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Brexit, Gran Bretagna fuori dall'Unione Europea: "Da oggi siamo tutti più poveri"

Un terremoto che si rispecchia anche nelle parole della governatrice dell’Umbria, Catiuscia Marini, presidente del gruppo del Partito Socialista Europeo presso il Comitato delle regioni d’Europa

Brexit di nome e di fatto. La Gran Bretagna lascia l’Unione Europea. Le Borse crollano, il primo ministro Cameron si dimette, il leader del fronte del “Leave” Farage festeggia il suo “Independence Day”, l’effetto domino diventa realtà e la Ue vive il suo giorno da incubo. Un terremoto che si rispecchia anche nelle parole della governatrice dell’Umbria, Catiuscia Marini, presidente del gruppo del Partito Socialista Europeo presso il Comitato delle regioni d’Europa:  “E’ con profondo rammarico che ho appreso l'esito negativo per gli inglesi e per tutti gli europei, del referendum nel Regno Unito – spiega la Marini - . La scelta dei progressisti di rimanere nell’Unione Europea non è riuscita a contenere le minacce del nazionalismo, dell’euroscetticismo, dell’egoismo che hanno alimentato le paure del popolo britannico rispetto al proprio  futuro all’interno del sistema europeo e trascinandoli verso orizzonti inesplorati e sconosciuti”.

E ancora: “La Gran Bretagna – aggiunge Marini - è parte integrante dell'Unione europea a tutti i livelli: storico, culturale, sociale, economico e politico. Da oggi l'Unione Europea sarà più povera senza il Regno Unito, ma sono convinta che lo stesso Regno Unito sarà più povero senza l’Unione Europea. Purtroppo sono rimasti inascoltati gli appelli che, soprattutto come italiani, più volte avevamo lanciato all’Europa a modificare profondamente le sue politiche, per esempio in tema di immigrazione e di politiche economiche per la crescita, sottolineando la non più sopportabile politica rigorista e di blocco degli investimenti pubblici con le rigidità del patto di stabilità che in Italia hanno prodotto negative conseguenze che contribuiscono a far crescere un sentimento antieuropeista. All’Europa avevamo detto, di fronte ai grandi flussi migratori che investivano ed investono il nostro Paese, che essa non poteva certamente limitarsi a curare i sintomi, bensì doveva e deve assolutamente porsi il problema di una risposta globale sulle politiche di migrazione, che deve basarsi sul fatto che questo è un problema dell'Europa, e non di una parte dei Paesi del Mediterraneo. Ed aggiungevamo – prosegue la presidente - che si doveva andare superamento degli ‘egoismi nazionali’ che stanno caratterizzando il modo di affrontare il fenomeno della migrazione dai Paesi dell'Africa, del Medio Oriente e da quelli che vivono condizioni di guerra”.                         

E la Marini ringrazia a nome del Gruppo PSE del Comitato delle Regioni, i membri del partito Laburista britannico “per aver portato avanti una coraggiosa battaglia contro una campagna  populista profondamente polarizzante ed ingannevole che ha condotto  il Paese ad un punto di non ritorno”.

E adesso che si fa? “Ora i rimanenti 27 Paesi membri dell’Unione Europea dovranno decidere come rendere i loro cittadini capaci di affrontare le sfide del 21esimo secolo in una Unione che sia una Unione della solidarietà. Noi – conclude la presidente - continueremo a portare il contributo delle nostre città, regioni ed autorità locali per costruire e dar forma ad un futuro comune per i nostri cittadini in Europa”.

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