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"I primi 10 anni di minimetrò? Io assessore perugino non li festeggerò: per tre buoni motivi..."

L'assessore Francesco Calabrese, oppositore della prima ora al minimetrò, racconta l'altra faccia di questo mezzo pubblico che ha diviso in due la città e oggi le azioni comuni sono in vendita...

Dieci anni di minimetrò a Perugia. Festeggiarlo oppure no? Considerarlo una grande conquista oppure un gioiellino insostenibile a livello di gestione e manutenzione? Le domande rimangono aperte. Per un ventennio i cittadini di Perugia si stanno interrogando sulla bontà di questo progetto che aveva diviso la città. E che oggi, dieci anni dopo, l'amministrazione comunale di centrodestra-civici - da sempre contrari quando erano all'opposizione- si stanno interrogando su come gestirlo a livello economico: non ci sono tutti e 10milioni di euro all'anno nelle casse comunali e dalla Regione non arriva nessun soldo dal fondo nazionale per il trasporto pubblico, nonostante il minimetrò sia un mezzo pubblico non solo perugino ma dei pendolari, degli universitari e dei tanti turisti in visita al capoluogo. Il Comune ha deciso di vendere le proprie quote azionarie per poi firmare un contratto di servizio nuovo, con soggetti privati al comando. Chi non festeggerà lunedì prossimo il minimetrò è l'assessore Francesco Calabrese e lo ha voluto spiegare ai cittadini.

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"I perugini hanno speso oltre 100milioni di euro per realizzare questo sistema di trasporto che copre circa 3km di percorso cittadino, di cui almeno 50 potevano essere impiegati diversamente (e quanti investimenti si potevano fare, anche sulla mobilità cittadina, con una cifra di queste dimensioni).
Per mantenere questo, pur limitato, mezzo di trasporto, in questi 10 anni sono stati drenati 100 milioni di euro dai bilanci di famiglie e imprese perugine. Una cifra enorme sottratta a ben altre priorità sociali, nella deflagrante combinazione tra gli elevati costi di realizzazione e gestione ed il mancato accesso al fondo nazionale trasporti. Non un euro di quel fondo nazionale viene trasferito dalla Regione Umbria a questo mezzo di trasporto pubblico, caso unico in Italia, la si può senz’altro definire una vergogna nazionale".

Calabrese porta ad esempio altre realtà dove il trasporto pubblico viene finanziato da Stato e Regione e non dalle comunità locali che non sarebbero in grado: così accade che Verona, che è Verona, i cittadini non pagano un solo euro nel loro bilancio comunale per il trasporto pubblico. Oppure a Bologna, che è Bologna, i cittadini pagano 800mila euro l’anno nel loro bilancio comunale e per finanziare esenzioni e riduzioni di costo per particolari categorie.

"Tranne in Umbria, dove la regione non aggiunge un suo solo euro alla ripartizione nazionale e lo ripartisce con modalità incredibili se non fosse realtà, per la quale a Perugia i perugini pagano con le loro tasse locali 15 milioni di euro ogni anno per sostenere un trasporto pubblico che pure è al quotidiano servizio della comunità regionale (si pensi solo ai pendolari). Verona zero, Bologna 800mila, Perugia 15milioni, questa l’insostenibile e intollerabile situazione nella quale siamo ancora oggi costretti a Perugia da questa Regione. Ma alla soluzione ci arriveremo, con il supplemento di impegno e pazienza che dovrà servire".

C'è poco da festeggiare per l'assessore Calabrese anche sul fronte del futuro del minimetrò che, sia per costi che funzionalità, dovrà prima o poi essere ripensato, modernizzato:"E' anche il tempo di valutare un minimetro’ non più trainato da una fune, poco funzionale, rumorosa e costosissima. In tempi di avanzate sperimentazioni sulla guida autonoma per le nostre strade figuriamoci se non sia già possibile un ben minore impegno, progettuale e gestionale, su percorso autonomo e protetto delle stesse navette con stessa frequenza".
 

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