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Regione, bilancio all'osso: ci si aggrappa ai fondi europei

Il Dap elaborato dal Presidente Marini non lascia spazio all'immaginazione: fuori dalle società partecipate, stop ai finanziamenti per eventi, le poche risorse solo per opere strategiche

Nessun aumento delle tasse, ma ulteriore razionalizzazione della spesa per la gestione della macchina regionale, taglio al fondo per i contributi di iniziative culturali ed associazioni e progressivo abbandono delle società partecipate. Sono questi i capitoli della strategia per restare a galla con il bilancio 2013 della Regione dell'Umbria scritti nero su bianco dal Presidente della Giunta regionale Catiuscia Marini nel dap discusso con le parti sociali e le associazioni di categoria.

Le poche risorse libere - dopo i tagli nazionali - da concentrare su progetti strategici dove dovranno essere coinvolti anche privati o altri enti per ammortizzare la spesa. La Marini punterà decisamente a trovare i finanziamenti sui vari bandi europei anche per continuare a sostenere il welfare e gli ammortizzatori sociali. Tutto il resto non potremo più permettercelo. 

"La Regione Umbria, pur subendo duramente gli effetti delle continue riduzioni di risorse derivanti dalle varie manovre di rientro, - ha spiegato la Marini - si è sforzata e si sforza di mantenere i servizi alla comunità regionale senza accrescere la pressione fiscale da essa dipendente. La complessa opera di riordino istituzionale e delle strutture pubbliche, ad iniziare dalla riforma del Sistema sanitario regionale, si pone nell’ottica di un adeguamento della Pubblica amministrazione regionale che la ponga sempre più come un fattore di sviluppo economico-sociale, nonché di facilitazione della vita dei cittadini e del loro operare”.

Ma molto dipenderà dalle decisioni nazionale ed europee per il rilancio proprio della piccola Umbria. Come ad esempio l'abbassamento delle tasse e regole meno stringenti sui conti da parte dell'Europa.
"Si tratta - ha concluso la Marini - anche di favorire una ripresa dei consumi interni, che non può realizzarsi in presenza di una pressione fiscale che, avendo superato ormai il 45 per cento, che diviene il 50 ed oltre se si tiene conto dell’evasione e del’economia sommersa, deprime eccessivamente il potere d’acquisto delle famiglie”. 

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