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Cinema, chiusura in grande stile allo Zenith per la rassegna "A proposito di donne"

Chiude alto la kermesse “A proposito di donne”, scandita in cinque step, presso il cinema Zenith con il coordinamento critico di Andrea Fioravanti

Chiude alto la kermesse “A proposito di donne”, scandita in cinque step, presso lo Zenith di Riccardo Bizzarri, esercente che capisce di cinema, col coordinamento critico di Andrea Fioravanti (il maestro della domanda puntuta). Conclusione col film “Tito e gli alieni” di Paola Randi, presente in sala a declinare le ragioni di questo suo straordinario lavoro.

“Tutto nasce – spiega – da un’esperienza di vita, con mio padre affetto da Alzheimer  e colpito nella memoria, sorpreso a guardare per ore, senza riconoscerla, il ritratto della mamma”. Aggiunge: “Mia sorella – scienziata che vive a Londra – e io, che lavoro a Roma, abbiamo risposto con due differenti reazioni. Insomma, il tema della memoria e l’elaborazione personale del lutto sono i due percorsi lungo i quali si dipana la vicenda di sostanziale carattere autobiografico”.

I due protagonisti sono un bambino (Tito, 7 anni) e la sorella adolescente (Anita, sedicenne), rimasti orfani di madre e di padre. Quest’ultimo li ha spediti in America, presso uno zio, scienziato stravagante (Valerio Mastandera), che vive in un centro di ricerca nel Nevada, in prossimità della famosa “Area 51” dove esiste una fede cieca sulla presenza di possibili contatti con gli extraterrestri. Il dvd che accompagna il “pacco” è di un umorismo confidente e straziante. Il padre, in predicato di morte imminente, raccomanda al fratello la cura dei figli: una proposta che è impossibile rifiutare.

“Per trovare i due ragazzi – racconta la Randi – abbiamo fatto un casting con 170 ragazzi. Poi abbiamo scelto lui, di Scampia, lei di Valle, rioni degradati intrisi di napoletanità. Pensi che hanno fatto scuola di lingua napoletana a Valerio”.

Il film coniuga scienza e fantascienza, ragione e sentimento, realtà ed elucubrazione, avvalendosi di una recitazione essenziale e di una sintassi narrativa di forte caratura simbolica, anche nell’uso dei formati.  Un racconto di straniamenti e solitudini, compensate dalla dolcezza della speranza, pur nella consapevolezza della drammaticità dell’avventura esistenziale. L’atteso ritorno di una voce cara, dallo spazio profondo, ripaga del quotidiano, montaliano male di vivere.

Temi di carattere esistenziale e filosofico (dalla fisica alla metafisica, dalla scienza alla fantascienza, dalla Terra allo spazio infinito) vengono trattati con mano leggera e grande felicità espressiva. È un film suscettibile di una serie di letture e di livelli di approfondimento che lo rendono adatto a un pubblico giovanile, non meno che a fruitori smaliziati della decima musa.

Ci si è chiesto cosa c’entri un film di tal fatta in una rassegna tutta al femminile. Simpatia della Randi a parte, solo una donna può effettuare un approfondimento così intenso e ricco di sfumature. Solo la donna, che dona la vita attraverso le proprie viscere, può sentire l’esigenza di tenere integro il filo rosso che lega le generazioni. Per riuscire ad abbattere il muro delle dimensioni “altre” e realizzare una capitiniana “compresenza” dei morti e dei viventi. Grazie a Paola Randi per averci offerto un raro esempio di coerenza e sensibilità. Oltre che, naturalmente, di solido mestiere.

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