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Così i ricercatori dell'Università di Perugia combattono lo spreco dell'acqua: progetto rivoluzionario

Un innovativo dispositivo per localizzare le perdite della rete idrica, ideato dai ricercatori Università degli Studi di Perugia, ha ottenuto il Premio sostenibilità – Area di Sviluppo di H2O: Urban, nel corso di H2O-2016, Mostra Internazionale dell’acqua

Un innovativo dispositivo per localizzare le perdite della rete idrica, ideato dai ricercatori Università degli Studi di Perugia, ha ottenuto il Premio sostenibilità – Area di Sviluppo di H2O: Urban, nel corso di H2O-2016, Mostra Internazionale dell’acqua che si è tenuta di recente a Bologna. “Portable Presure Wave Maker (PPWM)” è la denominazione del dispositivo messo a punto all’interno del Laboratorio di Ingegneria delle Acque dell’Università degli Studi di Perugia dai professori Bruno Brunone, Silvia Meniconi e Marco Ferrante.

E’ un dispositivo portatile per la localizzazione e stima delle perdite e di altre anomalie – ad esempio ostruzioni provocate dal calcare e riduzioni di spessore -, negli acquedotti, che è stato già impiegato con successo presso gli impianti di Novareti SpA di Trento, nell'ambito di un accordo quadro con il Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale dell’Ateneo perugino, per verificare l’integrità delle condotte di alimentazione idrica della città atesina.

Si tratta di un apparecchio molto semplice, capace di risolvere con efficienza e rapidità un problema che da sempre causa disagi e danni significativi negli acquedotti. Le perdite d’acqua nei sistemi urbani di approvvigionamento idrico, infatti, costituiscono un problema molto grave sia da un punto di vista ambientale – per gli sprechi che si generano – che economico, impegnativo da sanare per le difficoltà nella loro individuazione.    

Il Portable Pressure Waive Maker dei ricercatori dell’Università di Perugia consiste in un serbatoio di acciaio, riempito con acqua e aria, che messo in pressione e collegato alla condotta in prova, è in grado di generare un’onda di pressione che si propaga nella condotta con velocità pari alla celerità di colpo d’ariete - ovvero alcune centinaia di metri al secondo -, “esplorando” così la condotta e individuando la presenza di anomalie attraverso le onde riflesse da queste. Inoltre, il dispositivo dei ricercatori perugini è semplice da usare, facilmente trasportabile e consente prove in breve tempo - sono necessari circa mezz'ora per mettere a punto la strumentazione e pochi minuti per eseguire ciascuna prova - limitando così fortemente l'interferenza con il regolare esercizio dell'impianto da verificare.

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