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Bentornato a casa, Sandro (Penna): Perugia riabbraccia il suo poeta, fuggito da una "città vuota"

“Sono 40anni che aspettiamo quel meridiano”, dice un perugino, amante della pagina di Sandro Penna, poeta in fuga da una “città vuota” (come ebbe a definirla): vuota d’amore e di comprensione per la sua limpida pagina, offuscata da una diversità che la Vetusta condannò. Lo storico convegno del 1990, voluto da Roberto Abbondanza, ebbe il merito di portare a Perugia il meglio della critica nazionale. Tra gli studiosi, un maturo Elio Pecora, poeta amico di Penna e titolare dell’archivio, e un giovanissimo Roberto Deidier, poi affermatosi come lo studioso più serio e affidabile, tra tanti che si sono occupati di Penna “en passant”.

Deidier ha trascorso ben 27 anni sopra le carte penniane, prima di curare il Meridiano con l’opera omnia. Tra beghe legali, questioni di diritti irrisolte, conflitti e ripicche. Ne escono bel 1427 pagine, fitte e leggibilissime, nello stile meridiano. Una sola osservazione: gli 80 euro del prezzo di copertina sono eccessivi, specie se si pensa all’acquisto da parte di giovani con budget ridotto. L’opera include il saggio di Deidier e la cronologia di Pecora, poesie, prose, diari, note e notizie sui testi, bibliografia, indici.

Ieri, in una Sala dei Notari piena, la presentazione in anteprima nazionale. “Mi sono ‘liberato’ di Penna – dice Roberto – ma ancora continua a farmi dispetti”. E, così dicendo, fa il gesto di allontanare qualcosa che lo stuzzica in faccia: che sia lo spiritello birichino del poeta dei fanciulli o un po’ di stress? Sta di fatto che l’opera è formidabile, come lo è il suo intervento e quello dell’italianista Daniele Piccini dell’Unistra: uno che legge e capisce dettagli e sfumature. Perché la pagina di Sandro Penna, apparentemente linda e perspicua, è frutto di grande complessità ed esprime una personalità imprevedibile. Ne sanno qualcosa quanti si sono cimentati nella sua esegesi, compreso Pasolini che pure ne capì parecchio. Commettendo, però, l’errore di voler storicizzare il mondo penniano, asincrono e atemporale.

“Un grande poeta, eternamente ‘inattuale ed estraneo’ – osserva Deidier – il che spiega il crescente successo che incontra anche tra i giovani d’oggi”. Poi passa un documentario con lettori noti e ignoti. Finché Serena Innamorati dell’Augusta, che quest’evento ha fortemente voluto, propone il ricordo di Roberto Abbondanza, eterno amante della musica, della poesia, delle sudate carte del suo lavoro di archivista. Bentornato a casa, Sandro. Ciao Roberto.

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