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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il "Liceo Classico" di Francesca Farina presentato al Premio Strega

Il libro, edito dalla perugina Bertoni, in corsa per il premio

Un nuovo riconoscimento per la casa editrice umbra Bertoni Editore. Per la seconda volta consecutiva, infatti, un volume pubblicato dal team di Jean Luc Bertoni è stato presentato al prestigioso Premio Strega. Si tratta di “Liceo Classico” dell’autrice Francesca Farina, poeta, scrittrice, critica letteraria e operatrice culturale.

Come è nata la sua passione per la scrittura?

Si può dire che sia iniziata fin da bambina, quando sui banchi di scuola ho ascoltato per la prima volta una poesia dalla viva voce della mia maestra. Ho subito cercato di scribacchiare qualche verso in rima, ma naturalmente sono passati diversi anni prima che avessi piena consapevolezza del dono innato, quasi, che possedevo, senza che mai tentassi di pubblicare. In realtà, alcuni miei antenati erano poeti orali improvvisatori, che andavano a cantare a cappella le lodi delle innamorate con versi rimati in lingua sarda, quindi credo di avere nel mio DNA questa meravigliosa e al tempo stesso devastante passione.

Quale è stato il suo percorso di avvicinamento al mondo dell’editoria?

Da studentessa universitaria, nonostante avessi scritto centinaia di poesie e iniziato a collaborare con una rivista accademica con articoli di critica letteraria, non ho mai tentato di raccogliere in volume i miei scritti, tanta era scarsa la fiducia nelle mie stesse capacità. Spesso gli stessi autori non sanno quanto sia valida la loro pagina, come ci insegna il grande scrittore francese Proust che fino all’ultimo ripeteva a se stesso: “Sono uno scrittore?”. Tuttavia non ho mai smesso di buttare giù ogni giorno le mie impressioni più diverse, a partire dai diari personali, che fin dall’età di tredici anni ho iniziato a redigere e che oggi ammontano a circa cento quaderni.

Come è passata poi dalla poesia alla prosa?

In realtà, anche mentre scrivevo le mie poesie, avevo già iniziato a comporre il mio primo romanzo, Casa di morti, pubblicato da Bertoni Editore nel 2018, opera che considero la summa della mia intera esistenza, dato che si tratta di una saga familiare tra Ottocento e Novecento, incentrata su una mito-biografia, ossia sulla biografia mitizzata della mia famiglia, e che ho impiegato dieci anni a completare, avendo perso il primo manoscritto e avendolo poi ricostruito quasi a memoria.

Questo nuovo romanzo invece di che cosa tratta?

Liceo classico narra le esperienze scolastiche di una Ragazzina senza nome, la quale, sradicata dalla sua isola e trapiantata in una città del centro Italia, considerata da lei quasi straniera, si trova a vivere in un universo pressoché distopico, sentendosi come di vetro, invisibile cioè, inadatta a vivere, incapace di conseguire buoni risultati a scuola, ma anche di ottenere attenzione e considerazione da parte dei professori e dei compagni. Nemmeno l’amore per un meraviglioso Ragazzo, pure lui senza nome, quasi fosse il simbolo di tutti i ragazzi del mondo, riesce a darle la serenità che desidera.

Quali sono le sue nuove prospettive per il futuro? Crede che continuerà a scrivere poesie o a dedicarsi ai romanzi?

Ho già pronto un nuovo romanzo che spero di poter pubblicare entro il 2023, ma non abbandono la poesia, insita davvero nei miei gangli cerebro-spinali e facente parte della mia natura più vera e profonda. Leggere e scrivere sono per me attività imprescindibili, anche se pubblicare non è determinante. I tempi attuali ci costringono a una maggiore riflessione su ogni aspetto della nostra esistenza e a scegliere i valori più importanti, in modo da poter proseguire su una strada di autenticità più duratura e sincera.

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