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Caso Calabrese, l'opposizione rilancia: "Deve chiedere scusa e lasciare la poltrona subito"

La replica dell'assessore non ha convinto il Pd, il Psi e il Movimento 5 Stelle che hanno ribadito la richiesta di dimissioni e di una nuova spiegazione da parte del sindaco. Gli interventi di Bori, Arcudi e Rosetti

Insoddisfatti e convinti, oggi più che mai, che l'assessore Francesco Calabrese, dopo le sue esternazioni su rapporti tra mafie e potere politico del centrosinistra, debba dimettersi. Dimissioni che non sono arrivate e che hanno fatto esclamare Tommaso Bori, consigliere Pd, nelle dichiarazioni di voto post-discussione "l'assessore, nonostante essere stato smentito da tutti e persino dal sindaco, resta attaccato alla poltrona del potere".

E sempre Bori ha picchiato già duro contro l'esponente della Giunta Romizi: "Vuole insegnare al Questore a fare il suo mestiere, vuole insegnare anche al Prefetto, ma di fatto non ha risposto alla domanda: quali prove ha per aver detto in una intervista che il centrosinistra avrebbe avuto dei presunti rapporti con le criminalità organizzate?". Anche Nilo Arcudi, capogruppo del Psi, ha sparato a zero su Calabrese: "Il ragionamento dell'assessore è stato chiaro e non si può prestare ad altre interpretazioni: siccome in questi 70 anni c'è stato un governo di centrosinistra, dopo il cambiamento di amministrazione, le spaccate sono state una reazione della criminalità contro la nuova Giunta Romizi. Un ragionamento intollerabile che mette in discussione una storia politica che ha costruito sviluppo e democrazia in Umbria. Il sindaco ha la delega alla sicurezza e non l'assessore e quindi non si capisce perchè sia sia pronunciato lui. Il comune di Perugia è stato sempre all'avanguardia sulla lotta alla mafia. Sarebbe stato più onesto chiedere scusa e dimettersi".

Sulla stessa linea il capogruppo Pd, Diego Mencaroni: "Una volta giunti al governo vi siete trovati di fronte a una realtà palese, nuda e cruda. La destra cittadina, da sempre all’opposizione è stata porta bandiera di istanze strumentali sul tema della sicurezza e ora pur di non riconoscere che non aveva senso puntare il dito sulla precedente amministrazione, evoca spettri di portata mastodontica, fornendo decifrazioni improvvisate sulla questione che tendono solo alla ricerca di capri espiatori inesistenti. Ci viene un dubbio: col senno di poi e a due settimane di distanza  lei pensa ancora che dietro le spaccate in centro ci sia l’odore acre di intimidazione mafiosa? Potrebbe fare pubblica ammenda e riconoscere di aver parlato a sproposito e per il bene della città rimettere in mano al sindaco il suo mandato. Questo è quello che le chiediamo

Il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Cristina Rosetti ha prima invitato calabrese a "se ha elementi di supporto alla sua tesi li deve portare in altra sede, come quella della magistratura" poi ha chiesto che a spiegare la situazione sia il sindaco che ha la delega alla sicurezza per conoscere anche il pensiero delle forze dell'ordine con le quali si sarà confrotato dopo il caso calabrese. Ma il consiglio comunale ha respinto l'ordine del giorno urgente. 

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