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Martedì, 16 Aprile 2024
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RIPIANI Quando le morti lasciano tracce nella letteratura di piazza

Interessante ricerca storica dell’antropologo Giancarlo Baronti

Quando le morti lasciano tracce nella letteratura di piazza. Interessante ricerca storica dell’antropologo Giancarlo Baronti.

Il corposo volume, che si snoda per 550 pagine, è intitolato “Vitae volant, scripta manent. Vicende criminali nella letteratura di piazza tra Cinquecento e Ottocento” ed esce nella collana ‘Studi di tradizioni popolari: passato e presente’, diretta dallo stesso Baronti per i tipi de “il formichiere”.

Il ludus del titolo consiste nel riferimento al brocardo “verba volant, scripta manent”. E “rimangono” veramente nel cuore e nella mente del lettore queste vicende raccontate in versi, in ottava rima, raramente in prosa, dedicate a fatti di efferata ferocia. Tracce di errori ed orrori, dolori e colori… rosso sangue.

Fra gli autori, il bolognese Giulio Cesare Croce, poeta-intellettuale, e il cieco Paolo Britti, cantastorie veneziano. Spesso le stesse vicende vengono spacciate per nuove, cambiando semplicemente le località o le notazioni di un boia famoso come mastro Titta (Giovambattista Bugatti, marchigiano, boia efficientissimo, che ha operato anche a Perugia) il quale era solito annotare con cura i dati anagrafici dei suoi “utenti”. (In)soddisfatti o… (non) rimborsati.

Si pensi che le vicende narrate (o egregiamente riassunte da Baronti, con efficaci spunti citazionali poetici) sono frutto di opuscoli cercati col lanternino (non solo in Italia) e appassionatamente analizzati. Tutti materiali che facevano parte di quel patrimonio di cantastorie popolari i quali si esibivano in fiere e mercati, meravigliando gli astanti e rifilando il volumetto agli attoniti ascoltatori. Erano storie di sangue, cotte e mangiate: ossia scritte a tamburo battente, con limitato riguardo alla metrica, da mestieranti o, in rari casi, da professionisti colti e ispirati.

A una dotta e gradevole introduzione dell’autore, seguono le centinaia di casi, spesso proposti in interessanti varianti, con nomi e location mutati. Parricidi, uxoricidi, amori impossibili e incestuosi, veleni e fatture… eventi tutti mossi da passione amorosa o sete di denaro. Fino al delirio della strage, alla richiesta di perdono per guadagnarsi il purgatorio, al pentimento esemplare da proporre ai lettori e a quanti assistevano alle crudelissime esecuzioni: taglio delle mani, escissione della testa, squartamento, vario campionario di truci amenità e atroci disumanità.

Alcune di queste storie sanguinolente si dipanano nel nostro territorio.

Fra i tragici eventi “nostri”, un parricidio a Città di Castello con esecuzione di tal Panari, ultimo ghigliottinato a Perugia. Poi un caso nomina il “perdono di Assisi” con sparatoria, che allerta una squadra di “sgherri” da Perugia per arrestare i malviventi.

Quindi un delitto annunciato, un parricidio con mandato, in quel di Todi, con esecuzione dei rei avvenuta il 6 agosto 1808. Si cita poi un marito nominato podestà a Perugia e un’esecuzione senza processo nella Perugia pontificia. Stavolta ad essere puniti non sono i soliti poveracci, brutti, sporchi e cattivi, ma nobili e borghesi cittadini. Si tratta della vicenda di Porzia Corradi, esemplarmente narrata ne “La bella in mano al boia” da Uguccione Ranieri di Sorbello.

Altra pennellata di umbritudine sta nel riconoscere che molti di questi libretti sono stampati nelle tipografie Campi e Campitelli di Foligno.

Complimenti all’amico Giancarlo e alla paziente consorte Annarita cui vanno i ringraziamenti “per il suo costante aiuto e i continui e preziosi suggerimenti dati nel corso di tutto il lavoro”. Parlo per esperienza: l’editor più affidabile e “crudele” (al limite del sadismo) è sempre la moglie. Cherchez la femme.

Un libro di grande impatto, una traversata storica fra atrocità e letteratura. Un modo brillante, quello di Baronti, per rendere appetitosa la lettura di un volume che riesce a coniugare divulgazione e scientificità. Anche per chi è debole di stomaco.

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