15 mila abitanti, giusto. Ognuno ha la sua dimensione, ma diventare un punto di riferimento politico e di sviluppo in una regione è altra cosa.

Ps: l'unità e un progetto iniziato prima della campagna elettorale, che coinvolge i territori e personaggi esterni al partito, aiuta anche a riportare persone sfiduciate alle urne. E spesso sono votanti con una cultura di destra o centrista. Se invece si fa il contrario... vanno alle urne solo i militarizzati dall'ideologia, gli opportunisti, chi sta bene economicamente o i poveri cristi convinti che votare sia prima di tutto un dovere e poi un diritto. E sono sempre meno. 

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