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Panorama d'Italia a Spoleto, Carla Fendi: "La mia storia d'amore con Spoleto"

Carla Fendi ha raccontato le varie fasi della sua intensa relazione con Spoleto, grazie alle radici del marito Candido Speroni, e all'amicizia col fondatore del festival dei Due Mondi Giancarlo Menotti, che per la sua iniziativa aveva preferito Spoleto a Bergamo

Un pomeriggio ad alta tensione culturale, ieri a Spoleto con Panorama d'Italia, dopo una mattinata all'insegna dell'economia. Alle 16,30, sul palco di quel gioiello dell'architettura teatrale che è il Caio Melisso, è salita colei cui si deve il restauro del teatro stesso e la sua restituzione alla gioiosa fruizione del pubblico: Carla Fendi, intervistata dal direttore di Panorama Giorgio Mulè. Più che un'intervista è stata, in realtà, una grande dichiarazione d'amore per Spoleto. "A chi non la conosce ancora, quando racconto della magia di Spoleto cerco di spiegare che ha una magia, un'atmosfera… ogni volta che arrivo qui, in cima alla scala di piazza Duomo, ho un tuffo al cuore", ha detto la stilista. "Il carattere degli spoletini? Mi piace: hanno tenacia, passione, riservatezza". Difetti, le ha chiesto Mulè: "Sono diffidenti, prima di fidarsi vogliono essere ben sicuri, ma questo non è un difetto!".

Carla Fendi ha raccontato le varie fasi della sua intensa relazione con Spoleto, grazie alle radici del marito Candido Speroni, e all'amicizia col fondatore del festival dei Due Mondi Giancarlo Menotti, che per la sua iniziativa aveva preferito Spoleto a Bergamo. "Il prossimo traguardo per Spoleto? Ogni anno, come Fondazione, faccio qualcosa. Sono partner del Festival. Quest'anno la mostra Visconti-Proust è stata un successo incredibile, con 2000 visitatori nelle prime due settimane. Abbiamo altri ambiziosi progetti ma per scaramanzia non ne parlo. Lo stato di salute del Festival dei due mondi per me è in continua ascesa: il pubblico è sempre desideroso di tornare". Infine una battuta veramente d'amore: "Perché Spoleto dovrebbe essere dichiarata capitale della cultura 2016-2017. Semplice: perché se lo merita!".

Dopo nemmeno mezz'ora lo stesso Caio Melisso è stato la sede di una conversazione-intervista con Vittorio Feltri, giornalista e scrittore, che ha discusso del suo ultimo libro, "Non abbiamo abbastanza paura", col direttore di Panorama Mulè e il direttore del TgCom Alessandro Banfi. Un incontro altrettanto atteso, gremito di pubblico, dal tenore in qualche modo composito, perché i contenuti sono stati allarmati e allarmanti ma il tono molto spesso è stato ironico e divertente. "Il fine ultimo dell'islamismo è quello di sottometterci, di occuparci, attraverso un'immigrazione incontrollata e selvaggia che trova entusiastica accoglienza da parte dei cosiddetti buonisti, che non sono la maggioranza degli italiani, ma sono molto numerosi e influiscono sulla mentalità corrente", ha detto Feltri.

Per il giornalista, "noi italiani oltre a sottovalutare il pericolo del terrorismo siamo molto ben disposti verso coloro che arrivano qua, ci fanno anche un po' pena. Io non sono convinto della buona fede di questa gente. Ricordatevi che insieme con i poveracci disperati arrivano anche i delinquenti e i buoni non dicono niente, subiscono o forse godono nel loro intimo. Non possiamo rinunciare a millenni di storia per far piacere ai cammellieri. Non dobbiamo vergognarci di difendere i nostri principi. E' sempre preferibile una brutta democrazia alla miglior tirannide". E ancora sull'Islam cosiddetto "moderato": "E' bravo il presidente egiziano Al Sisi, ma resta il sospetto che alle parole non corrispondano i fatti, neanche in Egitto, dove infatti accadono cose gravissime. Nei Paesi in cui prevale l'islamismo c'è sempre qualcosa che suscita mille sospetti. Non si deve partire dall'eccezione per fare la regola".

Una lunga conversazione, dunque, dai contenuti molto seri, ma punteggiata di battute: "Quando il Papa parla, se applaudono con maggior fragore quelli di sinistra o c'è qualcosa che non va nella sinistra o nel Papa". "Potremmo fare guerra semmai alla Svizzera, nella speranza che ci sconfigga, ci occupi e ci governi". "E' molto facile attaccare Renzi, perché ogni volta che qualcuno tenta di governare questo Paese diventa subito un deficiente e tutti cercano di attaccarlo". "Il leader ideale del centrodestra? Sono per una dittatura con me al vertice!".

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