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Elezioni 2018, il Pd cerca la squadra per Camera e Senato. Leonelli si sfila: "Non mi candido, faccio il papà"

Intanto la direzione regionale del Partito Democratico ha approvato all’unanimità i criteri per individuare i candidati del Pd per le elezioni politiche

Niente corsa elettorale per le politiche del 4 marzo. Il segretario regionale del Pd dell’Umbria (e consigliere) Giacomo Leonelli si tira fuori dal valzer delle candidature per la Camera e il Senato. Il motivo? “Non avanzerò la mia candidatura - ha infine sottolineato Leonelli - né in sede locale, né in quella nazionale, sia per motivi politici, visto che sono chiamato a svolgere il lavoro da consigliere regionale, sia per motivi personali e soprattutto familiari che ben potete immaginare, che per quello che mi riguarda hanno lo stesso,  se non maggiore peso, di quelli politici”. Insomma, Leonelli, con un post su Facebook, dice di voler fare il papà. Intanto la direzione regionale del Partito Democratico ha approvato all’unanimità i criteri per individuare i candidati del Pd per le elezioni politiche. Le danze, insomma, sono ufficialmente aperte anche per i democratici (ufficialmente, perché le trattative e i bracci di ferro interni al partito sono altra, lunghissima storia). 

Così si corre: “Le elezioni politiche - ha detto nella sua relazione il segretario regionale Giacomo Leonelli - assorbiranno molte delle nostre energie. Siamo davanti alla prima elezione con tre fronti aperti: da una parte il centrodestra, dall’altra il Movimento 5 stelle e, fatto inedito, questa volta le formazioni alla nostra sinistra, che si propongono come antagoniste esclusive del Pd”. 

Traduzione: sarà durissima. Il segretario Leonelli la argomenta così: “La sensazione è che non basteranno i dati economici, non basterà parlare del milione di posti di lavoro che qualcuno prometteva e che qualcun altro ha creato. Il Pd in questi anni ha provato ad accreditarsi come partito di governo, affidabile, riformista, ma oggi, in tempi in cui il dibattito si concentra sulle buste delle zucchine, potrebbe non bastare. Ecco perché dovremo fare uno sforzo in più, un lavoro nei territori, per raccontare che cosa ha voluto dire per l’Umbria avere un governo che ha saputo ascoltare. Questo è evidente, ad esempio, su temi come le periferie, il terremoto e il danno indiretto, l’industria 4.0, l’area di crisi complessa, la cultura, con Umbria Jazz che diventa manifestazione di interesse nazionale e la statizzazione dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, le infrastrutture, che per altro rimangono tra le priorità del Pd per lo sviluppo della regione”. 

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