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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Visti per Voi: "Il padrone sono io", un condensato di peruginità con un cast eccezionale

Il restaurato teatrino parrocchiale è oggi sede di una stagione di assoluto rilievo, che concede spazi a talenti autoctoni

Un condensato di peruginità, lo spettacolo visto al Teatro di Colombella. Antica istituzione perugina che vanta come onorevole precedente i fasti della marchesa Marianna Florenzi. E che, per i rami dei secoli, arriva alla mano sicura del presidente Monica Rosati e del direttore artistico-attore-regista Leandro Corbucci.

Il restaurato teatrino parrocchiale è oggi sede di una stagione di assoluto rilievo, che concede spazi a talenti autoctoni. Come nel caso della Compagnia ponteggiana “Nduèlle” (che sta per “in nessun posto”), capeggiata dal capocomico Gino Puletti, architetto di mestiere, attore di convinta vocazione per eredità familiare.

La commedia “Il padrone sono io” è un lavoro di Gino Brocca, adattato nella lingua del Grifo dal principe dei drammaturghi perugini: Artemio Giovagnoni, professione scultore, scrittore d’elezione. Il plot: un conte muore lasciando erede universale il suo maggiordomo. Costui, abilissimo e arguto, comprende che i suoi ex colleghi (donne di casa, stalliere, ortolano) gli renderanno la vita impossibile, non sopportandolo nella sua nuova veste di padrone.

Perciò, egli fa un passo indietro e cede loro ogni bene. Quando costoro si renderanno conto di essere in perenne conflitto e incapaci di amministrare, saranno loro stessi a chiedere all’ex collega di riprendere in mano la gestione del capitale.

Tutti all’altezza gli attori: Gino Puletti, Loretta Mignini, Mauro Bocchini, Fabrizio Galmacci, Milena e Simone Ceccarelli, Daniele Canestrelli, Paolo e Tania Zuccaccia (ammirata recentemente nel ruolo della fatalona ne “Il letto ovale” della Chiarini).

Semplici e coerenti le scenografie di Cristina Belia, efficiente la collaborazione tecnica di Alessandro Palazzoni, spigliata la presentazione di Anna Maria Magalotti. Le suggeritrici Paola Renga e Anna Castellani hanno avuto poco da fare: gli attori sapevano benissimo la parte. Il teatro umbro ha, da oggi, uno spazio degno e una stagione ben impostata. 

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