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Una Perugia così non s’era mai vista, tecnologica e così prossima al cuore... come quella di Armando Flores Rodas

La mostra (aperta fino al 31 agosto), inaugurata all’Hotel La Trinità, con grande concorso di pubblico, si chiama “Umbria d(’)istante”

Una Perugia così non s’era mai vista. Una Vetusta antica, così prossima al cuore… eppure così nuova. La mostra (aperta fino al 31 agosto), inaugurata all’Hotel La Trinità, con grande concorso di pubblico, si chiama “Umbria d(’)istante” (anche se ritengo che sarebbe stato più coerente, come soggetto di quell’esergo amoroso, il nome della sola patria d’Euliste).

Perugia declinata in una serie di scatti che si rivelano in grado di raccontarla da vicino e da lontano. Sia nel suo aspetto architettonico unico che nella presenza umana. Fedeli al detto che gli uomini, non solo le mura, fanno la città. Armando Flores Rodas – presentato con passione e competenza dal figlio Marco – ci propone una serie di scatti fascinosi e inusuali. Molti di essi sono stati realizzati con l’ausilio del drone, che è ancora qualcosa di diverso rispetto a quelli cui ci ha abituato Paolo Ficola, il genio dello scatto aereo.

È tutta questione di prospettive che, nel caso di Armando, rappresentano punti di vista mai considerati: non solo “da sopra”, ma sghembi, traversi, sbilenchi. Santa Giuliana con Umbria Jazz, vista a posteriore, appartiene a quelle immagini speculari e spiazzanti che inducono a pensare. Così come appare straziante quella livida sera di pioggia che blocca il passaggio su piazza Grande dell’acrobata, emulo delle gesta di Strucinàide.

L’elemento connotativo della produzione di Armando è costituito dalla felice sintesi di umanità e tecnologia. Quelle foto, a tecnica sopraffina, non rinunciano ad esprimere un sentimento di appartenenza identitaria da perugino… fino al midollo. Se ne avvertono il palpito e l’emozione, l’orgoglio e la potenza.

Flores Rodas rispetta l’etimo del termine fotografia, nel momento in cui “scrive con la luce” una narrazione di affetti, in cui il colore dei travertini, arrossati dalle fiaccole, diviene metafora di una condizione esistenziale, insieme ruvida e tenera. Mi pare che “dando luce” alle sue immagini, Armando abbia “dato alla luce” la parte più preziosa e intima della sua anima. Perugia, insomma, ha il suo Polibio, appassionato e indefettibile cantore.

A far capo dai primi di settembre (e ne ringraziamo la direttrice del resort BlueBay, Rosmery Ortega), alla Trinità troveremo un’altra Perugia, quella che fa capolino dalle tele del pittore Stefano Chiacchella: una “Perugia sottotraccia”, con catalogo trilingue (italiano-inglese-perugino) e opere memorabili. Armando e Stefano: diversi e complementari. Entrambi da non perdere.

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