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Decreto Sicurezza, Salvini batte la Regione Umbria: ricorso bocciato

I giudici: "Permessi di soggiorno, iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo e Sprar sono state adottate nell’ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato"

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il decreto sicurezza presentato dalla Regione Umbria che aveva impugnato numerose disposizioni sotto i “profili di palese incostituzionalità che impattano su tutte le più importanti materie di legislazione regionale quali la salute, l’assistenza sociale, il diritto allo studio, la formazione professionale e le politiche attive del lavoro, l’edilizia residenziale pubblica”. 

La Regione Umbria contro Salvini, ricorso contro il Decreto Sicurezza: "E' incostituzionale"

La Corte ha ritenuto, invece, che le nuove regole su permessi di soggiorno, iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo e Sprar sono state adottate nell’ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato. Secondo i governatori, l'eliminazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari e del diritto di residenza ai richiedenti asilo avrebbe creato “caos” applicativo su materie di competenza regionale. “Nessuno in Umbria verrà abbandonato al suo destino, umbri e non, con buona pace dei disseminatori di odio”, aveva assicurato l’allora presidente della Regione, Catiuscia Marini. 

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“La Corte ha ritenuto che le nuove regole su permessi di soggiorno, iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo e Sprar sono state adottate nell’ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato in materia di asilo, immigrazione, condizione giuridica dello straniero e anagrafi (articolo 117, secondo comma, lettere a, b, i, della Costituzione), senza che vi sia stata incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali”. La Corte lascia uno spazio residuo laddove resta “impregiudicata ogni valutazione sulla legittimità costituzionale dei contenuti delle norme impugnate”.

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