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INVIATO CITTADINO Presentata la strepitosa stagione teatrale 2019-2020 del teatro Cucinelli

Il teatro internazionale si nutre di spirito solomeese. Federica Cucinelli e Nino Marino non hanno dubbi: i grandi personaggi che si sono fermati e hanno allestito spettacoli nel piccolo borgo ne sono divenuti persuasi testimonial, portandone in cuore il paesaggio, insieme alla dimensione umana e antropologica

Il teatro internazionale si nutre di spirito solomeese. Presentata la stagione teatrale 2019-2020 del teatro Cucinelli.

Federica Cucinelli e Nino Marino non hanno dubbi: i grandi personaggi che si sono fermati e hanno allestito spettacoli nel piccolo borgo ne sono divenuti persuasi testimonial, portandone in cuore il paesaggio, insieme alla dimensione umana e antropologica. Lo conferma anche il regista Patrick Guinard, che incontriamo a Solomeo in occasione della residenza per la preparazione de “Il nipote di Wittgenstein”, di Thomas Bernhard, con l’intramontabile Umberto Orsini, in scena il prossimo 22 ottobre.

Perché, davanti all’incanto del paese di San Bartolomeo c’è da restare “senza parole”, come sarà la commedia “Teatro delusio” (22 e 23 febbraio), i cui personaggi parleranno con la fissità delle maschere e con l’espressività silenziosamente potente dei corpi.

Personaggi internazionali sono passati sulle tavole e sulla tavola di Cucinelli, sempre accolti con spirito di amicizia e convivialità. Tanto da aver assecondato la nascita di una solida amicizia (fra gli altri) col demiurgo del teatro contemporaneo Peter Brook. Che propone (23 e 24 novembre) “Why?”, scritto e diretto a quattro mani con Marie-Hélène Estienne.

Dopo tanti mostri sacri del milieu teatrale, quest’anno vedremo Fanny Ardant (19 dicembre) in “Hiroshima mon amour”, dalla sceneggiatura della Duras per il film di Alain Resnais.

In “Barltleby lo scrivano” (ispirato al romanzo di Herman Melville, il 14 marzo), Leo Gullotta dismette l’immagine del lontano Bagaglino per vestire i panni di un personaggio che impara a dire no. Il 6 e 7 dicembre, “Les ballets Trockadero de Monte Carlo” con ruvidi omacccioni che giocano a fare il verso alle stelle femminili della danza classica. Parodia “en travesti” che ha conquistato il pubblico fin dal 1974 e che si ripropone con interpreti sempre nuovi, di solida preparazione atletica e coreutica.

Torna Laura Marinoni (che abbiamo amato in “Le lacrime amare di Petra von Kant” di Latella, storica produzione dello Stabile) in “Arizona. Una tragedia musicale americana” (il 16 novembre) insieme a Fabrizio Falco che cura anche la regia.

Chiude la stagione (il 4 aprile) “I cavalieri erranti” con la Compagnia di San Patrignano. I ragazzi di Muccioli proporranno un percorso di riscatto (errare e cercare di uscire dall’errore): quello di vite sbagliate, bisognose di reindirizzamento. Come i cavalieri alla ricerca del Sacro Graal, anche loro sono in cammino verso un traguardo valoriale. La comunità si sforza di portare sul palco le ragioni di una scelta di vita per dimostrare – come recita il sottotitolo – che “tutto ciò che c’è al mondo serve a qualcosa”. E che ogni individuo è sacro e irripetibile. Una dimensione teatrale che giova non solo a quei giovani, ma a tutti noi.

A conferma di quanto è stato affermato: “Ci sono cose – come il teatro e la letteratura – inutili, eppure assolutamente indispensabili”.

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