Un Pasolini inedito fra le acque del fiume Tevere: al via la mostra diffusa per la città
Nell'ambito del centenario della nascita di Pasolini, prende il via il 4 maggio alle 18 la mostra "Pasolini acquatico e felice", a cura di Edicola 518, parte della rassegna multidisciplinare, tra teatro, cinema, arte e fotografia promossa dal Teatro Stabile dell'Umbria. La rassegna è curata in collaborazione con Edicola 518 e il Cinema PostModernissimo.
Fino al 16 giugno, Pasolini acquatico e felice – titolo dalla poesia di Sandro Penna "Ecco il fanciullo acquatico e felice” – offirà in anteprima internazionale la serie di ritratti pasoliniani realizzati da Gabriella Drudi e Toti Scialoja negli anni Cinquanta: 38 scatti, ancora inediti, riprodotti su manifesti pubblicitari per un’esposizione diffusa nella città di Perugia e, in contemporanea, una micro-mostra allestita presso Paradiso 518 (Corso Cavour 9), in cui alle stampe fotografiche sono affiancati materiali grafici e testuali.
“Per i cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini - spiega il Direttore del TSU Nino Marino -, abbiamo voluto un progetto capace di riportare al pubblico la carica culturale di uno dei più importanti intellettuali del '900. Per questo, attraverso la rassegna Primavera Pasolini, abbiamo colto un'occasione importante e necessaria per 'uscire' dal teatro, mettendoci in relazione con nuovi linguaggi e nuovi spazi, in sinergia con alcune delle realtà più attive e sensibili del territorio”.
“Dopo anni trascorsi, come Emergenze e Edicola 518, nel tentativo costante di far emergere dalla superficialità dei tempi contenuti in grado di rimanere – spiega Antonio Brizioli di Edicola 518 – siamo lieti di compiere quella che Roberto Calasso avrebbe definito un’ecfrasi al contrario. Tradurre cioè mesi di ragionamenti in una sequenza di immagini che li esemplificano, assorbono e nondimeno rilanciano”.
Il senso della mostra
Pasolini acquatico e felice è un uomo in costume, che sceglie l’identificazione con un corso d’acqua protagonista di molti dei suoi capolavori e della sua stessa esistenza: il fiume Tevere. Il Tevere urbano e romano degli anni Cinquanta, con le spiagge, gli stabilimenti, le barche a remi, i trampolini, i bagnanti, i pescatori, i pesci e chissà che altro, quando la terra degradava dolcemente nelle acque per poi riemergere alla sponda opposta, senza limiti fisici che stabilissero l’estraneità del fiume dalla vita di ogni giorno.
Autori di questa visione particolare dell'intellettuale bolognese sono Gabriella Drudi e Toti Scialoja, compagni di una vita intera, che insieme hanno attraversato - lasciando il segno - il clima artistico di tutto il secondo Novecento romano, occupandosi di pittura, poesia, traduzione, scrittura, giornalismo, critica d’arte, editoria, teatro. È la loro macchina fotografica a ritrarre Pasolini in quella che ha tutta l’aria di essere una domenica tra amici, al fiume, in cui Drudi e Scialoja si passano la camera e fotografano alternatamente in compagnia dell’amico Pierpaolo, il quale a propria volta cerca di ritrarre la coppia di amici in unico scatto.
Pasolini dialoga generosamente con l’obbiettivo assumendo pose ieratiche da modello e mostrando un’integrazione volontaria e ostentata al corso d’acqua da cui sembra essere emerso, così, d’improvviso. Il suo corpo nervoso e tonico, così com’è stato in tutto il percorso di vita, è un continuum della sua poetica e del suo pensiero.
La mostra è anche parte del progetto “Acque Dolcissime” di Edicola 518, co-finanziato dalla Regione Umbria e che proseguirà con una serie di iniziative specifiche, volte alla valorizzazione del fiume Tevere e al ripensamento delle sue specifiche funzioni.