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Un miracolo editoriale: "Lungo il Tevere, viaggio immaginario tra mito e realtà"

“Lungo il Tevere, viaggio immaginario tra mito e realtà”. È il titolo di un volume prezioso (382 pagine), uscito per i tipi della perugina Volumnia, a conferma di un’eccellenza editoriale ben nota, non solo fra i travertini della Vetusta. Lo ha stampato Petruzzi, a Città di Castello, in edizione rigorosamente numerata in mille esemplari. Ne sono coautori i compagni di vita, entrambi medici, Piero Giorgi (allievo di Seppilli e della Modolo) e Carla Cicioni, col patrocinio della Società geografica italiana e dell’Associazione italiana Collezionisti di Cartografia antica. Perché di un pezzo da collezione si tratta. Gli autori hanno già pubblicato con Volumnia due volumi a quattro mani su  sulle vedute dell’Umbria e sulla Cartografia storica del Centro Italia. Quindi due competenti e addestratissimi autori che ondividono interessi e complicità.   Mi piace segnalare che l’esergo ricorda la cara figura di Mario Bellucci, indimenticato prototipo di uomo di scienza e intellettuale di rango. Sotto questi auspici, non poteva che nascere un’opera memorabile. Che è peraltro arricchita da un apparato iconografico di livello e di una qualità tipografica eccezionale, sopra un supporto che non azzardato accostare alla seta.

Perché, spiega Simonetta Conti in una raffinata prefazione, il Tevere è qualche cosa, anzi molto di più, dei suoi 405 chilometri di lunghezza, e molto più “pesante” di quanto si pensa comunemente o di quanto si legge nei manuali o nei libri di storia. Rumon, Tiberis o Tevere che dir si voglia, è soggetto “immortale e birichino”, ragazzino biondo o vecchio canuto, obbediente e ribelle, in magra e in piena, forza motrice vigorosa e tranquilla via d’acqua, effigiato in incisioni e disegni, attraversato da uomini e vicende, affabulato in storie, macro e micro, seducenti e perenni. Bello anche il contributo del nostro Francesco Mancini che, presentando l’opera, percorre epoche e spazi.

La Parte Prima (“Uno sguardo d’insieme”) propone e commenta 6 tavole, descritte e declinate in Datazione, Autore, Dimensione, Tecnica… e perfino valutazione estetica. Un sommario di saperi e  sapori tiberini.
La Parte Seconda (“Valtiberina, Toscana e Alta Umbria”) propone le tavole 7-24.
La Parte Terza (“Dai Ponti di Perugia alla Gola del Forello”) offre le tavole 25-47. Qui non abbiamo potuto non vedere il Territorio di Perugia, con la Carta di Valerio Spada (meno nota di quella di Egnazio Danti), ma raffinata. Soffermandoci sui toponimi di Ponte di Pattolo, P. Felcino, P. di Val di Ceppo, P.S. Gianni e poi Torsciano (Torgiano), di cui si offre una “street scene” litografica.

La Parte Quarta (“Orvieto, Orte, Narni”) si dipana dalla 48 alla 75. Una nota speciale per “L’antichissima città d’Amelia” che si sgomitola in ben 4 pagine, con incisioni dell’amerino (?)
Lorenzo Vincentini (la doppia pagina 168-169 è uno splendore). La Quinta Parte (“Da Otricoli a Ponte Milvio”) include dalla 76 alla 105. La Parte Sesta, dedicata all’Urbe (106-147), è la degna apoteosi del viaggio. Infine, con la Parte Settima (“Dal Porto di Ripa alla Foce”), si conclude il percorso (opere 148-152) in cui si propone “L’arte di restituire a Roma la tralasciata navigazione del suo Tevere”, con incisione di Cornelis Meijer, e citazione dei versi 100-106 del Canto II del Purgatorio dantesco.

Ricca Bibliografia, Sitografia e indispensabile Indice degli autori. Col luogo dove “L’acqua di Tevero s’insala” si chiude il lavoro. Non senza una sosta al Parco Letterario “che ricorda un altro grande spirito indomito e libertario quale fu Pier Paolo Pasolini, qui ucciso nel 1975”. Quando luoghi, storia, geografia, cronaca, spirito e poesia si riconducono ad unità! Sotto il segno di Padre Tevere.

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