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Sold out al Post Mod per la proiezione del film del cineasta umbro Joel F. Anitori, dal titolo “Franky”

Sold out al Post Mod per la proiezione del film del cineasta umbro Joel F. Anitori, dal titolo “Franky”. Preceduto da una conversazione sulle sorti del cinema presso la Domus Pauperum della Mercanzia, in corso Garibaldi. Oltre che da un aperitivo, offerto dal regista, prima della proiezione a ingresso libero al Post Mod. La storia si dipana in ambienti umbri: in particolare nella località di Preggio, Umbertide e nel capoluogo. È sempre stimolante e consolatorio poter ammirare sul grande schermo luoghi riconoscibili e di chiara appartenenza identitaria.

Il film è frutto di una produzione indipendente, realizzata con cura e professionalità. La vicenda si dipana tra figure carismatiche di uomini maturi e personaggi di giovani che si affacciano curiosi nel percorso della vita. Fra campagna e città, tra figure positive e negative. Lo stessa zona delle scalette del Carmine (che fronteggiano il cinema) è stata inserita fra le ambientazioni del film. Grande soddisfazione per i ragazzi del Post Mod. Una vicenda peraltro connotata da un finale molto significativo.

Una speciale menzione – oltre alla constatazione della bravura di tutti gli attori – va alla cara memoria del nostro attore e regista umbertidese (ma internazionale!) Achille Roselletti. Lo abbiamo conosciuto, tanti decenni fa, giovane e aitante. Da anziano, era divenuto una figura carismatica, con barba profetica, battuta pronta, sguardo intelligente, atteggiamento sornione e complice. Ne ricordo le prestazioni da “mimo” nel gruppo di Frondini e in altre produzioni della Fonte Maggiore: Achille, perennemente distratto, era capace di entrare in scena perfino col costume sbagliato, ma era puntualmente in grado di calarsi nel ruolo, magari improvvisando, e fornendo sempre una performance magistrale.

Stemmo insieme, l’ultima volta, nel ricordo del mezzo secolo di teatro in piazza, esperimento di Giuseppe Agozzino di cui Achille era stato entusiasticamente partecipe. Lo avevo visto, tempo prima, fare da voce guida in un concerto per pianoforte. Furono esperienze di cultura e di amicizia. E di ricordi d’antan. Erano passati gli anni, ma Achille era sempre lui: ironico e sornione, dolcissimo e alla mano, coltissimo… senza darlo a vedere e senza fare del suo sapere (teatrale, storico, letterario) un’arma impropria. Rivederlo in “Franky” fare l’oste, umanissimo e paterno, è stata una grande consolazione. E non si tratta di un cammeo, ma di una parte ampia e caratterizzata. Mi è sembrato di riaverlo vicino.

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