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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Coronavirus: attivare il servizio di asporto per salvare i ristoratori perugini, la proposta della Lega

Ordine del giorno del consigliere comunale Luca Valigi, sottoscritto anche dal capogruppo di Fratelli d'Italia, Riccardo Mencaglia. E il 28 aprile manifestazione nazionale di protesta del settore

“I giorni passano inesorabili, ma le risposte da parte del Governo non arrivano. Il nostro Paese rischia di veder chiudere definitivamente 50mila imprese e di perdere 300mila posti di lavoro. La misura è colma! Serve liquidità immediata e non ulteriore indebitamento con prestiti che non faranno altro che strozzare definitivamente l’economia”. Lo scrive sul suo profilo ufficiale il consigliere comunale della Lega, Luca Valigi annunciando un ordine del giorno sottoscritto anche dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune a Perugia, Riccardo Mencaglia e dal capogruppo della Lega, Lorenzo Mattioni.

“Le associazioni di ristoratori Horeca di tutto il territorio nazionale si sono da tempo mobilitate per chiedere a gran voce, alle rispettive amministrazioni, di accogliere una serie di istanze a loro tutela, tra cui quella di concedere da subito il servizio di asporto – si legge nell’ordine del giorno - vi è in questo senso la disponibilità anche da parte della Regione nella persona della presidente Tesei nel voler venire incontro alle esigenze dei ristoratori perugini ed umbri circa la possibilità di consentire il servizio di asporto, sin da subito, al fine di alleviare, sebbene in minima parte, le ingenti perdite che predetti ristoratori stanno subendo”.

Il servizio d’asporto costituirebbe “una minima compensazione degli ulteriori costi che tutte le attività del settore Horeca dovranno sostenere nella fase 2 per l’adeguamento delle proprie strutture attraverso l’acquisto a loro carico di tutti i dispositivi di protezione individuale – prosegue la nota - nel territorio del Comune di Perugia è presente un numero elevato di attività operanti nel settore della Horeca che contribuisce in maniera importante ad alimentare l’economia locale e il servizio di asporto in questione consentirebbe di dare ossigeno a quelle attività di ristorazione già profondamente provate, che non hanno potuto peraltro nemmeno avvalersi del servizio a domicilio che è stato consentito anche durante questo periodo di forti restrizioni”.

In considerazione del fatto che “il servizio in questione viene già effettuato anche da altre attività che vendono generi alimentari e che in questo lasso temporale hanno fortunatamente potuto continuare a lavorare svolgendo attività considerate essenziali – si legge nell’ordine del giorno - simile servizio verrebbe effettuato nel pieno rispetto di tutte le prescrizioni igienico-sanitarie” previste dai decreti per l’emergenza, si chiede al sindaco “di garantire il servizio di asporto a tutte le attività di ristorazione presenti nel territorio nonché a garantire che lo stesso venga effettuato nel pieno rispetto delle prescrizioni medico-sanitarie disciplinate” dai vari decreti “previa ordinazione online o telefonica per evitare sia assembramenti all’esterno sia all’interno del locale”, consentendo “la presenza di un cliente alla volta che dovrà permanere all’interno del locale il tempo strettamente necessario alla consegna ed al pagamento dei prodotti”.

I movimenti di imprenditori del mondo Horeca, intanto, hanno organizzato una manifestazione di protesta per martedì 28 aprile alle ore 21 attraverso l’accensione delle luci delle insegne delle loro attività. Una protesta contro le misure che lo Stato “prenderà per l’eventuale riapertura di ristoranti, bar, pizzerie, pasticcerie, discoteche e lidi balneari sono insostenibili per la gestione ordinaria di un locale e insopportabili economicamente - si legge in un comunicato - Ecco perché il 29 aprile, la mattina dopo aver acceso per la ultima volta le luci, gli imprenditori andranno davanti ai loro comuni a consegnare le chiavi dei propri locali”. Gli aderenti al mondo Horeca sostengono di volere “fortemente aprire e tornare al proprio lavoro”, ma ad oggi “non ci sono i presupposti economici per poterlo fare: Ci stanno chiedendo di aprire con gli stessi costi, se non più di prima della emergenza epidemiologica, con una previsione di incassi nella migliore delle ipotesi pari al 30% sull’anno precedente”.

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