Elezioni comunali a Perugia, il Pd alza la voce: "Siamo il primo partito della città"
E Giubilei dice: "I veri protagonisti sono stati tutti i cittadini e le cittadine che ho incontrato"
Sorpresa: 17,18% contro il 15,05% della Lega. A Perugia il primo partito è Partito Democratico. E dalle parti del Pd la notizia l'hanno presa bene (se non benissimo): "Al Pd è stato nuovamente assegnato il ruolo di primo partito cittadino e di maggiore partito di opposizione e questo farà in maniera propositiva e costruttiva, senza sconti e senza pregiudizi ideologici, nell’interesse della Città e dei perugini, ben sapendo che è necessario proseguire con maggior forza e convinzione il percorso di apertura e di ascolto verso le forze vive della Città, che non può limitarsi a pochi mesi in campagna elettorale ma deve essere continuo e quotidiano", scrivono. E il segretario comunale Polinori, dai ben informati dato per traballante, ora cosa farà? Resterà? Andrà?
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In consiglio comunale ci sono sei seggi (in minoranza) per i suoi, uno per Giubilei (resterà?) e due per la lista "Idee Persone Perugia". Qualche numero dalla lista del Partito Democratico: 1.036 preferenze per Sarah Bistocchi, 894 per Francesco Zuccherini, 688 per Erika Borghesi, 503 per Elena Ranfa e via discorrendo. Per il resto, a Palazzo dei Priori, lato minoranza, c'è solo il Movimento 5Stelle. Poi tutta maggioranza.
Così si arriva a un filo di autocritica: "Rimane un risultato della coalizione civica e di centro sinistra e del Partito Democratico che non ci soddisfa e che esamineremo con attenzione insieme alle sue cause negli organismi a ciò preposti". In tempi non troppo antichi si sarebbe detto: resa dei conti interna. Sarà così anche stavolta?
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Già, perché il centrosinistra è all'opposizione. Romizi ha stravinto al primo turno e si è riconfermato sindaco di Perugia. Il Pd, però, legge così le elezioni del 26 maggio (sì, c'è un po' di curaro. Ma giusto un pochetto): "Dopo una campagna elettorale surreale, dove si è parlato molto del 'chi e con chi' e pochissimo del 'per fare che cosa', la Città ha scelto di confermare Romizi che è riuscito a capitalizzare cinque anni di governo cittadino e a meglio interpretare il clima nazionale e locale, intercettando sin dal primo turno il voto di opinione e i voti in libera uscita dal Movimento Cinque Stelle, facendosi credibile garante e collante della sua eterogenea coalizione". Col fioretto, invece che con la clava. E ancora: "Si è trattato di elezioni complicate, dove l’impegno e la generosità di tutti i candidati non sono riusciti ad invertire gli orientamenti seminati a livello nazionale e europeo dalle destre e dove il “vento” derivante da fatti locali dell’ultimo mese e mezzo ha creato un clima di indifferenza e ostilità verso le nostre proposte".
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Il Partito Democratico lo "ringrazia pubblicamente", ma Giubilei cosa farà? Resterà a Perugia a fare il consigliere d'opposizione? Su Facebook scrive "Adesso l'impegno continua", ma usa il plurale: "Non siamo riusciti ad ottenere il risultato sperato, è vero. Ma è certo che continuerà il nostro impegno nel portare avanti il programma per una Perugia più moderna, funzionale, viva e vitale. Una città internazionale, di ambizione e statura europea, che sappia mettere a frutto i propri talenti, accogliere e dare una possibilità concreta a chi vuole esprimere le proprie capacità". E anche: "Adesso il cammino proseguirà anche nell’Assemblea più importante della città. In Consiglio comunale, per dare anima ad un’opposizione puntuale, onesta e tenace. Sempre al fianco delle persone e con lo stesso spirito che ci ha guidato nel lavoro per progettare una Perugia migliore". Alle sedie di Palazzo dei Priori, quelle della sala del consiglio, la risposta.