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Elezioni, il Pd le prende ma Verini non molla: "Voto doloroso, smettiamola con le risse interne e ripartiamo"

Il commissario del Partito Democratico prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: "Non ci sono macerie, ma condizioni da cui ripartire"

Quattro a uno. Che poi è un cinque a zero, visto che a Gubbio Stirati ha fatto da sé (non senza polemiche). Il Pd le ha prese dal centrodestra ai ballottaggi. Alle elezioni comunali 2019 non è andata meglio. E anche alle europee. 
Il commissario Walter Verini prova comunque a tenere la barra dritta, nonostante la mazzata sia stata del livello del destro di Mike Tyson con rincorsa. Il pianista nel saloon, se si vuole, mentre intorno succede di tutto (altrimenti c'è la metafora del tizio dietro alla tastiera sul Titanic o di quello che suona la chitarra ai falò).
Comiciamo: "Il voto dei ballottaggi umbri è stato pessimo per il centrosinistra, con risultati particolarmente dolorosi in città di consolidate tradizioni democratiche e di sinistra". Sorpresa, subito: "Ha fatto eccezione Gubbio - dice Verini - , dove il centrosinistra di Stirati, da noi sostenuto, ha vinto e convinto per la seconda volta". Musica, ancora: "Amaro il risultato di Foligno, dove una bella e ampia coalizione non solo politica ma anche civica e sociale, con un candidato di grande valore come Luciano Pizzoni, con tante energie fresche coinvolte, ha sfiorato il 45%". Per il commissario "è un patrimonio su cui investire. Non ci sono macerie, ma condizioni da cui ripartire". 

Poi l'analisi del voto: "Il dato dei ballottaggi va letto insieme a quelli del primo turno, nel quale i candidati del Pd, del centrosinistra o civici sostenuti dal Pd hanno ottenuto risultati importanti, con vittorie in oltre trentacinque comuni, che sono guidati da sindaci spesso giovani, capaci, radicati".

E ritorna il 'a testa alta', marchio di fabbrica dell'uomo indicato da Zingaretti per risollevare le sorti del Partito Democratico masticato dall'inchiesta sanità (tra le altre cose): "Insomma, se anche in Umbria continua la tendenza ad un avanzata della destra, di una destra estremista a trazione leghista, i dati ci dicono che il centrosinistra, il Pd, sono in campo, a testa alta, nonostante le vicende di questi due mesi che hanno certamente aggravato il quadro e la nostra iniziativa".

E Verini ne ha anche per i suoi. No, non ci va leggero: "Ma dobbiamo sapere che le condizioni ci sono solo se la smetteremo con le risse interne, con le battaglie tra correnti, con personalismi, e cominceremo a costruire una politica aperta e libera, che sappia confrontarsi con la società regionale, per costruire un nuovo e credibile progetto per l’Umbria. Era urgente, questo, da anni. Ora è questione non urgente, di più".

Verini martella il suo stesso Partito (Democratico) e non si nasconde la storia: "Le vicende giudiziarie e quanto accaduto in Consiglio regionale hanno aggravato certamente la situazione, ma le sconfitte di questo turno elettorale non sono venute all’improvviso: prima di queste, negli ultimi anni, c’erano state quelle di Perugia, Terni, Spoleto, Todi, Amelia, Umbertide, Montefalco, Nocera Umbra, Deruta, Torgiano, Bastia....E le gravissime sconfitte nei cinque collegi uninominali un anno fa". Una lunga strada lastricata di batoste. 

A ottobre, forse novembre, si voterà di nuovo. Elezioni regionali. E la campagna elettorale va fatta, aprendo ai civici: "Insomma - dice il commissario del Pd dell'Umbria - , dobbiamo sapere prendere il meglio delle nostre esperienze di governo, regionale e locale, e introdurre idee nuove e cambiamenti anche radicali in alcuni campi. Questo è quello che proveremo a fare come Partito Democratico. Non lo faremo tra di noi, al chiuso. Non è più il momento delle riunioni rissose di condominio. Ma lo faremo coinvolgendo tutte le nostre energie - che sono tante -. I nostri circoli e tanta gente che sta fuori dei partiti e che ha voglia di dare una mano". Conclusione con stoccata: "Lo faremo con la società umbra, che vuole giustamente una regione nella quale non prendano definitivamente spazio politiche di odio, divisione, insicurezza, isolamento, che l’Italia sta conoscendo a causa delle politiche di Salvini e del governo gialloverde”.

Nuovo banco di prova: la corsa a Palazzo Donini. Anzi, meglio: una arrampicata, senza corda, per il Partito Democratico. Come Alex Honnold a El Capitan. Per dirla con gli Oasis e la chitarra al falò: "I said maybe..."

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