Umbria Jazz, il passato è presente: i Beach Boys rivivono sul palco del Santa Giuliana

Metti un uomo di 75 anni. Metti una camicia rossa Ralph Lauren. Quella indossata dal cantante, s'intende. Metti un repertorio che traghetta il pubblico sotto il palco. E metti pure un rock'n roll californiano, anni '60, che non hai mai stancato. Insomma, un mix micidiale che esalta il pubblico di Umbria Jazz. Brian Wilson non surferà più, ma di certo sa come far battere le mani al ritmo della sua musica. I colpi di tosse, conditi da una raucedine maligna, passano in secondo piano, davanti a una musica che fa letteralmente muovere i piedi, anche alla categoria degli impediti.

Si agita sul palco, nonostante non si alzi mai dalla sua tastiera. Incita i fedelissimi a battere le mani, gli stessi accorsi da tutta Italia per assistere alla performance di quello che fu il leader dei Beach Boys. Ed eccolo lì, il repertorio che ha fatto la storia. Snocciolato tutto in una sera come se i cari anni '60 fossero oggi.

Nostalgia, quella vecchia canaglia. Dai giovanissimi fino a più attempati. I Beach Boys si tramutano per il pubblico della kermesse musicale umbra in un gruppo del non tempo nonostante abbiano ispirato il Sgt Pepper's dei non meno noti Beatles. La verità, come in molti casi è solo una, Brian Wilson (superstite del gruppo) ti lascia la voglia di ballare un lento a “Il tempo delle mele” e di rivedere un moltitudine di volte “Senti chi parla”. Azione, quest'ultima, che in molti compiranno terminato il concerto.

I classici, divenuti ormai classicissimi, si susseguono uno dopo l'altro. E Brian Wilson canta felice, perché se è pur vero “beata giovinezza che ti fugge tutta via”, lui sta sempre qui. Sta qui con altri dieci musicisti, acclamato prima di fare la sua comparsa sul palco come spetta a qualsiasi, grande, star che ha fatto la storia del suo tempo e del nostro.